Ha compiuto il secolo di vita l’idrovora Barbegara a Correzzola, un’opera monumentale che fu importante per bonificare l’area della Fossa Paltana, storicamente paludosa e flagellata dalla malaria. Il compleanno del manufatto idraulico è stato l’occasione per un convegno che ha ripercorso la storia della bonifica veneta, e per fare il punto sulla situazione. Insieme alle altre 61 idrovore gestite dal Consorzio di Bonifica Adige Euganeo, la Barbegara rappresenta la spina dorsale della bonifica in una vasta porzione tra le province di Padova e Venezia, area cruciale che ospita circa 25 mila abitanti. L’impianto continua a garantire il drenaggio delle acque in un territorio di ottomila ettari, un terzo dei quali si trova sotto il livello del mare. Raccoglie le acque dell’omonimo canale e del Canale Nuovo Paltana e le solleva con una capacità di 12 metri cubi al secondo, facendo loro compiere un salto di circa tre metri. Per dare un’idea della portata di questo sforzo titanico, basti pensare che furono scavati a mano ben 2.650.000 metri cubi di terra, impiegando fino a duemila operai contemporaneamente. L’intervento incluse anche la costruzione di numerosi ponti, strade e innovative botti a sifone. Il costo complessivo dell’opera fu di 31 milioni di lire dell’epoca, corrispondenti a circa 160 milioni di euro attuali. Nonostante la sua longevità ed efficienza, l’impianto Barbegara, come del resto l’intera rete idraulica, si trova oggi ad affrontare la sfida del cambiamento climatico. La bonifica cent’anni fa venne concepita in un contesto di paesaggio quasi totalmente rurale, con l’80 per cento della popolazione impiegata in agricoltura, poche infrastrutture e una rete intonsa di corsi d’acqua minori. Oggi il territorio ha subìto una profonda trasformazione, caratterizzata da cementificazione diffusa che ha sacrificato ampie aree agricole. Ancora di più preoccupa l’intensità degli eventi atmosferici estremi: la bonifica del passato fu progettata per gestire piogge di 10-15 mm al giorno, oggi invece non è raro assistere a precipitazioni di 70 mm in poche ore, con eccessi idrici concentrati, periodi di siccità prolungati e altri fenomeni importanti come la risalita del cuneo salino. Sono sfide che non richiedono solo soluzioni urgenti, ma soprattutto un impegno progettuale ed economico paragonabile a quello sostenuto secoli fa, e un nuovo pressante “disegno” del territorio.