Storie
Ilaria Lazzaro, voce tecnica di Eurosport. Ciclismo, passione totale
Ilaria Lazzaro è la voce tecnica di Eurosport per il ciclismo femminile e maschile. Salita sulle due ruote per caso, preferisce le corse su strada
Ilaria Lazzaro è la voce tecnica di Eurosport per il ciclismo femminile e maschile. Salita sulle due ruote per caso, preferisce le corse su strada
«Tutto è cominciato per gioco, la fortuna è stata aver come compagno a scuola Federico Bolognin, lui è stato campione italiano di ciclocross, andavo a vederlo, pensa che prima facevo nuoto sincronizzato. Poi qualche problemino di salute, stop col nuoto, perché non provare col ciclismo? Ho iniziato così col Gs Peraga Elvox, avevo 16 anni, da allieva e certo che era tardi. Facevo pista e strada e mi piaceva più la pista, in gruppo non ci sapevo stare, ce ne ho messo tre di anni per cavarmela, riuscivo solo a stare davanti o proprio dietro. Di mio ho sempre avuto la grinta, non mi sono mai buttata giù: ho cominciato così a finire le corse, a piazzarmi, a rischiare qualche volata. Stagioni infine da élite, ne ho fatte sei, il mio ruolo è sempre stato quello del gregario, l’ho trovato proprio il migliore per me, un’esperienza che ancora mi aiuta tanto. Chi vince non sa cosa capita dietro, io portando le borracce vedevo dal fondo su su sino alla capitana, la “vedevo” insomma la corsa e questo, come detto, tuttora mi aiuta».
Il ciclocross: una passione
«Su strada no, è col ciclocross che ho vinto tanto, ho girato il mondo, tutto sommato non cambierei nulla di quel che è stato il mio percorso. Certo, se avessi avuto allora la grinta che mi ritrovo adesso, magari sarebbe stata un’altra cosa… avevo 25-26 anni, lì a chiedermi perché mai avrei dovuto continuare, in un gruppo militare non ce l’avrei fatta a entrare, la passione dello scrivere e del raccontare l’avevo e sono stati così gli uffici stampa quelli che mi hanno dato da vivere, almeno sino a qualche anno fa. A casa ho sia la bici da cross che quella da strada e la mountain bike. Quando ce la faccio, tra sabato e domenica, un’ora di aria riesco a farmela ed è comunque in inverno che mi attacco il numero sulla maglia, vado a gareggiare, ci si sposta assieme come famiglia, ho 40 anni ma sono ancora competitiva, come no. Sì, è il cross quel che preferisco di più, emozioni tali che somigliano alle altre corse su strada che prediligo, quelle del Belgio, la fatica, le pietre, la terra».
Che bello il ciclismo rosa
«Sì, l’ho scritto su Facebook e qui lo ripeto. Quando commenti tutte le loro corse, a volte da sola per ore, vivi e senti un appuntamento così proprio come i loro amici e familiari. Con attesa. Attesa di far vedere al mondo quanto è avvincente il ciclismo rosa. Sono come mie figlie. Tutte. Dalla prima all’ultima. Ragion per cui, chi non mi conosce può pensar male o travisare quando mi arrabbio o mi commuovo in diretta. È capitato pure per la vittoria di Elisa Balsamo (iridata su strada lo scorso settembre in Belgio, ndr), mi sono messa a piangere, non me l’aspettavo, è stata una sorpresa. Un magone che non riuscivo più a parlare… io conosco, io so i problemi che si hanno qui in Italia per fare attività, il movimento sta crescendo, il riferimento è sempre più il World tour maschile, ma qui da noi non abbiamo aziende che per ora intendono puntare sul femminile. Eppure alla gente piace, il ciclismo è un ottimo veicolo pubblicitario e poi l’abbiamo riscontrato noi con Eurosport, le 72 giornate di telecronache della stagione, quanto sia cresciuto il pubblico, i dati sono chiari, chi segue si appassiona, è così».
Una montagna da scalare
«Sì, come donna ne ho passate di tutti i colori. Che ero solo giovane, che ero lì perché cercavo il moroso, ah, quella della mountain bike. Pur con la tessera dell’Ordine dei giornalisti, la difficoltà di avere gli accrediti, sempre lì a storcere il naso, io che le discipline le ho seguite tutte, a 360 gradi, l’ho detto della passione che ho, che mi piace raccontare e dove non so, studio e mi impegno, tipo col bmx, sono andata “a lezione” da chi sa, ho imparato. Con Eurosport ho iniziato giusto per il ciclocross, ora faccio di tutto. E sono contenta di essere con Eurosport, era il mio obiettivo, con loro mi sento libera, sono me stessa: ci sono arrivata a 37 anni, ora ne ho 40 e spero di restarci a lungo».
