Sono tante le storie “portate” dai pellegrini padovani che, in direzione Roma, hanno camminato sulle strade della Romagna e della Toscana lungo il percorso della Via Romea Strata tra Fanano, in provincia di Modena, e Fucecchio nel Fiorentino, passando per Pistoia dove, in Cattedrale, è custodita l’unica reliquia di san Giacomo in Italia. Tra i partecipanti a uno dei gruppi, il Beta, c’erano anche Elena Destro e Gaia Bellan della parrocchia di Conselve alla prima esperienza di cammino: «È stata sicuramente faticosa, soprattutto la prima tappa tra Fanano e Cutigliano, con un grande dislivello altimetrico, unito a una fitta pioggia, che ci hanno messo non poco in difficoltà. Però siamo state supportate dai nostri educatori e anche da una bella sorpresa. Partiti molto presto da Fanano, ci siamo addentrati nel bosco, mentre c’era un temporale in corso. Intorno alle 9, mentre stavamo per arrivare nella borgata “La sega”, da una graziosa casetta in pietra che costeggia il sentiero, ci siamo sentite chiamare da una cortese voce femminile. Era Cristina, la proprietaria, che ci invitava a trovare riparo presso una tettoia adiacente la casa, dove ci ha poi offerto caffè, tisana e biscotti a volontà. A noi è sembrata davvero una buona samaritana che, percepite le nostre difficoltà, si è subito data da fare per alleviarle. Un agire disinteressato, che però ci ha toccato nel profondo e con Gabriella Donato, la nostra catechista adulta che ci ha accompagnato al Giubileo, ci siamo davvero commosse».
L’accoglienza lungo la Romea Strata
La Via Romea Strata percorsa dai giovani padovani è stata una occasione per qualche imprevisto e piacevole “re-incontro”. È quanto è successo al gruppo giovani di Azione cattolica del Conselvano, come racconta uno degli educatori, Devis Fiorin di Candiana: «L’ultima tappa del pellegrinaggio ci ha fatto passare per Lizzanello, un borgo collinare del Comune di Pistoia cui si arriva dopo un lungo cammino da Ponte Petri; un gruppetto di case, dove nell’agosto del 2021 eravamo giunti stremati a causa del caldo durante il campo giovani vicariale. Qui i pochi abitanti ci rifocillarono con acqua e frutta fresca; ci siamo ripassati a distanza di quattro anni e abbiamo ritrovato le stesse persone, che ricordavano bene quel fortuito incontro e nuovamente ci hanno accolto e rinfrescato, chiedendo una preghiera per loro nel nostro pellegrinaggio a Roma».
Sofia, pellegrina a neanche due mesi
E proprio nel gruppo del Conselvano c’era la pellegrina più giovane degli oltre mille padovani: Sofia Lauro, nata lo scorso 8 giugno. «Come educatori, giovani e neogenitori – raccontano mamma Martina Benetazzo, presidente parrocchiale dell’Ac di Conselve, e papà Saverio Lauro – è stato naturale rispondere alla chiamata del Giubileo dei giovani e poterlo vivere come famiglia e con il nostro gruppo vicariale è stato ancora più emozionante». E ancora: «Sabato sera papa Leone ci ha spronato ad avere coraggio e noi con coraggio e speranza abbiamo affrontato questa esperienza. Essere a Roma nei giorni del Giubileo è stato un grosso ringraziamento, una sorta di voto che dovevamo compiere al Signore per l’immenso dono della vita che abbiamo ricevuto. Nostra figlia è nata nell’Anno santo della speranza e non poteva che essere altrimenti, dato che la speranza è stata il nostro faro in questa attesa, intrisa di tutto il bene che abbiamo ricevuto dalle persone a noi care e rimanendo ogni giorno stupiti e increduli di tutto l’amore che riceviamo».
Saverio confida che «Martina ha insistito perché partecipassi alla settimana lunga nella formula del cammino, proposta dalla Diocesi di Padova, perché sarebbe stata la mia prima esperienza… mondiale, mentre lei aveva già partecipato alla Gmg di Cracovia, certa che sarebbe stata per me molto forte. In questo modo ho potuto riabbracciare Sofia alla festa degli italiani, con mamma Martina che cantava nel coro che ha animato la celebrazione ed è stato un momento emozionante».
«Sofia non si ricorderà di questi giorni – aggiunge Martina – ma sarà una gioia per noi poterle raccontare quello che abbiamo vissuto, la fatica del cammino nel raggiungere Roma, poter cantare in piazza San Pietro e saperla lì tra i fedeli, attraversare la Porta Santa insieme, condividere, se pur con mezzi diversi, la veglia di Tor Vergata. Papa Leone sottolineava che “all’origine di noi stessi non c’è stata una nostra decisione, ma un amore che ci ha voluti” e per noi è stato proprio così».
Al Giubileo erano presenti anche tante coppie di fidanzati: tra queste Anna Calderaro e Paolo Toniolo di Onara: «Per noi è stato bello e significativo vivere il Giubileo nella dimensione dell’essere coppia cristiana, ma al tempo stesso stare insieme agli altri del nostro gruppo giovani, che ci sono anche vicini come età».
Tor Vergata: il battito di un unico cuore
Nicolas Toniolo e don Roberto Frigo, che accompagnano il gruppo giovani di Cittadella, San Donato, sottolineano: «Abbiamo costruito davvero un gruppo unico, capace di armonizzare le differenze di parrocchie, età, caratteristiche. I gesti di gentilezza che sono stati seminati nella semplicità tra di noi hanno fatto da collante al gruppo; ciascuno è stato autore di gentilezza, ognuno destinatario. A Tor Vergata batteva un unico cuore tra il milione di giovani, un unico modo di credere, un’unica preghiera, le stesse domande e inquietudini e la stessa stanchezza e sonno, ma anche la stessa gioia di essere lì, parte di qualcosa di più grande che sfugge. Qualcosa si è creato, qualcosa di nuovo ce l’abbiamo tra le mani, ciascuno può decidere se dare continuità o meno a questa grande esperienza vissuta».
E proprio Tor Vergata è stata occasione di condivisione, anche delle fatiche, come racconta Michele Stevanin di Conselve: «Durante la notte ha iniziato a piovere, ero rimasto solo con il kway e un ragazzo francese che mi stava accanto mi ha offerto di ripararci con la sua coperta, un gesto semplice, ma per me molto significativo. Domenica mattina mi è venuto spontaneo offrirgli una bibita, visto che non ne aveva e ci siamo scambiati anche due spille benedette».