Chiesa
“È molto bello vedere una fede così giovane, con tutta la freschezza di un seme che sta sbocciando”. Don Mattia Magoni, sacerdote della diocesi di Bergamo e membro del Gruppo nazionale del catecumenato dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei, ha guidato oggi la delegazione italiana ricevuta in Vaticano da Papa Leone XIV, su invito dei catecumeni francesi. L’incontro, ospitato nell’Aula delle Benedizioni, ha visto la partecipazione di oltre 600 catecumeni e neofiti provenienti da tutta Europa.
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“Non è vero che la fede è giunta al capolinea nel nostro continente – osserva -: questi giovani e adulti sono l’antidoto a una certa cultura depressiva che, come Chiesa, a volte ci prende. È più facile vedere ciò che muore, piuttosto che ciò che ogni giorno rinasce, spesso in modo inatteso e sorprendente”.
Insieme ai rappresentanti italiani, provenienti da diverse diocesi, erano presenti delegazioni da Francia, Svizzera, Austria, Germania e altri Paesi. “La bellezza di questo incontro – aggiunge – è la semplicità con cui ci si ritrova attorno all’essenziale: la luce di Cristo che chiama ciascuno a una vita nuova”. Tra i momenti più significativi, don Magoni indica “la preghiera comune, i canti in più lingue e soprattutto gli sguardi carichi di attesa e riconoscenza”. A colpire maggiormente, dice, “è la varietà delle storie personali, spesso segnate da sofferenze e ricerche autentiche, ma ora abitate da una luce diversa”.
Chi è il catecumeno
Il catecumeno è una persona non battezzata che chiede di entrare nella Chiesa attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima ed Eucaristia. Il suo cammino, chiamato catecumenato, prevede ascolto della Parola, accompagnamento, riti liturgici e inserimento nella comunità. Sempre più spesso sono adulti, provenienti da contesti lontani dalla fede. Il loro percorso interpella l’intera Chiesa, chiamata ad accogliere e testimoniare il Vangelo con autenticità.
Una fede viva, da custodire ogni giorno
Nel suo intervento, Papa Leone XIV ha esortato i presenti a riscoprire il battesimo non come un traguardo, ma come un punto di partenza. “Il battesimo – ha detto – ci immette in una relazione viva con Cristo e ci chiama a mantenerne accesa la luce”. Riferendosi al cero acceso durante il rito battesimale, ha sottolineato come la fede non possa essere ridotta a un’eredità culturale o a un’abitudine, ma debba essere alimentata quotidianamente attraverso l’ascolto della Parola, la vita sacramentale e la carità vissuta. Ha citato sant’Ambrogio – “Omnia Christus est nobis!” – per ricordare che “Cristo è tutto per noi”: via, verità, vita, luce, medico, giustizia, forza. Don Magoni accoglie con convinzione l’invito del Papa:
“Il battesimo non è un punto d’arrivo, ma un inizio. Se lo si considera una tappa conclusiva, si rischia di dimenticare che la fede chiede un cammino, giorno dopo giorno. È la relazione con Cristo che trasforma parole, scelte, gesti”.
E continua: “È questo che cerchiamo di vivere nei percorsi catecumenali. Non ci limitiamo a trasmettere nozioni, ma accompagniamo scelte concrete di vita, gesti di conversione, aperture sincere al Vangelo”. Poi aggiunge: “Spesso i catecumeni ci chiedono: come si fa a pregare? Come si fa a vivere il perdono? Non cercano risposte astratte, ma testimonianze vere”.
Il catecumenato, dono che interroga la Chiesa
L’incontro in Vaticano ha permesso anche di far emergere la varietà dei percorsi catecumenali nelle Chiese locali. Dall’Italia, spiega don Magoni, erano presenti circa 25 catecumeni, ma il numero reale è molto più alto, anche se difficile da quantificare in modo sistematico. “Da anni – afferma – stiamo cercando di raccogliere dati precisi, ma il quadro resta frammentato. Ciò che è certo è che i cammini sono vivi, diffusi e in crescita”.
I catecumeni arrivano da esperienze e contesti molto diversi, spesso lontani dal linguaggio ecclesiale, ma accomunati dal desiderio di dare una direzione nuova alla propria vita. “Ci sorprendono – continua – perché ci obbligano a uscire dai nostri schemi pastorali. Sono una ventata imprevista, ma non insperata: lo Spirito ci precede, ci provoca, ci guida dove non pensavamo”.
Per molti, il primo contatto con la fede nasce dall’incontro con una persona, un gesto di accoglienza, un cammino comunitario. Anche per questo il catecumenato non riguarda solo chi si prepara al battesimo, ma interroga l’intera comunità ecclesiale su come accompagna, accoglie, evangelizza. “Serve una pastorale più attenta alle storie personali – conclude don Magoni – capace di custodire e lasciarsi sorprendere. Non possiamo ridurre il Vangelo a uno schema. È sempre qualcosa che ci precede e ci rinnova”. Leone XIV ha terminato l’incontro con una benedizione e un’esortazione intensa: “Rimanete connessi al Signore Gesù. Lui è il cammino, la verità e la vita”. Ha ricordato che “non siamo cristiani per convenzione, ma per scelta, toccati dalla grazia”. Un invito decisivo, perché la fede sia vissuta e condivisa con gioia.