“Gli insegnanti sono e sono sempre stati il fattore più importante nell’istruzione. Migliorare la qualità dell’insegnamento può produrre significativi benefici accademici ed economici per gli studenti. È imperativo capire cosa stanno facendo di fronte a un mondo in rapido cambiamento, cosa possono fare meglio e come possiamo aiutarli”.
Questa affermazione si trova nella Prefazione del Rapporto Talis 2024, una indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento dell’Ocse che si presenta come “principale fonte mondiale di informazioni sugli insegnanti e sulle pratiche didattiche”.
Difficile non essere d’accordo sulla rilevanza del ruolo docente. Una buona scuola – una scuola che funziona come promotrice di sviluppo delle persone singole e della comunità – ha bisogno di buoni insegnanti, cioè di quanti sono in grado di progettare e gestire i processi di insegnamento-apprendimento in modo tale da raggiungere le finalità dichiarate dall’istituzione.
E proprio gli insegnanti sono talvolta considerati invece l’anello debole della catena. Insoddisfatti, con una scarsa considerazione sociale, stipendi bassi (in Italia in particolare), burocrazia che li assilla, problematiche relazionali complesse da gestire, in particolare con le famiglie. Quanti casi di cronaca riferiscono, ad esempio, di aggressioni ai docenti e talvolta anche di pratiche infelici nella quotidianità dei nostri istituti scolastici.
Eppure il Rapporto Talis 2024 (è stato presentato il 15 ottobre scorso) restituisce una fotografia del corpo docente per certi versi inaspettata: nonostante il loro impegno sia poco pagato e fonte importante di stress, il 96% degli insegnanti italiani si dichiara soddisfatto del proprio lavoro, ben al di sopra della media OCSE che si attesta all’89%. Una media comunque alta che la dice lunga sulla qualità della “professione” docente e sul modo in cui la vivono i protagonisti.
Un dato di grande interesse, poi, riguarda un motivo di soddisfazione sottolineato dall’indagine Ocse: la collaborazione tra i diversi docenti che operano insieme. In Italia l’83% degli insegnanti dichiara di poter contare sul supporto dei colleghi. E’ una conferma di quella collegialità di cui molto si parla ma talvolta poco si comprende e insieme un rinforzo alla convinzione che l’opera educativa – scolastica in questo caso – è sempre opera comunitaria: si fa insieme.
Chi insegna sa quanto sia complesso organizzare la rete di relazioni che produce una buona scuola, eppure è proprio la cooperazione uno dei “segreti” dell’ambiente scolastico. “Talis dimostra – si legge ancora nella Prefazione del Rapporto – che un insegnamento di successo è il prodotto di una collaborazione di successo. Gli insegnanti meritano un ambiente di lavoro che incoraggi e valorizzi il cambiamento, l’innovazione e la cooperazione”.
E’ un invito forte a tutti gli operatori e in particolare alle istituzioni perché continuino a investire nell’attività scolastica, anche con risorse economiche all’altezza delle esigenze di un mondo che cambia sempre più rapidamente e di conseguenza richiede attenzioni senza pause.