Sul tavolo sono state poste questioni alquanto impellenti e di interesse, riguardanti la sanità veneta e non solo. Il cuore della riflessione ha riguardato la questione dei Centri di servizi residenziali per anziani (conosciuti come Rsa, le Residenze sanitarie assistenziali), e una domanda che ha fatto da sfondo al convegno organizzato da Uneba Veneto, il 2 ottobre, presso la Facoltà teologica del Triveneto: quale futuro per i Centri di servizi residenziali per anziani in Veneto? Uneba, cioè l’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale, nella nostra Regione conta un centinaio di associati che gestiscono strutture prevalentemente per anziani non autosufficienti e non solo (circa un terzo delle realtà venete sono associate a Uneba). Ci sono centri per persone con disabilità e con problemi di salute mentale o dipendenze; poi con minori fragili.
Nella giornata del 2 ottobre, dopo il saluto del presidente nazionale di Uneba Franco Massi, ha preso la parola l’assessore della Regione Veneto alla sanità e ai servizi sociali, Manuela Lanzarin: «Nelle nostre strutture residenziali una volta c’erano pochi centenari. Oggi se ne festeggiano fortunatamente tanti», sottolineando come l’invecchiamento della popolazione, con un’aspettativa di vita molto aumentata negli ultimi 40 anni, incida sulla sanità. In continuità con quanto detto, un altro aspetto emerso è come in Veneto la tipologia familiare più frequente è quella unipersonale, dove «viene a mancare quella rete che rappresentava un utile supporto, soprattutto per gli anziani e i più fragili».
L’assessore ha ricordato a tal proposito, l’importanza della legge 33 del 2023, la cosiddetta legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane. La si può considerare un cambio di paradigma: si è passati dall’idea frammentata di assistenza agli anziani a una visione integrata, che tiene insieme aspetti sanitari, sociali e relazionali, come per esempio l’invecchiamento attivo della popolazione. Lanzarin ha sottolineato la rilevanza dell’assistenza sanitaria a domicilio, con il potenziale della telemedicina, «un servizio di grande valore rispetto a quello che può essere l’impatto dello spostamento della persona fragile in una struttura sanitaria». È emersa la questione delle Case di comunità, strutture sanitarie di prossimità che offrono assistenza medica, infermieristica e sociale per prendersi cura in modo completo di cittadini, anziani e persone fragili. «Oggi in Veneto ne sono state realizzate 63 sulle 99 previste».
L’assessore ha quindi affrontato la questione più scottante per la sanità regionale e nazionale: la carenza di personale sanitario e sociosanitario, «che incide sulla sostenibilità economica del sistema». Si va dal medico di medicina generale, agli infermieri ad altre professionalità. Ha precisato di come si punti a un «reclutamento dall’estero per supplire alla mancanza di queste figure nel nostro Paese, con l’ostacolo, non ancora superato, dell’assenza di una normativa chiara da parte del Ministero della salute sul riconoscimento dei titoli». L’assessore Lanzarin ha snocciolato un po’ di numeri: le Residenze sanitarie assistenziali in Veneto sono 361 per 32 mila posti accreditati, con una capacità massima di 36 mila posti; capacità non raggiungibile «per la scarsità di personale infermieristico e degli operatori sociosanitari». E su questo ha asserito con voce ferma: «Non si devono demonizzare le Rsa, necessarie per l’assistenza più protetta e sanitaria. L’ideale è un modello organizzativo che veda la continuità dal domiciliare al residenziale leggero, fino al residenziale più protetto». Ha concluso constatando che «abbiamo anziani che potrebbero stare a casa negli ultimi anni della loro vita, ma sono soli: è necessario che arrivino il più tardi possibile all’interno dei nostri centri. L’obiettivo finale è affrontare l’invecchiamento della popolazione con una filiera completa che eviti l’isolamento e ritardi l’arrivo nei centri residenziali, garantendo un’assistenza a 360 gradi».
Ha preso la parola anche Francesco Facci, confermato presidente di Uneba Veneto. Ha ricordato come nella nostra Regione sia stata riconosciuta la figura dell’operatore sociosanitario specializzato, un’evoluzione dell’operatore sociosanitario (Oss), con un livello aggiuntivo di formazione e competenze. In linea con il ragionamento dell’assessore Lanzarin, Francesco Facci ha messo in chiaro che «ad attanagliare il nostro settore è in primis la carenza delle risorse umane. Già oggi e ancor più nei prossimi anni, avremo un problema di reperibilità di personale sanitario e sociosanitario che soffre per essere meno appetibile rispetto ad altri settori. Questo per la non adeguata remunerazione, per i turni gravosi e per il carico di stress. Oggi in Veneto, nei Centri di servizi residenziali per anziani, è l’Oss la figura più richiesta mentre nelle strutture sanitarie è l’infermiere».
Per venire incontro a questa carenza Uneba Veneto ha attivato il progetto “Zefiro” (www.progettozefiro.it) per il reclutamento di Oss formati all’estero, perlopiù in Sud America e Sri Lanka, attraverso istituzioni religiose «a noi vicine. Durante il convegno ho dato una buona notizia: abbiamo recentemente avuto la prima equipollenza riconosciuta dal Ministero della salute, del titolo di tecnico di infermieristica brasiliano, come Oss in Italia. Questo per noi è un punto di partenza molto importante perché le scuole degli Stati sudamericani formano questo tipo di figura. L’anno prossimo arriveranno in Regione venti tecnici di infermieristica dal Perù».
Francesco Facci, di San Donà di Piave, è stato confermato all’unanimità alla presidenza di Uneba Veneto, durante il consiglio regionale del 2 ottobre. A comporre il consiglio regionale Uneba Veneto sono i presidenti provinciali Cinzia Pierobon (Belluno), Fabio Toso (Padova), Marco Sossai (Treviso), Ilenia Favaro (Venezia e Rovigo), Elisabetta Elio (Verona), Giancarlo Dal Grande (Vicenza). Con loro anche i consiglieri provinciali Alessia Munaro e Marina Palpati (Belluno), Stefano Rizzo (Padova), Antonella Caldart e Carlo Donadel (Treviso), Stefano Cacciatori, Davide Fasoli ed Elio Morini (Verona), Matteo Ferracin e Patrizia Scalabrin (Vicenza). L’assemblea regionale è parte del percorso verso quella nazionale, in programma a Roma dal 6 all’8 novembre, per i 75 anni di Uneba.