La guerra in Ucraina terminerà quando per la Russia sarà diventata inutile o controproducente. Perciò, fino ad allora, servono sia aiuti militari che sanzioni che pressioni diplomatiche. E soprattutto serve pregare per la conversione della Russia, così come aveva detto la Madonna durante le apparizioni di Fatima, centodieci anni fa. È questa la convinzione di mons. Vitaliy Krivytskyi, vescovo di Kiev-Zhytomyr. Anni 53, salesiano, da otto anni vescovo della Diocesi che ricomprende la capitale, mons. Krivytskyi guida una Chiesa che conta 220 mila battezzati (il cattolicesimo romano è minoritario in Ucraina) e circa 160 sacerdoti. Soprattutto, si trova a vivere la stagione tragica della guerra, che si protrae ormai da quasi tre anni e mezzo.
Qual è il sentimento prevalente oggi nella gente in Ucraina? Stanchezza e sfiducia, oppure fiducia nel prossimo arrivo di una pace? O ancora desiderio di resistere combattendo e perfino di vincere?
«Noi siamo stanchi ma non abbiamo perso la fiducia. Agli allarmi ci siamo abituati, ma nessuno può abituarsi all’esperienza di perdere un proprio caro. Siamo stanchi anche delle evoluzioni politiche per cui ci sono Paesi partner che dicono di volerci aiutare, ma si scopre che a volte vogliono solo fare business. Però, lo ribadisco, non abbiamo perso la fiducia».
Oggi cosa serve di più per la pace: aiuti militari, sanzioni alla Russia o pressioni diplomatiche? «Serve tutto. Non si può risolvere questo dramma solo con l’aiuto militare o solo con le sanzioni: serve davvero tutto. In questo momento chiediamo con insistenza di essere aiutati a preservare i civili: vogliamo che ci “chiudano il cielo”, difendendoci dagli attacchi di missili e droni, perché questo è prima di tutto un aiuto umanitario. Non c’è differenza, infatti, fra morire di freddo, di fame o a causa di un missile. Parlo dei civili, prima di tutto, che sono lontani dal fronte e vivono nelle città, ma che muoiono ogni giorno per la guerra».
Qual è il modo più efficace per far cambiare idea a Putin e al suo governo?
«Si riuscirà quando questa guerra risulterà inutile per la Russia e per Putin. Deve essere così, anche perché, da quello che capiamo, a Putin non importa niente delle persone». Che cosa, secondo lei, gli importa davvero? «Lui oggi non può perdere la guerra: sarebbe un’umiliazione troppo grande».
Non ha alternative se non vincere la guerra, quindi?
«Sì, e a questo noi non vediamo che due risposte possibili. La prima è ricordarci le parole che la Vergine ha detto a Fatima, quando ci ha chiesto di pregare affinché la Russia si converta, per evitare che da là esca tanto male. Perciò noi desideriamo che la Russia si converta: per gli uomini questo è impossibile, ma per Dio è possibile. Abbiamo avuto un segno molto bello. Quando papa Francesco, il 25 marzo 2022, ha chiesto di consacrare la Russia al sacro cuore della Vergine, tutti noi abbiamo pregato. Il giorno dopo nei pressi del nostro seminario vicino a Kiev è caduto un missile russo. Un pezzo del missile ha rotto la parete e alcuni frammenti sono arrivati a cento metri di distanza, nel refettorio, rompendo la statua della Vergine. Cinque giorni dopo l’esercito russo è andato via. Perciò la prima risposta è in Dio, che può convertire i cuori: non abbiamo diritto di perdere questa fiducia in Dio».
È possibile convertire Putin?
«Umanamente no. Solo Dio può fare queste cose straordinarie. Finché non sarà così noi dobbiamo resistere grazie al nostro esercito e difendere le nostre città e la nostra gente. Ma io sono convinto che Dio già stia aiutando il popolo ucraino per resistere a tutto ciò».
E la seconda risposta?
«È il dialogo, ma quello vero, che oggi la Russia fa finta di compiere. Però anche dei terroristi a un certo punto possono voler dialogare. Ma questo succederà solo quando avranno davvero bisogno del dialogo, cioè quando verranno messi nelle condizioni di trarne vantaggio»
In Ucraina avete ancora fiducia in Trump?
«È una domanda troppo difficile. Abbiamo però capito che non possiamo fidarci delle parole, perché servono i fatti».
E avete avere ancora fiducia in Zelensky?
«Non abbiamo alternative. I russi vogliono che noi cambiamo il nostro presidente e che cambiamo le nostre idee su di lui, ma noi adesso non lo vogliamo».
Papa Leone ha già predicato molto per la pace: che cosa potrebbe fare ancora per l’Ucraina? «Per me è molto difficile riuscire a comunicare tutto quello che già ha fatto papa Francesco e che adesso sta facendo papa Leone, perché molto di ciò che hanno fatto per il bene nostro viene compiuto nascostamente, nel silenzio della diplomazia. È molto importante che papa Leone continui a parlare dell’Ucraina e che l’opinione pubblica e la comunità cristiana mondiale non se ne dimentichino».