Quando una giovane sceglie il Servizio civile universale, sa che i dodici mesi a venire saranno caratterizzati dalla difesa non armata e nonviolenta della patria attraverso l’ascolto della propria comunità e del proprio territorio.
Proprio in ascolto della comunità e del territorio, Marta Concolato, neolaureata in psicologia, sta percorrendo i primi passi nel mondo del sociale patavino grazie al suo progetto di Servizio civile: «Tutto ciò che ho ricevuto nella vita grazie alla mia fortuna mi fa sentire profondamente responsabile verso chi cresce affrontando difficoltà economiche, familiari o educative – racconta Marta in merito alla propria esperienza – È come se quel privilegio mi chiamasse, ogni giorno, a restituire qualcosa».
Questa responsabilità l’ha spinta verso l’associazione Mimosa odv, impegnata su vari fronti dell’integrazione sociale, in particolare attraverso unità di strada focalizzate su prevenzione e tutela della salute delle persone che esercitano attività di prostituzione e comunità per minori stranieri non accompagnati in sinergia con la cooperativa Equality. Nel corso di quest’anno Marta si è inserita nella comunità di via Tiziano Aspetti, dove ha affiancato per un pezzo di strada le persone che ha incontrato.
Si è immersa nel loro mondo, talvolta entrando in punta di piedi, piena di gratitudine e soddisfazione. Ha stretto contatti in diversi modi, per esempio provando a capire insieme agli altri come far funzionare una Xbox adocchiata nella struttura da qualche appassionato di videogiochi. Oppure, contribuendo a spazi animati da supporto e convivialità, come il corso di lingua italiana per donne, gestito grazie all’aiuto di volontarie desiderose come lei di mettere in campo le proprie competenze per un sostegno, non solo linguistico ma anche motivazionale e umano. Oppure ancora, facendosi catturare dal fascino di nuove culture, sino a lasciarsi dissuadere da ogni strascico di eventuali pregiudizi che a volte toccano anche chi arriva con le migliori intenzioni.
L’accompagnamento offerto da Marta agli ospiti è stato ricco di sorpresa ma anche di consapevolezza, dolce ma determinato, discreto ma che non tace. Perché, come sostiene lei, «chi sa non può tacere: di fronte a esperienze di iniquità sociale non si può lasciare che chi parte da situazioni svantaggiate si trovi da solo ad alzare la voce per i propri diritti. Come operatrice volontaria ci sono anch’io, per loro e con loro». Chi sa non può tacere anche di fronte a un percorso migratorio del quale ciò che conosciamo lo apprendiamo per mezzo di semplici fotografie, ma che ha radici profonde, piantate a volte nel Paese di origine ma anche in grado di trovare spazio in una comunità più ampia e diversa, sviluppandosi in comunità e fiorendo nel mondo quando il ragazzo finisce il percorso in e inizia a costruire il proprio futuro.
Anche Marta continua a costruire il suo futuro professionale nel panorama sociale cittadino, portando con sé la consapevolezza e la determinazione che l’esperienza di Servizio civile universale ha reso più forte.
articolo scritto in collaborazione con il Csv di Padova e Rovigo