Vibranti sguardi sociali alla 20ª Festa del Cinema di Roma, in due proposte che vengono dalla Tv lineare. È targata Rai la miniserie “La Preside” diretta da Luca Miniero con protagonista una trascinante Luisa Ranieri, che porta sullo schermo la storia vera della preside Eugenia Carfora, in prima linea nel riportare a scuola giovani dispersi nella periferia napoletana. Prodotta da Luca Zingaretti e Angelo Barbagallo, la miniserie verrà messa in onda su Rai Uno e RaiPlay all’inizio del 2026. È targato Tv2000 il bel documentario “L’ottavo giorno” diretto da Sabrina Varani, che offre un delicato e toccante sguardo sugli ultimi, sui senza fissa dimora, che popolano i luoghi attorno al colonnato della Basilica di San Pietro. Un viaggio al seguito dell’impegno e del carisma di padre Stefano Albanesi. Un racconto accorto e luminoso, senza scivolate pietistiche o emotivamente ricattatorie. Uno sguardo rispettoso su chi ha perso tutto, ma si batte per riaffermare la propria dignità.
“La Preside” (Rai, 2026)
“La scuola, il cuore pulsante della vicenda, è il segno tangibile e visibile che le cose si possono cambiare: un pezzo alla volta la vediamo trasformarsi da discarica a moderno istituto superiore, e così anche i suoi studenti, contagiati dalla voglia di migliorarsi”. Così il regista Luca Miniero nel presentare la miniserie “La Preside”, 8 episodi in 4 prime serate per Rai Uno e RaiPlay all’inizio del 2026, e poi anche su Netflix. Interpretata con grintosa energia dalla sempre ottima Luisa Ranieri, la miniserie racconta la storia vera di una preside del napoletano, Eugenia Carfora, dirigente scolastica nel comune di Caivano, dove ha rimesso in piedi una struttura scolastica diroccata e abbandonata dai ragazzi, accendendo un sogno di scolarizzazione e cambiamento. Un desiderio di riscatto e futuro. La miniserie è prodotta da Luca Zingaretti con Zocotoco e Angelo Barbagallo con Bibi Film Tv, con Rai Fiction e Netflix.
La storia. Napoli, Eugenia Liguori, quarantasettenne sposata e con due figli quasi adulti, è al primo incarico come preside. Nell’assegnazione degli istituti nessuno dei colleghi vuole il professionale Anna Maria Ortese di Caivano, ma lei decide di accettare la sfida. È convinta delle sue capacità e della sua determinazione, ma soprattutto il suo obiettivo è aiutare i ragazzi, riportare tutti in classe e dare loro una giusta formazione. L’Ortese è un istituto scolastico particolarmente disagiato: mancano banchi, sedie, una parte è stata trasformata in lavanderia dal custode e il cortile è una pizza di spaccio controllata dalla malavita. C’è una diffusa diffidenza: i ragazzi disertano le lezioni, i genitori hanno perso le speranze nel polo educativo e soprattutto la malavita preferisce disincentivare il libero pensiero. Eugenia però non cede a difficoltà e intimidazioni, va avanti nella sua battaglia culturale e di legalità…
“Una donna incredibile – ha sottolineato Luisa Ranieri – Mi ha fatto venire voglia di portarla sullo schermo, perché credo che la scuola sia un tema centrale. Sul set avevo paura, perché volevo darle merito e non deludere le sue aspettative. Ogni giorno mi ripetevo di abitare il personaggio con umiltà e di portare avanti il suo pensiero. Avvertivo una grande responsabilità, più di ogni altro ruolo interpretato in carriera”.Dalla visione dei primi episodi de “La Preside” emerge con chiarezza la forza di un racconto di grande trasporto e impegno civile. Attraverso l’impegno didattico-eroico di Eugenia, viene affrontata una storia di disagio sociale ma non di rassegnazione. Al contrario, è una storia corroborante, che rimarca la possibilità di un cambiamento sempre possibile, che parte proprio dallo scommettere sulle giovani generazioni, tra scuola, cultura e idee di futuro. Una miniserie molto simile – in comune hanno lo stesso regista, Luca Miniero – con l’altrettanto valida “Noi del rione Sanità”, sempre Rai, sull’impegno di don Antonio Loffredo nel quartiere napoletano, che ha salvato giovani e adulti dalle maglie della malavita attraverso il teatro.
