Storie
In ricordo di Ambra Beggiato tre pozzi in Benin
Ambra Beggiato è mancata tre anni fa, improvvisamente. I genitori Maria Teresa ed Ettore la ricordano, insieme a tanti amici, sostenendo la parrocchia di don Brice Hounnou
StorieAmbra Beggiato è mancata tre anni fa, improvvisamente. I genitori Maria Teresa ed Ettore la ricordano, insieme a tanti amici, sostenendo la parrocchia di don Brice Hounnou
Ambra Beggiato era una giovane donna di 27 anni, operatore socio sanitario. La si incontrava alla cassa della farmacia di famiglia, a Bastia di Rovolon, sempre sorridente. Ambra è mancata, repentinamente, nell’aprile di tre anni fa, a causa di un malore. Ma vive ancora nel cuore e nel ricordo dei suoi cari, e anche nell’acqua pulita che molti abitanti dell’Africa hanno finalmente a disposizione. I genitori, infatti, con l’aiuto di numerosi amici, hanno raccolto i fondi necessari per costruire tre pozzi in alcuni villaggi del Benin, dove vive un sacerdote che ne sta seguendo la realizzazione. «Nell’agosto 2019 è tornato a Bastia don Brice Hounnou che avevamo conosciuto anni prima visto che aveva vissuto a Padova per motivi di studio – racconta Maria Teresa Genero, mamma di Ambra – Il suo ritorno a Bastia, oltre che per riposo, aveva lo scopo di raccogliere fondi per costruire un pozzo in un villaggio della sua enorme parrocchia. Con mio marito Ettore abbiamo deciso che il pozzo di Kpawa l’avremmo donato noi, in ricordo di Ambra. Si è poi sparsa la voce tra gli amici e così il secondo pozzo, a Nanwè è quasi ultimato. Ma anche Kouna ha bisogno d’acqua e così ci siamo impegnati per la realizzazione del terzo pozzo».
L’incontro tra padre Brice e la famiglia Beggiato, dunque, avviene per la seconda volta nel 2019, a pochi mesi dalla scomparsa di Ambra. Una «bella coincidenza» come la definisce Maria Teresa Genero, che fa incontrare un bisogno (quello dell’acqua in Benin) con la disponibilità di una famiglia raccolta nel dolore. «Quando dopo qualche mese padre Brice è tornato a Bastia – racconta il papà, Ettore Beggiato – ci ha fatto presente che nella sua estesissima parrocchia (circa 20 mila persone sparse in diversi villaggi, nel raggio di una cinquantina di chilometri) c’era un problema drammatico da affrontare, la cui soluzione era fondamentale per assicurare la sopravvivenza e per garantire un minimo sviluppo alla povera economia agricola: la mancanza d’acqua. Fu così che con mia moglie ci impegnammo a far fronte alla spesa per costruire un pozzo e, pochi mesi dopo, padre Brice ci mandò le foto dal villaggio di Kpawa con i parrocchiani in festa che attingevano l’acqua». La costruzione di queste strutture artificiali richiede un investimento di circa ottomila euro. Mentre il secondo pozzo è ultimato, per il terzo è quasi completata la raccolta delle donazioni. Per la gestione e il trasferimento delle somme raccolte, la famiglia Beggiato è aiutata dall’associazione Be Love Revolution che ha lanciato il progetto “L’acqua di Ambra” (per informazioni: www.beloverevolution.eu). Ambra era una ragazza molto sensibile, amava i colori e le citazioni di Antoine de Saint-Exupéry ne Il piccolo principe, che riportava nella sua pagina Facebook. Per questo nel primo pozzo è stata posta una targa che la ricorda, insieme alla frase: «Non so dove vadano le persone quando scompaiono, ma so dove restano». Allo stesso modo, il secondo pozzo riporterà la scritta: «Ciò che rende bello il deserto è che da qualche parte nasconde un pozzo».
Conosceva bene Ambra, don Brice Hounnou. «Durante la mia permanenza in Italia, per lo studio all’Istituto di liturgia pastorale di Santa Giustina, sono stato cooperatore festivo alla parrocchia di Bastia di Rovolon dove ho conosciuto la famiglia Beggiato e abbiamo stretto amicizia. Ora sono parroco a Conversion de St. Paul de Partago, con 19 comunità; la mia parrocchia si trova nella diocesi di Djougou, nel Nord del Benin. Nella mia zona si vive di poco e la mia gente è molto povera. Stanno per concludere i lavori del pozzo di Nanwè». Ambra aveva particolarmente a cuore i bambini che soffrivano, per malattie o per povertà, e anche per questo sono stati donati tutti i suoi organi. Oggi, per la famiglia, è un dolce angelo, sorridente; lei stessa riportava sulla pagina Facebook, cinquanta giorni prima di volare in cielo: «Mi piace pensare che quando ti trovi nelle difficoltà della vita, ci sia qualcuno che hai amato tanto e non c’è più, a ricordarti che gli angeli esistono».
Il Benin è uno stato africano relativamente piccolo che si trova nell’Africa occidentale stretto tra Togo, Nigeria, Burkina Faso e Niger. La lingua ufficiale è il francese, gli abitanti sono circa dodici milioni; la capitale è Porto-Novo, a sud del Paese, anche se la sede del governo è nella vicina Cotonou. Il Benin, che oggi è una repubblica presidenziale e fino al 1975 si chiamava Dahomey, si è reso indipendente dalla Francia nel 1960. In questa terra convivono una quarantina di gruppi etnici con conseguenti contrapposizioni tribali. «Nei secoli scorsi – riporta Ettore Beggiato – durante le colonizzazioni portoghese e olandese, il Benin fu duramente colpito dalla tratta degli schiavi con destinazione, inparticolare, le coste del Brasile del nordest. Mi ricordo di quando, qualche anno fa, mi trovai a Salvador de Bahia, in quella che fu la prima capitale del Brasile, di fronte alla “Casa do Benin” un museo che testimonia il profondo legame del Brasile con il Benin».