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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

martedì 12 Gennaio 2021

II Domenica del Tempo ordinario *Domenica 17 gennaio 2021

Giovanni 1, 35-42

Redazione
Redazione

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Che cosa cerchiamo?

Ogni tanto mi capitano tra le mani degli appunti utilizzati per preparare qualche incontro e la loro rilettura spesso mi mostra come io mi ripeta, cioè riproponga alcune interpretazioni su quello che si vive, ribadisca qualche suggerimento, ritorni su alcune parole… Nessuno riesce a proporre continuamente cose nuove, è naturale, e ogni tanto è bene ricordarselo perché almeno in minima parte in tutti abita la pretesa di pensarsi inesauribili, lungimiranti e insostituibili: ma la vita insegna che non è così.  Giovanni, il profeta, rivela la sua grandezza lasciando il posto a qualcun altro, non ritiene la sua parola come l’ultima o l’unica che si possa dire, e indica ai discepoli di andare oltre quello che hanno ricevuto da lui, seguendo la parola e l’esempio di un altro maestro. A un mondo che confonde la verità delle idee, la bellezza delle persone, la bontà delle scelte con il numero dei follower o dei like, Giovanni suggerisce di tornare a mettersi alla ricerca della Verità. Siano benedette tutte quelle persone che ci ricordano come la Verità non è proprietà di nessuno, che non si esaurisce nel parere della maggioranza, che non si nutre di parole accomodanti e non si identifica nei traguardi raggiunti. Il Signore ci doni responsabili di comunità, educatori di pensiero, capi di nazione, leader politici, maestri spirituali che si fanno servi della ricerca del bene e della giustizia di cui abbiamo bisogno, e che lo facciano senza prima servire se stessi cercando gratificazioni, riconoscimenti e attenzioni. In un tempo in cui vinciamo le nostre insicurezze tornando a ripetere quel che ci sembra di aver imparato, Giovanni ci sospinge a ritrovare serenità e a dar respiro ai pensieri scegliendo con coraggio di provare nuove vie. Non si tratta di essere stravaganti e inappagati girovaghi, consumati dall’inconcludenza che viene dal rincorrere ora una cosa e subito dopo un’altra, ma di tornare a essere fedeli alle domande che portiamo nel cuore, nel profondo di noi stessi, quelle che non cercano risposte predeterminate, ma personali ed esperienziali.

Nel brano di questa domenica incontriamo Gesù e la prima domanda riportata dal Vangelo è: «Che cosa cercate?». Anche dopo la risurrezione, la parola che Gesù dirà, rivolta a Maria Maddalena, sarà quasi identica a questa: «Donna perché piangi, chi cerchi?».Mi piace pensare che questa domanda sia un’introduzione alla fede, suggerita e consegnata a ciascuno, l’incarico che in ciascuno di noi, attende risposta.  

Che cosa cercate?Che cosa cerchi in quello che fai? Che cosa cerchi nella tua nostalgia? Nei tuoi desideri, che cerchi? Che cosa cerchi nei vari tentativi che metti in atto per rispondere a ciò che ti inquieta? Che cerchi nel bene che dai e che ricevi? Che cosa cerchi quando credi di avere ragione e di stare dalla parte del giusto? Che cerchi quando scegli di restare arrabbiato? E quando preghi, cosa stai cercando? E nel tuo servizio in parrocchia, che cerchi?  E quando stai per ore e ore davanti al computer, o che guardi al cellulare, quale ritorno o quale riconoscimento ti aspetti? Cosa cerchi nella cura del tuo corpo, nello sport che fai? E quando dai sfogo alle lamentele? E quando ti rivolgi al cibo o all’alcol o al fumo, cosa stai desiderando? Che cosa cerchi negli occhi di chi ami? Di cosa vai alla ricerca quando ti chiudi in te e rinunci a ricominciare?

Che cosa cerchiamo?

La prima cosa che Gesù fa è quella di metterci davanti alle domande che portiamo dentro, senza chiedere risposte corrette, standard, da manuale, da catechismo, ma risposte uniche e personali, che dicano il nostro tentativo, l’impegno e la disponibilità a mettersi in gioco nel cercare quello che ci manca. Che cosa cercate? Credo sia come dire: qual è il tuo desiderio? Che cosa pensi possa aiutarti a realizzare te stesso in un modo autentico, più ampio, completo e unico? Ogni tentativo di far verità e di rispondere in modo concreto a questa domanda diventa strada che porta al Vangelo.Che cosa cercate? È una domanda la cui risposta diventa spesso faticosa. L’esperienza del vivere pian piano fa capire che solo attraverso una relazione autentica, concreta, fedele si può andare incontro alla risposta che cerchiamo. Andrea e Giovanni, alla domanda di Gesù rispondono dicendo: «Maestro, vorremmo stare con te, vorremmo conoscerti, vorremmo capire chi sei… Dove abiti?». Il modo che Gesù sceglie per essere maestro non è quello di chi offre risposte, suggerisce precetti o indica comandamenti e contenuti già dati, ma è quello di chi invita a conoscere attraverso la condivisione dell’esperienza, di chi si fa amico accogliente e che dice «stai con me e capirai».

Andarono, videro, rimasero: ecco tre verbi che nel Vangelo descrivono l’inizio di un’amicizia, di un rapporto che non finirà mai più. Andrea e Giovanni, intuiscono che in Gesù e nel suo modo di vivere la vita c’è il compimento e la risposta a ogni loro desiderio: quello che vivono in quel giorno diventa così significativo che in Giovanni, anche se ormai diventato vecchio, rimane fisso il ricordo dell’ora in cui per la prima volta vide Gesù, perché gli incontri veri sono quelli che cambiano la vita. È anche bello notare che Andrea conduce Pietro, suo fratello, da Gesù, e lo fa solo condividendo ciò che ha vissuto: la fede non si trasmette per disciplina, ma per entusiasmo e l’entusiasmo credo nasca dalla gioia che si prova quando facendo quel che si fa, consapevoli che è proprio questo a far crescere in noi la vita.

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