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Mappe IconMappe | Mappe 18 – Salute e benessere – dicembre 2023

martedì 19 Dicembre 2023

Il delicato contrasto alle dipendenze

Il ruolo chiave dei SerD e delle comunità locali nel trattamento di abuso di sostanze e comportamenti compulsivi, come gioco online e scommesse

Redazione
Redazione

Rafforzare la prevenzione e il trattamento di abuso di sostanze, tra cui l’abuso di stupefacenti e l’uso nocivo di alcool. È il target 3.5, una voce specifica dedicata al tema e racchiusa nell’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030. I servizi territoriali per le dipendenze, meglio conosciuti come SerD, sono 570 in Italia, di cui 38 nel Veneto e sei nella provincia di Padova. Si occupano di prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi legati all’uso di sostanze psicotrope legali o illegali, quali tabacco, alcol e droghe, ma anche di comportamenti compulsivi dovuti al gioco d’azzardo o ai videogiochi. Gli utenti che si affidano a questi ambulatori hanno un’età mediamente alta, che va dai 30-50 anni per le tossicodipendenze, ai 45-60 per l’alcol, con una percentuale sempre più alta di pensionati in tutte le patologie, compreso il gambling, ovvero il gioco d’azzardo. Questo non vuol dire però che i giovani non siano coinvolti nel fenomeno, anzi, l’età si sta abbassando sempre di più, sia per l’alcol che per il tabacco e soprattutto la cannabis; basti pensare per esempio che il 40 per cento degli adolescenti assume abitualmente alcol, e il 13,3 per cento si è ubriacato almeno una volta prima dei 18 anni. Sono dati allarmanti, per questo un compito fondamentale dei Dipartimenti per le dipendenze, di cui i SerD sono l’interfaccia, è quello di fare prevenzione attraverso l’intervento nelle scuole a tutti i livelli, dalla tenera età alle superiori, dato che nella sola Ulss 6 ogni anno vengono presi in carico 400 giovani tra i 14 e i 24 anni che presentano situazioni cliniche complesse, anche se non si rivolgono direttamente al SerD. «È significativo l’incremento del disagio giovanile che c’è stato nella fase post Covid – sostiene Vito Sava, direttore dell’Unità operativa complessa per le dipendenze Alta e Bassa Padovana – in quanto la situazione, spesso vissuta in maniera claustrofobica, ha accentuato una realtà fino ad allora sommersa e che improvvisamente è venuta a galla». È aumentato il consumo di cannabis, cocaina, sostanze di vario genere come farmaci, ma anche del tabacco che, se pur legale, «nei casi di dipendenza è la sostanza che apre l’accesso a tutte le altre – spiega – e si sbaglia a sottovalutarne i rischi».

Quello delle tossicodipendenze è il fronte più impegnativo dei SerD, con un’utenza che si aggira intorno alle tremila presenze nel Padovano e più di metà solo nella città di Padova. Meno diffuso l’alcolismo, con numeri dimezzati rispetto al consumo di droghe, ma a volte le dipendenze sono correlate. Entrambi comunque hanno una forte componente maschile, in quanto le donne che si rivolgono al SerD sono meno del 20 per cento del totale, anche se stanno aumentando e sono sempre più giovani. Così anche per il gambling patologico: qualche centinaio di assistiti, in prevalenza maschi, vittime soprattutto di slot e video lottery (Vlt), ma anche di “gratta e vinci”, giochi online e scommesse sportive. È soprattutto in queste dipendenze che l’età media si alza, fino a coinvolgere un numero sempre più alto di anziani: «Rispetto a 30, 40 anni fa, si registrano meno decessi per problemi di dipendenze – continua il dott. Sava – poiché oggi si curano molte malattie come l’Hiv o le epatiti e c’è più attenzione, però questo comporta un lavoro enorme da parte degli operatori che sono ammirabili nel far fronte a tutte le esigenze. Si tratta spesso di persone disabili con bisogno di accudimento; senza casa e senza lavoro». Non a caso l’incontro con il SerD, per queste persone, avviene spesso perché sono incappati in problemi giudiziari, o perché sono rimasti senza soldi perciò, come fa notare l’Oised, l’Osservatorio sull’impatto socio-economico delle dipendenze, nel suo recente rapporto di ottobre, in questi casi «sarebbe auspicabile che il momento terapeutico fosse sempre preminente rispetto a quello sanzionatorio».

