Idee | Lettera.D
Il dono della fraternità. Insieme per il bene di tutti. Lettera.d Tiziano Vecchiato
Non è facile sentirsi fratelli, aiutarsi, sostenersi. C’è sempre qualcosa che ostacola, inquina, scoraggia.
Idee | Lettera.DNon è facile sentirsi fratelli, aiutarsi, sostenersi. C’è sempre qualcosa che ostacola, inquina, scoraggia.
Perché sentirsi custodi dei propri fratelli? Meglio la primogenitura, l’amore selettivo, i beni da consumare, anche l’amore. Non meritiamo un destino ossessionato dalla paura degli altri. Sono i volti umani della figliolanza e della fraternità. Dio padre, Voi tutti fratelli è il titolo di un piccolo libro profetico di don Giovanni Nervo, scritto nel 1999. Prepara l’“invito di papa Francesco”, l’invito universale a ripensare i nostri modi di essere società. Insieme parlano di gocce di vita capaci di scavare la pietra delle solitudini. I giovani stanno chiedendo fraternità ambientale e possono farlo solo insieme, perché la loro voce arrivi in ogni angolo del mondo. Non vogliono la morte annunciata di tanti ambienti vitali. Sperano di abitarli e vivificarli, senza che diventino terre aride o terre sommerse. Sognano un mondo dove il «crescete e moltiplicatevi» non sia soltanto «Riducetevi e selezionatevi». È la tragedia del Novecento, dove il ridurre e selezionare ha giustificato tanti disastri umani. Le loro ferite fanno tanta fatica a rimarginarsi.
La loro domanda è fraternità e giustizia. Ma la vera fraternità non ha bisogno di giustizia, è già giusta. L’alternativa è una fraternità e una giustizia a fasatura variabile: forti con i deboli e deboli con i forti. È giusta per alcuni ma non per tutti, piaga sociale, debito differito a carico delle nuove generazioni. È giustizia ingiusta, muro che ci separa dalla fraternità possibile. La pandemia l’ha amplificata con tante pretese, spacciate per diritti individuali. Ma, in questo modo, le responsabilità sociali restano confinate in attesa di un vaccino che ci protegga tutti dai diritti senza doveri.
La Costituzione ci chiede di rivendicare il diritto di avere doveri. È il suo modo di proporre la fratellanza sociale, per costruire nuovi modi di essere società. Ma c’è una possibilità più radicale: «Ama il prossimo tuo come te stesso» e c’è anche il suo contrario: «Salva te stesso». È sorprendente riuscire a passare così improvvisamente dal bene senza misura alla malevolenza senza misura, separa chi ama da quanti non hanno pietà nemmeno per chi sta morendo.
Come capirlo? Sembra impossibile, in un mondo che sta mettendo alla prova tante persone, famiglie, comunità, paesi interi. Le intolleranze al bene sono forti, a volte impressionanti. Ma gli sguardi delle persone che vivono ai margini esistenziali – per difficoltà economiche, umane, familiari… – propongono la loro strada: «Non puoi aiutarmi senza di me». Descrivono così, in modo semplice e provocatorio la loro fatica per passare dalla terra arida in cui stanno vivendo alla terra promessa della fraternità. I giovani sono giustamente impazienti e, come nelle rivoluzioni, organizzano il “noi insieme per il bene di tutti”. È il loro modo di trasformare la solitudine delle individualità in speranza e fraternità.
Tiziano Vecchiatopresidente della Fondazione Zancan