StorieA Campese le storie vengono alla luce dentro ai suoi affascinanti quaderni, che per una volta ha aperto per la Difesa
C’è profumo di luce lì dove le parole restano custodite tra la carta e i pensieri. Cristina le cova lentamente, senza fretta, lasciando che siano loro a decidere come, e quando, farsi storia, immagine, poesia.
Credere di trasformare una passione in un lavoro che non esiste è uno dei più rischiosi azzardi, ma Cristina Bellemo ce l’ha fatta a non tradire i sogni e la magia delle fiabe, anche a discapito dei venti avversi che sanno sempre mettersi di traverso. E sono ancora intere le notti trascorse in cucina a scrivere parole, ritagliare immagini, incollarle nei quaderni di forma, fattezza e colore diversi, indispensabili per toccare l’apice creativo, anche solo con un dito come si fa con la luna.
A decretare il traguardo, che nemmeno lei mai avrebbe immaginato di raggiungere, è arrivato poche settimane fa il premio Andersen 2021 come miglior scrittrice, il più alto riconoscimento italiano dedicato ai libri per l’infanzia.
Cresciuta «in una casa senza libri a Campese», dove continua a vivere a pochi passi dal bosco, dal Brenta e da Bassano che, come un’elegante signora d’altri tempi, si lascia ammirare da lontano, il desiderio di possedere e leggere pagine di ogni sorta ha attecchito subito in lei. E non l’ha più abbandonata. «Leggevo di tutto, gli ingredienti dei biscotti, i componenti dei detersivi. Mia madre realizzava scarpe, mio padre faceva il falegname e solo la cocciutaggine dei miei professori delle medie ha fatto sì che continuassi a studiare prima al classico di Bassano del Grappa e poi lettere antiche a Padova». Subito dopo la laurea, Cristina inizia a collaborare con alcune testate locali, tra cui La Difesa del popolo: «Anche quando scrivevo per i giornali, amavo le storie più segrete e intime, ripiegate dentro la vita delle persone».
E per caso inizia l’avventura di scrittrice: insieme a Massimiliano nel periodo del fidanzamento partecipa al concorso letterario di Marostica dedicato ad Arpalice Cuman Pertile dove ricevono una segnalazione per un piccolo racconto a quattro mani, Serena e il segreto delle linee rette. A Cristina con gli anni piace sempre di più inventare storie per bambini, soprattutto per i suoi Cecilia e Sebastiano, creativi, curiosi, attenti. «C’è stato un momento in cui Sebastiano disegnava lune dappertutto, sulle lenzuola, le tovaglie, i muri… da lì è nato Il disegnatore di lune e mi son detta: “Proviamoci!”. Così ho partecipato di nuovo nel 2006 al premio Cuman Pertile vincendolo». Da lì il coraggio diventa forza e Cristina inizia a inviare i suoi testi in giro per l’Italia e l’Europa ai premi letterari più vari. L’anno dopo ottiene ben dieci riconoscimenti con i suoi racconti tra i quali alcuni diventeranno successivamente magnifici albi illustrati che ogni famiglia dovrebbe custodire nella propria biblioteca domestica. Con Il signor Abbastanza si aggiudica il secondo posto del piccolo concorso letterario “Il racconto nel cassetto” di Villaricca in provincia di Napoli: «Lui è circondato di persone che non sono mai sazie né contente. Continuano a comprare, a desiderare, a volere. Il signor Abbastanza non ne capisce il motivo… lui sta così bene con la sua casina e il suo gatto. È una storia sull’insoddisfazione e sulla gioia di sentirsi fortunati per quanto già si ha».
I primi passi nell’editoria
Il salto vero e proprio arriva a pochi mesi dal Natale 2008 con le edizioni Messaggero di Sant’Antonio che le chiedono di provare a realizzare alcune storie per un percorso illustrato che accompagni l’Avvento dei bambini. «Ho lavorato giorno e notte per un mese: i tempi erano strettissimi… fu meraviglioso e il libro 25 storie di Natale andò a ruba, al punto che durante le presentazioni consegnavamo i tagliandi per ritirare i volumi in libreria perché non ne avevamo più». Seguirono 40 storie di viaggio nel 2009 e Buona differenza! nel 2010. «Fu un periodo molto fecondo: studiavo continuamente i cataloghi di libri per l’infanzia, divoravo gli albi illustrati, andavo alle fiere… Non mi sono più fermata; ho compreso che era quello che dovevo fare». Il passo verso altre case editrici specializzate è arrivato poco dopo: il primo albo illustrato fu Sottosopra che uscì per Zoolibri a cui ne sono seguiti molti altri anche per Topipittori (tra cui Due ali, Storia piccola, Tuttodunpezzo…), Erickson (Diamoci una sregolata!), Rizzoli (Io e il falco), Il Castoro (Amelia, Voci vocione, Che genio Eugenio…) e per Anima mundi la recente raccolta di poesie Casa toracica.
