Skip to content
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
logo
  • Ultimi Articoli
  • Sezioni
    • Chiesa
    • Idee
    • Fatti
    • Mosaico
    • Storie
  • REGIONALI 2025
    • Elezioni Regionali 2025
    • Inserto Speciale Elezioni Regionali
  • Speciali & Mappe
  • Rubriche
  • EVENTI
  • Scrivici
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
Area riservata

Rubriche
I Blog/Terra terra - Antonio Gregolin

martedì 12 Ottobre 2021

Il consumo di suolo non accenna a rallentare. L’inferno di cemento che non vogliamo vedere

Il consumo di suolo in Veneto è il triplo che in Europa Troppe deroghe nella legge regionale

Antonio Gregolin

A volte bastano gli occhi. Altre sono sufficienti i dati. Spesso è solo questione di buon senso per capire che “l’inferno avanza”. Partiamo dagli occhi e di quello che essi ci permettono di vedere ogni giorno del paesaggio Veneto: città che si espandono, quartieri periurbani che “camminano” verso la campagna, fagocitando prati e campi. Spazi verdi che da un mese all’altro diventano superfici edificabili senza ritorno. Senza poi contare i poli logistici, supermercati, strade, opere pubbliche varie, cave, zone produttive e commerciali, ecc., “opere (s)considerate di pubblica utilità” da Regione e Comuni che, oltre a devastare habitat, peggiorare le condizioni ambientali, climatiche e sanitarie delle città e delle campagne, che non vengono conteggiate come consumo di suolo.

Ecco cosa vedono senza far fatica i nostri occhi ogni dì, mentre il pensiero si arrovella sulla transizione o transazione ecologica che è sempre più una fossa, piuttosto che una opportunità di rinascita collettiva.

Come veneti è impossibile dire di “non vedere, percepire, essere scossi, indignati, turbati dalla dilapidazione diffusa di tale risorsa naturale”. I dati poi “cementano” questa evidenza: basta leggere il Rapporto Ispra 2021. Quello della copertura artificiale del suolo in Europa, in Italia, in Veneto. La media europea della copertura artificiale del suolo è del 4,2 per cento, in Italia è del 7,11: quasi il doppio. In Veneto la copertura artificiale del suolo è del 11,87 per cento (18 se si escludono le montagne e i corpi idrici): quasi il triplo della media europea. In Veneto nel periodo 2019- 2020 sono stati consumati 3,72 metri quadrati per ettaro, in Italia 1,72: più del doppio della media nazionale. Il Veneto è la regione che ha consumato più suolo agricolo per esigenze logistiche nel periodo 2017-2019. Il Veneto ha il primato come regione che a causa del consumo di suolo dal 2012 al 2020 ha perduto la possibilità di sequestrare e stoccare più di 400 mila tonnellate di carbonio. Il Veneto ha il primato come regione in cui il suolo artificiale ha mangiato suolo agricolo per 1.936 ettari nel periodo 2012-2020. E la Legge? Le leggi ci sono, nello specifico contro il “consumo del suolo”, peccato solo che contengano 17 deroghe che aprono le porte all’inferno ambientale cui stiamo assistendo, provocando un’alluvione inarrestabile di cemento e asfalto che vanifica il senso e lo scopo dell’ennesimo Rapporto Ispra.

Così, cari veneti, le cose ce le raccontiamo, le vediamo e come al solito ci lamentiamo, quando poi il “cielo o la terra ci cade in testa” come dicevano gli antichi Celti. Rispettando la norma della “causa-effetto” la nostra “legge regionale sul consumo del suolo” che fornisce 17 strategiche deroghe “liberali”, che autorizzano scempi naturali, significa che non solo “Houston abbia un problema!”, ma soprattutto il Veneto e i veneti, indifferenti a un’emergenza ambientale palese agli occhi. Così se gli interessi di pochi ci vedono benissimo, noi ci rassegniamo nell’immobilismo del cosa podemo far noialtri!?: ben sappiamo citando Dante, dove il poeta colloca gli ignavi. Se poi guardare l’inferno rifiutandosi di vedere le fiamme è cosa che ci riguarda nel profondo, Italo Calvino ci ricorda che: «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrire. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

Giustizia riparativa, un nuovo progetto

La riforma della giustizia penale introduce per la prima volta nel nostro Paese l’accesso ai programmi di giustizia riparativa in ogni stato e grado del procedimento penale e durante l’esecuzione della pena. Prende così avvio il progetto “Tra zenit e nadir. Rotte educative in mare aperto” voluto da 61 soggetti istituzionali e sociali con capofila l’Istituto Don Calabria e la partecipazione di numerosi soggetti che aderiscono a Cnca. Il progetto si rivolge in particolare «alle situazioni in cui sono coinvolti minorenni autori di reato o di comportamenti devianti e verrà realizzato in tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige). Proprio in questi territori è stato avviato negli anni scorsi un lavoro di accompagnamento e sostegno educativo, reinserimento e reinclusione sociale dei minorenni autori di reato in un’ottica riparativa».

Futuro dell’Unione Europea, le idee dei giovani

L’8 e il 9 ottobre al Parlamento europeo di Strasburgo si è tenuto “Eye 2021”, evento con 10 mila giovani in presenta e on line sul futuro dell’Unione. 2 mila idee discusse, le venti più condivise saranno portate alla plenaria (22 e 23).

Ultimi articoli della categoria

Arte, cibo per la mente: non può essere gratis

martedì 12 Luglio 2022

Arte, cibo per la mente: non può essere gratis

E adesso i comuni iniziano a spegnere la luce

martedì 7 Giugno 2022

E adesso i comuni iniziano a spegnere la luce

Lo scoppio della guerra. L’esagerazione del linguaggio bellico in pandemia

martedì 1 Marzo 2022

Lo scoppio della guerra. L’esagerazione del linguaggio bellico in pandemia

Condividi su
Link copiato negli appunti
Logo La Difesa del Popolo
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Amministrazione trasparente
  • Scrivici

La Difesa srl - P.iva 05125420280
La Difesa del Popolo percepisce i contributi pubblici all'editoria.
La Difesa del Popolo, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) ha aderito allo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
La Difesa del Popolo è una testata registrata presso il Tribunale di Padova decreto del 15 giugno 1950 al n. 37 del registro periodici.