Mosaico
La convivenza difficile tra uomo e fauna selvatica
Uno dei problemi dell’agricoltura collinare e di montagna è la convivenza con la fauna selvatica, tornata a ripopolare ampiamente le zone boschive.
Uno dei problemi dell’agricoltura collinare e di montagna è la convivenza con la fauna selvatica, tornata a ripopolare ampiamente le zone boschive.
I numeri parlano chiaro: nel solo territorio bellunese ci sono quasi 14 mila caprioli, oltre 10 mila sono i cervi e i cinghiali, migliaia anche i camosci. Se questi animali mettono a rischio le colture, il centinaio di lupi segnalati – che di questi animali sono predatori e contribuiscono a controllarne la proliferazione – talvolta trovano più comodo attaccare qualche capo al pascolo. Agricoltori e allevatori chiedono misure drastiche, ma sono proprio i turisti i primi a non volere “inutili stragi” di animali. Urge trovare soluzioni intermedie.
«Serve una riflessione di tutti – invita Fabio Curto di malga Mariech – e mi sembra che nell’ultimo anno e mezzo sia stata intrapresa una strada corretta. Nessuno vuole la soppressione di tutti gli animali, ma nemmeno tutelarne una crescita indiscriminata che crea squilibrio. La situazione va gestita». Il probema più sentito è quello dei cinghiali: devastano le colture ma anche i pascoli. «Dove passano, arano – continua Curto – e risistemare i terreni, in montagna, è esoso. Sui pendii più ripidi c’è poi il rischio dilavamento: dove rimangono solo le pietre l’erba non cresce più. E si potrà sfamare meno bestiame».
Il rischio è sempre quello che, in queste condizioni, le aziende chiudano: «Credo che sia interesse del territorio e dei turisti che questo non accada e che l’agricoltura di prossimità funzioni», conclude Curto.