La Comunità San Francesco

A Monselice, a breve, apriranno due residenze terapeutiche, dedicate a santa Chiara e san Giacomo. La Comunità San Francesco le ha presentate alla cittadinanza, assieme all’amministrazione comunale, il 28 ottobre scorso. Saranno ospitate nelle strutture dell’ex Convento di San Giacomo in due ali adiacenti ma separate, in modo da permettere ambienti distinti per donne e uomini. Casa Santa Chiara potrà così continuare ad accogliere anche madri con figli, come avviene dal 1996, offrendo un servizio prezioso che in Veneto conta solo tre strutture di questo tipo. «Speriamo di poter accedere presto – commenta padre Fernando Spimpolo della Comunità San Francesco – poiché anche se tutto è pronto, ci sono dei tempi burocratici, ma i permessi dovrebbero arrivare con l’inizio del nuovo anno». L’ex Convento di San Giacomo è collocato in una zona densamente abitata a Monselice, ma allo stesso tempo gode di una vasta area verde. Uno spazio chiuso, protetto, che offre quella discrezione che in questi casi è di fondamentale importanza nel percorso di recupero. Un’ottantina di persone rimarranno nella struttura per i programmi residenziali intensivi, mentre altri dieci avranno un servizio semiresidenziale. La Comunità San Francesco è un’opera sociocaritativa dei frati minori conventuali della Provincia di Padova, è una realtà molto radicata nel territorio, con una presenza consolidata da 44 anni di servizio nell’ambito del contrasto alle dipendenze; collabora con i SerD ma anche con altre strutture e servizi di tutta la Regione Veneto. Ha sede in via Candie 7, dove ancora oggi esiste la prima residenza maschile con 24 ospiti. Lì vicino anche un centro di ippoterapia e spazi verdi per le attività lavorative nei campi, mentre presso un’altra piccola struttura, ai piedi del monte Ricco, viene coltivato un oliveto. Sulla sommità del colle, la Comunità è presente fino a oggi con una residenza di recupero che all’apertura delle due nuove sedi verrà alienata. Rispetto ad altre realtà terapeutiche, la Comunità San Francesco offre la presenza di cinque frati che condividono il loro tempo con operatori, ospiti e famiglie, offrendo supporto spirituale, aiuto e condivisione: «È nel nostro carisma di francescani volgere lo sguardo e accogliere queste sofferenze – spiega padre Fernando, che riconosce in ciò lo spirito di carità del Vangelo – Nelle nostre parrocchie o missioni, ci si avvicina sempre a realtà come il carcere, la disabilità, o come in questo caso a quelle catene che impediscono di realizzare la pace del cuore. Il nostro compito è di stare vicino e aiutare ma soprattutto di non giudicare».

Azioni virtuose sul campo

Secondo la Relazione socio-sanitaria della Regione del Veneto 2023, gli interventi regionali sulle dipendenze hanno coinvolto 1.419 persone per il disturbo da gioco d’azzardo, dei quai il 41 per cento sono nuovi utenti. Il disturbo da gioco d’azzardo è oggetto di particolare attenzione dal 2016 con l’istituzione del Fondo regionale per il gioco d’azzardo patologico (Gap). Tra le molteplici e apprezzabili progettualità, si segnalano alcune azioni particolarmente innovative: l’app per smartphone “Chiama e Vinci” dell’Ulss 3; la sperimentazione della Stimolazione Magnetica Transcranica Ripetitiva (rTMS) presso l’Ulss 6; la piattaforma informativa online Indipendo (www. indipendo.it) dell’Ulss 2.

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