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La politica si prenda le sue responsabilità. I 33 bambini padovani che avevano due mamme e ora non più
I 33 bambini padovani che avevano due mamme e ora non più
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Sta facendo molto rumore (e non si tratta della prima volta) la scelta della Procura di Padova di impugnare le 33 trascrizioni all’anagrafe comunale di bambini nati all’interno di coppie formate da due donne dal 2017 a oggi. Occorre anzitutto fare chiarezza su un tema assai delicato per la vita delle persone coinvolte e, in generale, per tutta la comunità. La procuratrice di Padova, Valeria Sanzari, ha spiegato che osservare l’ordinamento in vigore non lascia altre possibilità. In effetti, nel diritto italiano non compare mai la “seconda mamma” e neppure la possibilità per la donna di assegnare al figlio biologico il cognome della propria compagna. Questa è la base sulla quale la Procura sta procedendo contro gli atti di nascita dei bambini di due donne, chiedendo la rettifica, cioè la cancellazione della mamma non biologica ed eventualmente l’eliminazione del suo cognome dal nome del bambino. La stessa procura aveva chiesto al Comune tutti gli atti in merito lo scorso aprile, dopo che a gennaio una circolare del ministero dell’Interno – in riferimento a una sentenza della Cassazione di dicembre – aveva indicato ai sindaci di non trascrivere automaticamente i certificati di nascita dei figli nati all’estero con gestazione per altri o procreazione assistita nelle coppie omogenitoriali. La legge a cui si fa riferimento è la 40 del 2004 che ammette la procreazione medicalmente assistita in Italia solo per le coppie eterosessuali. Non ci sono tuttavia leggi specifiche che normano le trascrizioni in sé, per le nascite avvenute all’estero o in Italia dopo fecondazioni praticate all’estero. Le coppie omosessuali hanno visto i primi riconoscimenti della loro genitorialità nel 2014 tramite il Tribunale per i minorenni di Roma, attraverso l’adozione in casi particolari da parte della madri intenzionali dei figli partoriti dalle loro compagne, acquisendo diritti e doveri limitati. A partire dal 2017 alcuni sindaci hanno iniziato a trascrivere i certificati di nascita di coppie omogenitoriali. Il sindaco Giordani, in particolare, ha sempre detto di averlo fatto per garantire ai bambini la possibilità di avere due genitori e di aver agito in assoluta serenità di fronte alla propria coscienza e alla Costituzione. Oggi ci troviamo in una situazione paradossale, in cui amministrazioni dello Stato si muovono in direzioni tra di loro opposte e persone che sei anni fa si erano viste garantire una serie di diritti oggi devono accettare di perderli. È necessario che il Parlamento intervenga per rendere la situazione chiara e soprattutto stabile nel tempo. Il voto di settembre offre al principale organo legislativo della nostra Repubblica tutte le prerogative necessarie – sul piano democratico e su quello dei numeri – per dirimere una questione importante, fosse anche per ribadire la linea della non trascrizione degli atti di nascita di questi bambini: la popolazione ha diritto di sapere come deve comportarsi, senza rischiare che ciò che vale oggi non valga più domani. L’approdo in aula al Senato, lunedì scorso, del disegno di legge che punta a rendere l’“utero in affitto” reato universale (perseguendo quindi anche il cittadino italiano che ricorra a questa pratica all’estero) dimostra che la maggioranza guidata da Giorgia Meloni ha intenzione di occuparsi di temi così delicati. Dimostri di andare fino in fondo e si pronunci su tutta una serie di temi etici (non ultimo il fine vita) che da troppo tempo attendono certezza. La circolare che il ministro Piantedosi ha firmato a gennaio, come detto, rimanda a una legge che si appresta a compiere vent’anni. Due decenni in cui l’accelerazione sociale è diventata impressionante. Il divario generazionale appare oggi molto più ampio di un tempo, la tecnologia influisce sul modo di pensare e sulle relazioni. Il legislatore deve aggiornare l’impianto normativo tenendo conto di tutto questo. E – per tornare al caso dei 33 bambini di Padova e delle altre centinaia sparsi in tutta Italia – occorre tener conto del fatto che loro esistono e scegliere per il bene.