Nel giorno di Tutti i Santi, la memoria degli apostoli Simone e Giuda ricorda che la santità nasce da una chiamata personale: stare con il Signore prima ancora di agire per lui. I Santi, noti e sconosciuti, sono coloro che hanno risposto pienamente a quell’invito, trasformando la vita ordinaria in segno di grazia
Mentre scrivo queste righe in occasione della solennità di Tutti i Santi, ricorre la festa dei SS. Simone e Giuda apostoli. Rispetto ai loro confratelli più illustri, che non avevano bisogno di ulteriori specifiche se non il loro nome o, nel caso di Simon Pietro, del nuovo nome corrispondente alla sua investitura, di queste due persone si sa ben poco: “Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo” (Lc 6, 15). Quindi il primo probabilmente era stato ripescato da Gesù dal gruppo di rivoluzionari violenti che combattevano contro l’Impero invasore, e del secondo si dice il cognome, forse per impedire che venisse confuso con Giuda il traditore, che infatti viene menzionato subito dopo. Mi immagino il povero Giuda Taddeo, che avrà passato gli anni successivi a chiarire “No, io sono l’altro!”.
Di costoro si sa ben poco, se non il nome – ma questo non è poco, a ben vedere. I nomi esistono per essere chiamati, i nomi sono poli di relazione: questi due uomini sono stati chiamati per nome, insieme agli altri, dal Signore. Quello che li qualifica è anzitutto la relazione con Gesù che li chiama: “Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare” (Mc 3, 14), ci dice il Vangelo di Marco. Gli apostoli vengono eletti e chiamati anzitutto per stare con il Signore, cioè per vivere a stretto contatto con lui. L’essere-con viene prima del fare, come, altrove, ricorderà il Signore alla trafelata Marta (cfr. Lc 10, 42).
Questo è il segreto di tutti i Santi, sia quelli del calendario che quelli ignoti al mondo (ma non a Dio), che sabato abbracceremo in un unico sguardo: persone che hanno risposto all’invito del Signore a stare con lui, a vivere in modo speciale una relazione con lui. Attenzione però: loro non sono gli unici ad avere ricevuto questa chiamata – sono gli unici ad avere risposto per davvero, fino in fondo.
La recente canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e di Carlo Acutis ne è la riprova: si può vivere dappertutto facendo qualunque cosa, ma se si interpreta la propria vita a partire dalla risposta a questa prima chiamata fondamentale, tutto si impregna di grazia. Quali gesta eroiche ha potuto compiere un sedicenne? Quali una casalinga, come la beata Anna Maria Taigi? O un umile prete di campagna, come il Curato d’Ars? Quali gesta possiamo sperare di compiere tu e io, tali da venire scritte nei libri? Probabilmente nessuna, ma se anche tu e io decideremo di rispondere sul serio a questa chiamata che il Signore ci fa ad essere suoi amici, tutto diverrà occasione ed espressione di santità, cioè di presenza divina nelle cose del mondo.