La radice della famiglia
C’è chi ha ha avuto un ruolo determinante, perché ha tenuto duro anche quando Cristina non pensava di «essere all’altezza» del compito che sente di avere. È una presenza discreta, ma salda come una quercia sotto cui ripararsi, ristorarsi, riprendere il cammino. «Mio marito Massimiliano è ancor oggi il mio primo ascoltatore e revisore di bozze. Senza di lui non sarei andata avanti: mi ha sempre sostenuta, mi incoraggiava le prime volte a non aver paura ad avvicinarmi agli editori. È stata come una goccia costante che cade e incide: “Vedrai che accadrà, che succederà prima o poi” mi ha sempre ripetuto e non ha mai nutrito un dubbio. È un ingegnere informatico, pragmatico e visionario. Si accorge di ciò che non funziona nella scrittura fin da subito. Non ha mai smesso di accompagnarmi a una presentazione, mi dice che venirmi ad ascoltare è un dono. I suoi viaggi di lavoro e i miei racconti sono lo scambio reciproco che ci doniamo e che rappresentano il cuore della vitalità del nostro rapporto».
Cristina non sente di scrivere solo per i bambini, ma per tutti coloro che abbiano voglia di ascoltare in profondità, pur trovando nel pubblico dell’infanzia le orecchie più acute. Nutre l’urgenza di scrivere le narrazioni che le germogliano dentro, trasforma i sentimenti in pagine dove ognuno possa ritrovarsi, in qualche modo.
Ma come nascono le parole? Come s’infilano nei pensieri, prendendo forma nelle storie? Non è facile spiegarlo, ma l’incantesimo avviene nel momento esatto in cui non ce lo si aspetta. «Vengono alla luce in maniere sempre diverse. Da uno stimolo esterno come una faccia, un animale, un’emozione… ecco che da lì si accende la scintilla. Da dentro, a volte. Da mesi di riflessioni interiori su un punto di vista. Le parole fluiscono, escono lentamente dalla matita, dalla penna – scrivo quasi sempre a mano – a volte sono feroci. Durante la pandemia all’inizio dell’isolamento sono sparite, allora ho iniziato a scrivere nei quaderni le parole di altri. Poi sono emerse: “Adesso ci scrivi!” con urgenza e sfacciataggine». È un lavoro di scavo interiore, che a volte toglie energie e volontà. «Non è un lavoro in miniera, ma è un prosciugamento felice che mi spalanca, mi fa respirare e mi fa ripetere ogni volta: è questo che voglio fare davvero. E sento che mi moltiplico».
Ad accomunare Cristina al suo primo pubblico è l’incanto primigenio che appartiene ai piccoli. «Credo di averlo ancora dentro di me, intatto. Questo stupore per ogni cosa è così promettente! Il cinismo, il disincanto degli adulti non mi appartengono. La vita mi ha fatto sicuramente crescere, ho la consapevolezza dell’età; ho provato il dolore e mi sono trovata anche sul confine. Eppure l’entusiasmo resta lo stesso. Quanto bella è l’etimologia di questa parola che in greco significa: “Avere un dio dentro”. Condivido con i bambini la curiosità – che dentro ha la radice della cura –, entro nella loro lunghezza d’onda; scopro le cose per la prima volta e le percepisco come qualcosa di “sacro”: pongo un recinto sicuro e rispettoso intorno a ciò che trovo».
Penne, colori, ritagli e quaderni
Non mettono fretta i quaderni. Richiedono di essere scritti e riempiti con mani e fantasia. Non cessano di accompagnare e guidare Cristina lungo il percorso creativo che l’attende ogni volta. Sono come creature vive, collaboratori perfetti, che riescono a dire qualcosa di nuovo ogni volta che vengono riaperti e sfogliati. «Quando sono a corto di idee arriva un quaderno. Massimiliano me ne ha portato uno poco tempo fa da uno dei viaggi e ora sta compiendo la sua magia».
