Mosaico
Papa Prevost ci sta facendo riflettere sulla cultura americana, ma non solo: dietro il pontefice esiste una letteratura eterogenea, non solo per le radici della sua famiglia (il Piemonte è un luogo fondamentale per la letteratura italiana: Alfieri, Pavese, Rodari, Fenoglio, Eco, solo per fermarci a pochi nomi). Basti pensare al cosiddetto trascendentalismo, che si sviluppò a metà dell’Ottocento e vide tra i suoi protagonisti Ralph Waldo Emerson, considerato l’ispiratore, Henry David Thoreau e quello che è più conosciuto, grazie ad un film, “L’attimo fuggente”, diretto da Peter Weir: qui si assiste alla iconica scena di un Robin William nei panni di un professore che viene salutato dai suoi studenti con l’ormai celebre “oh capitano, mio capitano”. Quella frase in realtà viene da “Foglie d’erba”, poema di Walt Whitman, uscito nel 1855, e poi ripreso quando allo scrittore -fervente antischiavista- arrivò la notizia dell’assassinio di Lincoln: fu allora che vennero inseriti quei versi.
Ma anche Thoreau ha contribuito alla nascita di un pensiero che poneva in primo piano il rispetto di una natura vista come dono divino. La capacità profetica di questo pensiero, espressa nell’opera “Walden o la vita nei boschi” è evidente. Thoreau non si è limitato a teorizzare quella che sarebbe divenuta matrice dell’ecologismo: andò a vivere per due anni sulla riva di un lago, costruendosi una capanna di legno. Non è un caso che sia stato tenuto in gran conto da Tolstoj e poi da Gandhi. Il suo pensiero, e il suo esempio, sono talmente attuali da aver influenzato anche il graphic-novel: qualche tempo fa Lindau pubblicò infatti “Thoreau. Una vita disobbediente”, di Le Roy e Dan, a evidenziare la permanenza di esempi che nell’ottocento potevano sembrare stravaganti, e che oggi invece sono parte della resistenza contro l’inquinamento.
Emerson rimane il punto fondamentale di riferimento di questa visione non solo della letteratura, ma dell’esistente come dono ineguagliabile, in grado di dare felicità anche solo con uno sguardo sulla farfalla o sulle piante in fiore: i veri, essenziali, ineguagliabili doni di Dio.
Molto è stato scritto sul pensiero trascendentalista, con i consueti tentativi di metterci sopra un’etichetta, del tipo panteismo, deismo, teismo, neo-paganesimo, primitivismo ecc.: al di là del fatto che è scorretto limitare forme di pensiero così complesse, l’amore per il creato, l’unità di natura e anima, come teorizzava Emerson, hanno segnato un momento di transizione da Platone, Goethe, Rousseau verso il nostro oggi in cui la coscienza della essenzialità della natura è tornato uno dei grandi, stringenti temi.
Anche quando si parla della contestazione giovanile molti suggeriscono che quelle sono le vere radici, cui attinsero Allen Ginsberg, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, protagonisti di un’epoca in cui il materialismo di una società sempre più inchinata al consumismo veniva combattuto anche con l’auspicio del ritorno ad un cristianesimo delle origini. Con il ritorno al viaggio, basti pensare al celebre “Sulla strada” di Jack Kerouac, che riprese alcune tematiche di Whitman e soprattutto di Thoreau, ponendo le basi per una stagione in cui musica, costume, politica, utopia si fusero, precorrendo quegli anni Sessanta fatti di Beatles e Rolling Stones, di Donovan, di chitarre acustiche e di distorsioni lancinanti: la prova è il passaggio di un capolavoro assoluto, “All along the watchtower”, dalla versione acustica del suo creatore, Bob Dylan, a quella distorta di Jimi Hendrix. Rimanendo pur sempre una geniale profezia neo-biblica: “Lontano nei campi/ un gatto selvatico ringhiava/ due cavalieri si stavano avvicinando/ il vento cominciò ad ululare”.