Il Governo ha presentato in Senato il disegno di legge delega per la determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) concernenti i diritti civili e sociali, passaggio necessario per la concessione dell’autonomia differenziata alle Regioni.
La proposta (Atto Senato n. 1623) riprende sostanzialmente il frutto del lavoro degli esperti del Comitato (CLep) presieduto dal prof. Sabino Cassese e della Segreteria tecnica che lo ha affiancato, ai quali è giusto riconoscere il merito di aver affrontato l’argomento nell’ottica di riordinare una materia fino a oggi disciplinata in modo frammentato.
Il Governo intende ora procedere alla riscrittura dei livelli essenziali già previsti dalla normativa esistente, compresi quelli ricavabili in via solamente interpretativa, ma solo per le materie le cui funzioni sono potenzialmente oggetto di devoluzione in regime di autonomia differenziata. Ragionevolmente viene prevista la possibilità di un percorso graduale di raggiungimento dei Lep attraverso l’eventuale fissazione di obiettivi di servizio intermedi, ma in questo ondeggiare tra semplice testo unico e vero e proprio codice dei Lep emergono dal testo due criticità:
anzitutto la mancata volontà di determinare i Lep anche nelle materie di competenza esclusiva statale (ad esempio, la condizione giuridica dei cittadini extra Ue e l’amministrazione della giustizia) oppure già di competenza regionale (ad esempio, turismo e agricoltura); in secondo luogo il non coinvolgimento dei soggetti della società civile e, più in generale, dei cittadini veri destinatari delle future norme.
Nella nostra società in transizione digitale è certamente possibile una preliminare e diffusa attività di consultazione mediante lo strumento delle consultazioni pubbliche, esplicitamente previste per gli atti normativi del Governo dagli articoli 16-18 del Dpcm n. 169/2017. Ma ciò richiede del tempo, che l’irrazionale fretta di giungere all’autonomia differenziata certo non vuol concedere: avremo allora dei Lep aridi “prodotti di laboratorio”, anziché validi e condivisi strumenti di programmazione per far fronte ai bisogni vecchi e nuovi della società.
Se il tempo non verrà concesso allora il Parlamento dovrà pretenderlo, ascoltando la voce dei tanti corpi intermedi della società civile e dando così concretezza al principio di sussidiarietà orizzontale affermato dall’articolo 118, comma 4 della Costituzione.