È di seta blu con qualche inserto dorato, con una chiusura in bambù come fosse un chiavistello, le pagine in pergamena sottile, che assorbono l’inchiostro come la notte per non lasciarlo più andar via. «In mezz’ora è nato l’indice delle parole sulla notte: il pigiama, la coperta, la lucina… Ora stanno fiorendo le poesie. Poi ci sono i quadernini dei “4 versi”, versi terapeutici, delicati distillati per ogni occasione. I “Quaderni d’emergenza” sono germogliati con la pandemia: ritagli, disegni, canzoni, poesie, liste della spesa, fiori che sbocciavano in quel tempo sospeso e pericoloso lungo il mio Brenta, con il terrore di restare senza carta». E i quaderni di viaggio, quelli più gonfi di storie e persone, ricchi di scatti alla natura: restano preannuncio di mondi interiori da scoprire, senza stancarsi mai di trovare le parole giuste. Quelle belle, che accarezzano l’animo dei bambini e donano speranze ai grandi.
Nel quaderno delle poesie di quinta
Tutto è cominciato da righe di quinta elementare con il “quaderno delle poesie” che la maestra Franca aveva richiesto a ogni alunno. «Venni esclusa per distrazione da una festa di compleanno – racconta Cristina Bellemo – Tutti ci sarebbero andati, anche mio fratello, in quella bellissima casa con la piscina e tutti, tranne me, si sarebbero divertiti un mondo. Rimasi chiusa in casa quel pomeriggio e scrissi di getto la mia prima poesia: “Tristezza”. Infine, mi disegnai con il viso rigato di lacrime. La maestra la trovò qualche giorno dopo e volle leggerla in classe a voce alta. La considero la mia prima pubblicazione… devo molto a quella magnifica maestra che oggi ha 93 anni e che aveva visto più avanti di tutti gli altri». Quando nei suoi incontri nelle scuole la scrittrice racconta quest’episodio ai bambini, loro reagiscono con rara sensibilità: «Sanno bene ciò di cui parlo, magari lo hanno provato e si sentono compresi a loro volta. Cercano di consolarmi ancora a distanza di tanto tempo».
La motivazione di Andersen per l’appassionata scrittura
«Per l’intensità della scrittura e il ben misurato passo della propria proposta creativa; per una letteratura nutrita dalla curiosità per le storie delle persone e da una serena e appassionata ricerca sulla lingua e sulla parola nel suo declinarsi ritmico, sia nel testo breve per l’albo illustrato sia nella misura narrativa del romanzo; per aver consegnato alle lettrici e ai lettori narrazioni emotivamente coinvolgenti». Grazie a questa motivazione, profonda e calzante, Cristina Bellemo è stata insignita del premio Andersen 2021 come miglior scrittrice.
L’autrice vive a Campese, piccola frazione di Bassano del Grappa in Diocesi di Padova. Da giornalista è stata per anni anche corrispondente della Difesa per il Bassanese e l’Alto Vicentino. Oltre alla scrittura ama avvicinare alla lettura i bambini e i ragazzi nelle scuole con i suoi libri e i suoi quaderni.
Il prossimo libro E la regina disse uscirà a settembre
L’ultimo libro di Cristina Bellemo risale a qualche mese fa: è Il paese degli elenchi edito da Topipittori con le illustrazioni di Andrea Antinori. L’albo racconta con ironia quanto il punto di vista dei bambini, che spariglia le carte, faccia sempre un gran bene agli adulti per guardare il mondo con occhi nuovi.
Poche settimane fa, i disegni di Liuna Virardi per il piccolo capolavoro Vuoto pieno, edito da Topipittori nel 2020, hanno vinto il premio come migliori illustrazioni di libri per l’infanzia alla mostra internazionale del libro di Mosca.
A settembre arriverà sugli scaffali un nuovo albo dell’autrice bassanese E la regina disse, pubblicato da Zoolibri con le illustrazioni dell’esordiente Isadora Brillo: «È una storia sui no che abbiamo ricevuto e detto e sui sì che siamo state capaci di far germogliare, anche se certe volte nessuno ce li aveva insegnati».
