Il paese che aveva 7 campanili di Renzo Mazzaro. Superare i campanilismi per trovare un’identità. Incontro il 3 aprile

Giovedì 3 aprile nel Centro parrocchiale di Pionca alle 20.45 ci sarà la presentazione del libro Il paese che aveva 7 campanili di Renzo Mazzaro, pubblicato in occasione del cinquantesimo del Coro Serenissima di Vigonza. Insieme all'autore ci saranno Renzo Barutta e Lorenzo Levorato entrambi già sindaci di Vigonza, Ivo Righetto, già consigliere comunale a Vigonza e Ferruccio Artuso, presidente del Coro Serenissima. Modera l'incontro: Stefano Marangon.

Lodovica Vendemiati

redattore

Il libro racconta i 50 anni di attività della corale e ricostruisce i principali avvenimenti e cambiamenti avvenuti nel nostro territorio raccontati dai protagonisti.

Il paese che aveva 7 campanili di Renzo Mazzaro è un reportage giornalistico che racconta i cinquant’anni di storia del coro Serenissima e cinquant’anni di storie di Vigonza e dintorni: un tuffo nell’attualità e nella complessità che porta alla luce i cambiamenti di un territorio.

È stato Napoleone, nel 1805, a mettere insieme le sette frazioni, disperse in un’area di 33 chilometri quadrati, che compongono il Comune di Vigonza, il secondo più popoloso della provincia di Padova, dopo Albignasego. È lui che ha ridisegnato i confini amministrativi. A lui quindi vanno imputate le discordie e i campanilismi che ancora oggi si percepiscono? «Raccontare Vigonza non è facile – dice Renzo Mazzaro, giornalista e autore del libro Il paese che aveva 7 campanili, uscito lo scorso ottobre per Ronzani editore – Lo dico anche nel libro. Siamo un Comune che va dalla cintura urbana, con le frazioni di Busa e Perarolo omologate ormai alla città, a Pionca e Codiverno dove prevale la campagna. Vigonza ha quartieri dormitorio, ma anche quartieri signorili, condomini venuti su come funghi, zone artigianali e aree agricole». Un comune senza un centro ben definito, o meglio con due centri, quello civile e quello religioso, tenuti a distanza da una statale (la Noalese). Il libro di Mazzaro, che vive a Vigonza dal 1975, racconta come è cambiato il Comune negli ultimi cinquant’anni. L’occasione che ha dato il via alla narrazione è il 50esimo compleanno del coro Serenissima e da qui l’autore allarga lo sguardo al circondario del paese, «perché Vigonza vuol dire periferia nordest di Padova – dice il giornalista – vuol dire anche graticolato romano, riviera del Brenta, ville venete, incrocio di attività trainanti, infrastrutture che arrancano dietro al cambiamento. Sono partito con un disegno, ma man mano che intervistavo le persone, dovevo aggiustare il tiro, emergevano nuovi approfondimenti che non potevano essere tralasciati. È stata un’operazione molto interessante, mi ha permesso di conoscere aspetti, dettagli che spiegano determinate scelte. Non volevo trovare lo scoop, ma dare conto delle cose, dei fatti, ridurre anche le frizioni che c’erano». Ben 90 le voci che sono state sentite: non solo i nomi storici del coro Serenissima, ma anche i sindaci che si sono susseguiti, i parroci, gli architetti che hanno disegnato piazze e recuperato edifici. E così dalla storia del coro, dal ruolo sociale che una corale si trova a svolgere, con i concerti che fanno incontrare persone, scambiare esperienze, stringere amicizie, si passa ai “motori dei cambiamento” (il terzo capitolo del libro) nel quale si racconta la nascita della Polisportiva, l’Union vigontina, l’Università aperta vigontina, il Teatro Tergola, l’associazionismo. «Quello che emerge – sottolinea Mazzaro – è il racconto di Vigonza fatto dai vigontini. La tesi di fondo è nel titolo: si parla di un paese che “aveva” sette campanili. Ce li ha ancora, se li intendiamo come luoghi, parrocchie, frazioni. Ma se all’inizio del racconto il campanilismo è molto forte, tanto che, ad esempio, le ragazze di Vigonza erano “vietate” a quelli da fuori, ora diventa necessario superare il condizionamento dei campanilismi non per rinunciare alle radici e tradizioni, ma perché è il momento di superarlo. Lo vogliono anche quei 10 mila abitanti che sono venuti ad abitare da fuori. È “un’evoluzione della specie” che indica il cammino che bisogna percorrere. Anche chi viene da fuori è alla ricerca di una identità, di un contesto in cui riconoscersi». Non si può però affermare che il campanilismo sia del tutto superato. «Non esiste più nelle forme esasperate degli anni ‘70 – sottolinea Mazzaro – La via percorsa dalle diverse amministrazioni ha avvallato la suddivisione moltiplicando i servizi. Ogni frazione, ad esempio, ha la propria scuola e se le distanze oggi sono azzerate, i ricordi scritti nella memoria dei cittadini sono difficili da cancellare. Facciamo appello ai giovani, a chi è arrivato da altri Comuni e anche all’unità pastorale che può aiutare perché ha creato sostegno fra i parroci e ha unito, ad esempio, i gruppi dei giovani, e portato collaborazione nelle feste patronali. Questa è la chiave per guardare avanti: in una Chiesa che soffre, se lasciamo le parrocchie chiuse in se stesse, languiscono, soffrono, se si mettono insieme, sono più forti, si creano prospettive nuove. L’evoluzione in atto a livello pastorale può trascinare quella civile». Il reportage giornalistico racconta gli anni 2000 e anche le ultime questioni balzate alla cronaca: San Vito e il referendum per staccarsi da Vigonza, il tram e il capolinea (Peraga o Capriccio?), la sede di Amazon. E poi ci sono le questioni mai risolte e ancora incompiute: piazza Zanella, la piazza di Peraga, il “Borgo rurale” mai decollato, le nuove scuole medie, villa Barisoni. «Queste “incompiute”, come le definisco nel libro – dice Mazzaro – sono frutto certamente del campanilismo. Quando vai a Cittadella riconosci una città murata, a Camposampiero ritrovi un centro. Le identità sono chiare. A Vigonza non c’è un centro: il Borgo rurale è un bel recupero, ma è rimasta una operazione fredda, intellettuale. La piazza è vuota, morta, non ci va nessuno». Ma Vigonza è ancora un paese dormitorio? «È un comune in cui le persone sono arrivate, ci abitano, ma cercano una identità e questa identità gliela deve dare l’Amministrazione».

L’autore

Renzo Mazzaro è stato capocronista del Mattino, caporedattore della Nuova Venezia. Dal 1986 segue la politica veneta. Ha scritto I padroni del Veneto (2012), Veneto anno zero sullo scandalo Mose (2015), Banche, banchieri e sbancati sul disastro delle Popolari venete (2019), Viviamo tutti sulla cresta dell’onda (2011), libro-inchiesta sull’uso dei campi magnetici ultradeboli nella cura delle malattie. Il libro su Vigonza – dice – è «una specie di bilancio di mezzo secolo. Un modo per riflettere su com’è andata negli ultimi cinquant’anni, mettendo in fila un campionario di testimonianze e ricordi».

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