Il sentiero dei grandi alberi si sviluppa nell’Altopiano delle Montagnole, a circa 1.000 m di quota, nel comune di Recoaro Terme (Vi) ed è uno dei percorsi più famosi della zona, grazie al mix unico di paesaggi, natura e storia locale che può offrire. L’itinerario è delimitato a ovest dalla Catena delle Tre croci e ad est dalla Valle dell’Agno, consentendo di spaziare con lo sguardo su tutto l’arco delle Piccole Dolomiti, dal Carega al Novegno, passando per il Pasubio e il Sengio alto.
Il nome di questo sentiero deriva dalla presenza di numerosi alberi centenari lungo il percorso (faggi, frassini, tigli, sorbi montani…), le cui caratteristiche e la cui storia sono prontamente illustrate in apposite tabelle. Nell’area vi è inoltre una grande biodiversità animale, con la presenza di cervi, camosci, cinghiali, caprioli, lepri, volpi, lupi e numerose specie di uccelli. La stagione migliore in cui godersi questo percorso è l’autunno, quando tutto si tinge di rosso e dei colori del foliage.
L’itinerario completo parte da località Pizzegoro e termina al rifugio Cesare Battisti (quasi 18 km tra andata e ritorno), mentre la variante proposta in quest’articolo è più breve, ma consente ugualmente di godere appieno di questo meraviglioso angolo dell’Alto Vicentino. L’escursione si svolge quasi completamente su terreni privati, pertanto non è consentito uscire dai sentieri segnalati ed è necessario mantenere un comportamento adeguato nei confronti dell’ambiente.
L’itinerario
Il percorso ha inizio nei pressi di Case Asnicar, dove è presente un comodo parcheggio, in cui è possibile lasciare le auto. Il sentiero parte proprio dal parcheggio e permette di attraversare la piccola contrada adiacente, una delle più particolari della valle con i suoi tetti a spiovente, che oggi sono quasi tutti in lamiera, ma un tempo erano ricoperti di paglia, secondo la tipica architettura cimbra. Superata la contrada, un sentiero si stacca subito sulla destra e vi sono le prime indicazioni.
In una decina di minuti si raggiunge malga Morando, nei pressi della quale troviamo il primo albero secolare del nostro itinerario: “el fagaro de Malga Morando”; si prende ora la strada in leggera salita, seguendo le indicazioni per il rifugio Cesare Battisti.
Il sentiero ora alterna tratti nel bosco e nei pascoli, dove nella giusta stagione troverete numerose mucche, fino a raggiungere la giassara di malga Podeme I, circondata da tigli e frassini. Le giassare erano gli antenati dei moderni frigoriferi: luoghi in cui veniva accumulata la neve dell’inverno (che poteva durare per lunghi mesi grazie alla conformazione del terreno e alla struttura della giassara stessa), utile per conservare il cibo per la stagione della permanenza in malga.
Poco dopo si raggiunge prima malga Podeme I e poi malga Podeme II, nei cui pressi ci sono altri due faggi monumentali. Poco distante da questo luogo, ma non segnalato, si trova il piccolo laghetto Sea del Risso, su cui si specchia perfettamente il gruppo dello Zevola: si tratta di un punto perfetto dove scattare qualche fotografia, con uno scenario sempre diverso nelle quattro stagioni.
Tornati sul sentiero, si procede per circa un quarto d’ora, fino a superare località Sorove e ritrovarsi ai piedi del monte Rove. Qui ci troviamo di fronte all’unica torbiera di tutte le Piccole Dolomiti: si tratta di un particolare ambiente naturale, formatosi in una zona di scarso drenaggio, in cui dunque si crea un ristagno di acqua. L’elevata acidità dell’acqua delle torbiere alte (cioè alimentate da acqua piovana, come in questo caso), determinano accumuli di grossi spessori di torba, in cui si trovano alcune piante specializzate a questo tipo di ambiente; nella torbiera del Rove si trovano diverse specie di eriofori, dal caratteristico pennacchio bianco, utilizzato un tempo per riempire i cuscini, per medicare le ferite o preparare degli stoppini.
Giunti a questo punto si può decidere di proseguire fino al Rifugio Cesare Battisti (circa 20 minuti), salire sulla vicina cima del monte Rove o raggiungere malga Rove, da cui inizia la via del ritorno.
Per rientrare alle auto si segue una strada a fondo battuto, che intersecando in alcuni tratti il percorso dell’andata e incrociando nuove malghe, ci riconduce fino a Case Asnicar, dove abbiamo lasciato l’auto.