La storia antica di Padova acquista nuova luce grazie a recenti ritrovamenti archeologici fatti durante i lavori per la realizzazione di uno studentato dell’Università presso il complesso ex Seef, in via Campagnola. Il progetto in questione costituisce l’ideale continuazione verso sud del complesso già realizzato e prevede tre grandi aule, un’area verde e spazi di passaggio e di sosta a uso pubblico. Indagini archeologiche erano già state eseguite tra il 2022 e il 2023, con la direzione della Soprintendenza e la supervisione di Cinzia Rossignoli, dalla ditta incaricata Sap, rivelando una necropoli di età romana costituita da 220 sepolture databili tra l’età augustea e gli inizi del II secolo, il periodo di massima fioritura della città romana. Dopo una pausa delle indagini, dovuta alla costruzione e all’inaugurazione delle nuove aule, nel 2024 hanno avuto inizio i lavori di ristrutturazione delle palazzine in affaccio su via Campagnola e sono emersi nuovi importanti risultati archeologici. Sono comparse, infatti, tombe ancora più antiche e databili all’età protostorica: la cronologia verrà precisata dallo studio analitico dei materiali, ma si ipotizza un arco temporale ampio, dal VI-V secolo a.C. alla romanizzazione. A oggi, le tombe individuate dalle ditte archeologiche Semper e Malvestio sono una decina, tra le quali vi è una prevalenza di tombe “a dolio” – grandi contenitori fittili che contenevano il vaso ossuario e il corredo funebre – ma anche casse di legno e cassette litiche. «Si tratta di un’acquisizione della ricerca straordinariamente importante – chiarisce il soprintendente, Vincenzo Tiné – perché questa nuova necropoli nord ci consente di accertare che i limiti della città veneta coincidono sostanzialmente con quelli della città romana, chiarendo definitivamente la straordinaria dimensione urbana della prima Padova». La tomba a oggi più ricca era contenuta in una grande cassa lignea quadrangolare, e comprende un ricco corredo di almeno 36 reperti, tra cui due vasi ossuari, elementi fittili di varie fogge e alcuni elementi in bronzo e in ferro, che denotano un livello sociale elevato. Va menzionata poi una sepoltura di cavallo, animale dall’importante significato simbolico e rituale; una sola inumazione in nuda terra accompagnava un dolio di imponenti dimensioni. Tutti i doli sono stati portati in laboratorio per procedere col micro-scavo del contenuto, il restauro e la valorizzazione. «Questa scoperta – ha affermato Daniela Mapelli, rettrice dell’Università di Padova – arricchisce la conoscenza della storia di Padova e dimostra quanto sia preziosa la sinergia tra sviluppo urbano, ricerca scientifica e tutela del territorio. L’Ateneo contribuisce non solo alla formazione e all’innovazione, ma anche alla valorizzazione della memoria storica della città».
Indagini archeologiche nell’area erano state avviate già nel 2022. Ora è emersa una necropoli ancora più antica che chiarisce come già la “prima Padova” corrispondesse come grandezza ai limiti della città romana.