Idee
La conversazione. Paolo Crepet anticipa il nuovo libro. Dipendenza tecnologica? Ci salverà la noia
La speranza non è un fatto di buoni sentimenti, semmai di buone prassi. Dopo grandi catastrofi, arrivano grandi slanci
IdeeLa speranza non è un fatto di buoni sentimenti, semmai di buone prassi. Dopo grandi catastrofi, arrivano grandi slanci
Non è un caso se il libro dello psichiatra, sociologo e scrittore Paolo Crepet, previsto per fine maggio, avrà come titolo Oltre la tempesta. Quella tempesta che si è riversata sull’umanità con il nome di “pandemia Covid-19”. In anticipo sull’uscita dell’opera scritta pensando al tempo che verrà, Crepet ne anticipa i cardini. «Dire oggi come e dove andremo domani – afferma il professore – è umanamente impossibile, data la complessità del mondo in cui ci siamo cacciati. Certo è, che non sarà più lo stesso di prima! Tra le prime cose che balzeranno all’occhio, con tutta una serie di conseguenze sul piano lavorativo, sarà la “robotizzazione” delle aziende. Rivoluzione che era già in atto, e la pandemia ha fatto schizzare in tutto il pianeta. Da una parte sarà una rivoluzione, dall’altra un problema del futuro prossimo, augurandomi che ci possa essere una gestione da parte dell’uomo, migliore di quanto dimostrata fino ad oggi!». «Questo sviluppo – continua Crepet – non porterà solo ricchezza, se le stesse aziende non potenzieranno il loro capitale umano. Cosa che non tutti i nostri imprenditori mostrano di aver compreso fino in fondo».
«L’altra grande sfida di cui si fa un gran parlar, ma nei fatti si fa poco, è la questione ambientale. Il futuro sarà complesso, non solo per gli aspetti climatici, spesso ben più spaventosi della pandemia stessa, ma soprattutto per la contraddittorietà delle soluzioni che si prospettano. L’esempio è quello dell’auto elettrica, venduta come una soluzione, quando invece c’è da considerare che se dovessimo alimentare con l’elettricità anche e solo metà delle auto in circolazione, dovremmo raddoppiare il numero di centrali nucleari per produrre l’energia richiesta. Temo che sia già in corso una fumosa e fuorviante campagna green per soli fini economici. La via che invece invoco anche nel libro – prosegue lo psichiatra – resta quella della “sobrietà” che ci porterebbe ad atteggiarci in modo diverso da quanto siamo abituati a fare fino oggi, dove c’è un’incontenibile bulimia degli acquisti che c’attanaglia e schiavizza».
Eppure non è detto che la pandemia ci renda migliori «Non in tutto, almeno, a partire dal rispetto. Vi sembrerà paradossale, ma il rispetto che qui invoco l’ho visto assente a partire dai discorsi di chi, senza alcun pudore, ha trattato gli anziani colpiti dal Covid come carne sacrificale. Ricordate che c’è stato chi ha detto “tanto son vecchi”? A questi signori dico: vergognatevi! In queste dichiarazioni ho risentito discorsi che speravo fossero cancellati per sempre, e invece riappaiono come fantasmi dal passato. Stiamo perdendo il rispetto verso chi da millenni consegna la propria esperienza in eredità, come fa Leonardo Del Vecchio di Luxottica, anziano imprenditore che continua a dare molta della sua sensibilità al nostro mondo».
Rischiamo quindi di consegnarci al pessimismo? «Essere pessimisti non conviene, anche in termini economici. Per cui mi lasci essere speranzoso sul futuro. La speranza non è un fatto di buoni sentimenti, semmai di ottime pratiche. Se il libro si chiama Oltre la tempesta è perché la storia ci mostra come dopo grandi catastrofi vi siano stati grandi slanci sociali ed economici».
E infine c’è la noia. «Certo, la mia ultima e fondata speranza, la ripongo nella noia! La stessa noia che i cervelloni della Silicon Valley non sanno e non possono calcolare con i loro algoritmi e computer. Non possono calcolare che a furia di farci fare le stesse cose, prima o poi ci stancheremo e ci annoieremo. In quel momento decadrà il loro potere assoluto imposto con la dipendenza tecnologica. Più tecnologia, più noia! Noia assolutamente rivoluzionaria e positiva».
«Non c’è dubbio che le azioni legittime intraprese dalle autorità nazionali per affrontare il Covid-19 abbiano peggiorato le cose»: la democrazia è in «netto e preoccupante declino». Lo afferma Marija Pejčinović Burić, segretaria generale del Consiglio d’Europa, alla luce del Rapporto annuale sulla situazione della democrazia, dei diritti umani e dello Stato di diritto nei 47 Stati membri, pubblicato martedì 11 maggio. Se è vero che «in molti casi, i problemi a cui stiamo assistendo sono anteriori alla pandemia», il pericolo è «che la nostra cultura democratica non si riprenda mai del tutto». Quindi l’indicazione: «I nostri Stati membri devono fare una scelta: continuare a consentire la ritirata democratica, o collaborare per rafforzare la democrazia e le condizioni in cui possano esistere i diritti umani e lo Stato di diritto».
L’Ue stanzia per Sahel e Africa centrale un bilancio umanitario di 210 milioni di euro che sarà assegnato a progetti umanitari in Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Mali, Mauritania, Niger e Nigeria.