La miniserie poggia un personaggio chiave, quello di una dirigente scolastica che si ribella alla stasi e alla rassegnazione, costruita sul tracciato di una storia vera, esemplare. Una figura eroica che si gioca nel quotidiano, tratteggiata in maniera profondamente umana, fallibile, ma sospinta da un ideale alto e solido, che la guida attraverso difficoltà sociali e familiari. Un ruolo da incastonare in una carriera già eccellente, quella della Raniera, che si è distinta per ritratti grintosi e incisivi: dalla visionaria imprenditrice Luisa Spagnoli al vicequestore Lolita Lobosco. Una serie di stringente attualità, che rimarca il valore dell’educazione e della cultura per riattivare territori e comunità ferite, ma non vinte. Consigliabile, problematica, per dibattiti.
“L’ottavo giorno” (Tv2000)
Rispetto. È la parola-guida che ha seguito la regista Sabrina Varani nello sviluppare il suo documentario “L’ottavo giorno”, un viaggio sotto il colonnato della Basilica di San Pietro per raccontare le esistenze fragili di senzatetto nell’anno giubilare. “Ho sentito fortemente l’esigenza di preservare la dignità delle persone – ha affermato la regista – in qualsiasi condizione fossero, senza cadere in un sensazionalismo che sentivo come estremamente negativo. Il mio lavoro doveva guardare chi ogni giorno incrociamo sulle nostre traiettorie cittadine ma che con un’ostinata negazione non vediamo. Mi sono sentita io stessa in prima persona parte di quella gente che distoglie lo sguardo, che evita di avvicinarsi, spaventata di entrare anche solo di passaggio nella zona di stazionamento di un senzatetto, quasi che respirare la stessa aria possa contaminarci”. Scritto da Gianni Vukaj e Beatrice Bernacchi, il documentario è una produzione originale di Tv2000 – Play2000. Presentato alla 20a Festa del Cinema di Roma, verrà messo in onda nel corso della stagione 2025-26 dall’emittente della CEI.
La storia. Giubileo della speranza (2025), accanto ai tanti pellegrini che affollano la Basilica di San Pietro per varcare la Porta Santa vive una comunità silenziosa e “invisibile”. I senzatetto che frequentano il colonnato, stanziali in tende, che si recano nelle docce e negli ambulatori voluti da papa Francesco proprio lì accanto. Un viaggio nelle vite di Paul, Vardel, Fabrizio, Elio e tanti altri al seguito di padre Stefano Albanesi, che coordina i volontari e li accoglie nella parrocchia a pochi passi da San Pietro…
“L’ottavo giorno” di Sabrina Varani è un documentario che con grande delicatezza e attenzione accosta lo spettatore a storie di vita precarie, ad esistenze spezzate che spesso, nel vorticoso ritmo del quotidiano, si preferisce non vedere, evitare, tra timore e struggimento. La regista è molto abile nel controllare tono e dinamica del racconto, accompagnando lo spettatore a superare reticenze e pregiudizi, accostandosi così a storie sì ferite ma ricche di umanità e dignità. Storie di rovinose cadute che possono però ancora sperare in un riscatto, soprattutto grazie alla mano tesa di don Albanesi e dei tanti volontari che si mettono prima in ascolto, e poi in aiuto. Un documentario sociale importante e necessario, gestito con gentilezza. Da vedere, da condividere. Consigliabile, poetico, per dibattiti.