Quanta gavetta
«Il ciclismo, il mio ciclismo, mi ha soprattutto insegnato a non mollare, mai. Posso dire che se mi guardo indietro di porte che si chiudevano ne ho avute tante, diciamo pure l’80 per cento. La famiglia, le responsabilità, continuando lo stesso a scrivere articoli per 8 euro, mai ferma e la gavetta che via via ho messo assieme mi è servita, lo vedo adesso, quanto ho visto/ studiato/fatto ora me lo ritrovo, so di quel che mi sto occupando. Non nasci che sai già tutto, s’impara tutti i giorni. Grazie al ciclismo sono una tenace, molto competitiva e non mi accontento mai, mi riascolto sempre, dove potevo far meglio, ancora e ancora. E poi la cadenza, il tono di voce e ricordo che i primi anni ero così preoccupata di come dicevo le cose che perdevo di vista la corsa. Ora no, ci penso meno, mica sono un’attrice e poi, come mi dico, nel caso so pure tradurre dal fiammingo, può bastare».
In studio, come fosse dal vivo
«Come mi preparo? Seguendo praticamente tutto e tutto l’anno. Per il femminile sia fuoristrada che strada, spesso ora sono prima voce anche nel maschile e comunque, come detto, non ne perdo una di corse. Aggiungo che come ufficio stampa di aziende comunque legate pure al ciclismo, sono sempre sul pezzo e uso molto pure i social, aiutano parecchio. Se è successo qualcosa, poi le telefonate alle atlete e ai direttori sportivi, non in diretta, ma è un filo diretto con chi “fa” e dunque mi mandano magari dei messaggi vocali giusto dalle ammiraglie, che so, la scelta dei tubolari, un passaggio difficile nel percorso e tieni conto che per la gran parte non sono lì in corsa, sto magari commentando da Milano e la soddisfazione più grande, penso per esempio alle “Strade bianche”, è che tutti erano convinti che io fossi lì, a Siena».
Treni che passano e poi ritornano
«Certo che mi sento una privilegiata, lo sono e so però d’essermi guadagnata proprio tutto. Mi piace quel che faccio, mi diverte e proprio mi appassiona commentare le corse: mi piacerebbe, sì, che potesse diventare il mio lavoro principale, ma so che ho comunque già parecchio, se non mi piacesse non avrei rinunciato per esempio ad andare a gareggiare. La corsa che come speaker metto davanti a tutte è la Roubaix, primo anno al femminile nei mesi scorsi. Ripenso ai pianti che mi sono fatta quando è saltata per Covid l’edizione che già era prevista, quella prima. Però ho sempre pensato che magari un treno può passarti davanti, ma poi ritorna e dunque quella prima Roubaix al femminile la considero un punto di partenza, mi sento giovane, 40 anni e il sogno è di arrivare a poter commentare quella dei maschi».
Nessuno regala nulla
«Come finiamo? Non so, mi vien da dire quasi un messaggio. Spesso mi arrivano appunto dei messaggi di ragazzi e ragazze che mi chiedono cosa devono fare per… diventare come me. Non posso non pensare alla mia di tenacia, eppure pare che sia una cosa semplice fare il commentatore tecnico, dai, che ci vuole. Per me è invece un lavoro difficile, se non sei brava, duri poco, idem se sei solo bella, quante ne ho viste passare. Un lavoro che non possono fare tutti e dai e dai io ci sono arrivata, ci ho messo vent’anni, mi sono guadagnata ogni cosa, nessuna spinta, io lo so: l’ho detto anche prima delle tante porte chiuse, stragrande maggioranza rispetto a quelle che poi si sono aperte. No, le cose non vengono così, da sole».
Ilenia Lazzaro, classe 1981, padovana di Vigonza, nei primi anni 2000 ha corso da élite per sei stagioni, sapendo poi far diventare il ciclismo, a 360 gradi, davvero il proprio pane quotidiano, districandosi tra giornalismo sportivo, uffici stampa e organizzazione eventi di aziende comunque legate allo sport delle due ruote (tipo ProAction-integratori e Gsg-abbigliamento), social media manager, speaker e presentatrice di eventi sino a diventare la voce tecnica del ciclismo (ciclocross, mountain bike, ciclismo su strada maschile e femminile) per Eurosport. Sposata, una figlia, corre ancora come ciclocrossista nella categoria Master, specialità con cui ha conquistato più di un titolo italiano.