Il bullismo è ultimo in classifica. L’impresa straordinaria di Marco Matteazzi
Marco Matteazzi, 24enne di Altavilla Vicentina, ha portato a termine un’impresa straordinaria: correre cento maratone in cento giorni. Ex vittima di bullismo a causa del suo aspetto fisico, Marco ha trasformato la sofferenza in forza, affrontando prima un percorso di crescita personale e poi dedicando la sua sfida sportiva a sensibilizzare sul tema. Durante ogni tappa, ha corso insieme ad altri giovani che condividevano le loro esperienze di esclusione, creando momenti di connessione autentica
Il corpo da bersaglio di crudeli prese in giro a mezzo per superare i propri limiti e accendere i riflettori sul tema del bullismo. È da qui che parte la sfida di Marco Matteazzi: correre cento maratone in cento giorni. Un’impresa che metterebbe a dura prova anche un atleta esperto, ma che il 24enne di Altavilla Vicentina, durante una conferenza stampa a Palazzo Moroni a Padova lo scorso venerdì 30 maggio, racconta di aver portato a termine «non per lenire le ferite causate dalle prese in giro per quei chili di troppo». Marco sorride e lascia intuire quanto il suo aspetto sia cambiato negli anni, poi aggiunge: «Quelle ferite le avevo già superate seguendo un corso online di crescita personale. Ho deciso di affrontare la sfida delle cento maratone in cento giorni consecutivi per accendere i riflettori sul tema del bullismo. In ogni tappa c’erano ragazzi che correvano con me per qualche chilometro e condividevano le loro storie. È stato un momento di connessione autentica con tanti altri giovani che sono stati bullizzati come me». Quello delle cento maratone in cento giorni è un progetto nato dall’esperienza di emarginazione e rinascita che Marco è riuscito a trasformare in un messaggio condiviso di forza interiore e riscatto. Ogni traguardo raggiunto porta con sé una cicatrice del passato, che ha saputo affrontare e guarire con determinazione e tenacia. Eppure, a vederlo oggi, non si direbbe che da bambino è stato vittima di bullismo a causa del suo aspetto fisico: «Un insegnante mi chiamò “Polpetta” davanti a tutta la classe – racconta Marco – Da quel momento in poi sono diventato lo zimbello della scuola». Un’etichetta umiliante che si è trascinato per anni, insieme a un senso di esclusione profondo, finché non ha deciso di reagire e cambiare rotta. Prima ha perso 30 chili, poi ha iniziato a correre per sé stesso e infine ha cominciato a correre per sensibilizzare l’opinione pubblica sul bullismo. L’ultima impresa, appunto quella della maratone in poco più di tre mesi, Marco l’ha realizzata grazie al sostegno della padovana Fondazione Libra ets, impegnata nella prevenzione e nel contrasto al bullismo, cyberbullismo e alla violenza di genere, che lo ha eletto a “volto” per le prossime campagne di sensibilizzazioni il cui primo appuntamento è stato proprio a Padova giovedì 5 giugno in Prato della Valle, in occasione dell’ultima uscita della Corri X Padova perché come spiega l’assessore allo sport Diego Bonavina «è giusto celebrare la forza di Marco che non è solo una forza fisica. Ma è soprattutto una storia di vita di cui purtroppo tante volte sentiamo parlare». Marco sulla sua pagina Instagram, seguita da oltre 40 mila follower, realizza video, propone sfide, a parla di crescita personale per ispirare chi sta vivendo un brutto momento. L’obiettivo è aiutare gli altri a dare il meglio di sé ma soprattutto lo fa, spiega Marco «per aiutare il ragazzino che ero ai tempi. Quel ragazzino che cercava una soluzione all’interno del mondo di internet». E aggiunge: «Le sfide mi hanno sempre appassionato e mi hanno aiutato a costruire quell’autostima che prima non avevo. Fin dalle medie sono stato vittima di bullismo. Il bersaglio era il mio corpo, anche se col tempo ho capito che non era quello il vero motivo per cui venivo preso di mira me ne sono reso conto quando sono dimagrito e le cose non sono cambiate». Marco fa una pausa e poi conclude: «Il bullismo ha lasciato cicatrici profonde che mi impedivano di esprimermi davvero. È stata la solitudine a darmi la forza per rialzarmi, ed è proprio in quel momento che ho capito che il mio corpo non era il problema. Da lì è nata la mia passione per la crescita personale, ed è iniziato tutto: le sfide, il cambiamento, il percorso verso una versione migliore di me stesso».