Idee
Ci hanno messo circa una decina d’anni: lì per lì, probabilmente, i grandi fautori commerciali dell’Halloween all’americana (e dei sinistri personaggi che ci si infilano) non si aspettavano la levata di scudi contro la festa delle zucche vuote che c’è stata nel mondo cattolico. Avranno pensato che, specialmente noi italiani, come abbiamo abboccato e abbocchiamo a tutto quello che sa di estero, anche in questo caso non avremmo fiatato. E invece, nel caso di Halloween, qualche voce dal mondo cattolico, prima sporadica, poi più consistente e diffusa, si è alzata a contestarne il senso, il valore e la liceità da un punto di vista spirituale, e non per motivi meramente campanilistici (“qui da noi non si fa”): la forsennata, consumistica, macabra celebrazione commerciale e mediatica di Halloween è stata progressivamente riprovata dai cattolici (e non solo), per l’evidente e deliberata estraneità e contraddizione con il senso autentico delle celebrazioni di questi giorni, che riguardano i Santi, e dunque il Cielo, e i defunti nella condizione purgatoriale.
Lo spostamento dell’attenzione, in questi giorni, al momento carnevalesco e tenebroso del 31 ottobre è un insulto a una concezione autenticamente cristiana della morte e dell’al di là, un’induzione sin dall’infanzia a vivere in termini celebrativi una presunta accezione orrorifica della vigilia di Tutti i Santi, una facilitazione all’avvicinamento, in occasione di Halloween, a pratiche occulte e al mondo del satanismo che, per sua esplicita ammissione, in questa notte, rifacendosi al mille volte citato calendario celtico, concentra nefande pratiche sacrileghe.
Man mano che queste obiezioni del mondo cattolico si sono propagate, dall’altra parte si è assistito, in questi ultimi anni, a una rimonta argomentativa di quelli a cui Halloween invece piace. Sui social si sono diffusi in modo crescente post anti-anti-Halloween, che prima erano più rari: evidentemente ci si è accorti che le obiezioni alla pseudo-festa hanno fatto più presa di quanto gli spacciatori di dolcetti avrebbero immaginato, e si è provato a correre ai ripari, magari con un aiutino da Google, perché tutti questi studiosi di folklore e mitologia comparata in giro non si vedono. “Sono stupidi quelli che contestano il festeggiamento di Halloween, perché Halloween c’è sempre stato ed è sempre stato festeggiato dai cristiani che oggi, per ignoranza, lo contestano”. Questo è il succo del loro ragionamento. Di solito si passa poi a citare il mai abbastanza menzionato calendario celtico, si snocciolano esempi di come nei paesini della Sicilia tanto quanto in quelli inglesi i bambini chiedevano dolcetti in quella notte, passando per il Día de los muertos ispanico, ecc. Per motivi di spazio non possiamo elencare tutti gli argomenti che i paladini di Halloween portano per legittimare la loro posizione, ma soprattutto per denigrare quella di chi non ne vorrebbe sapere, perché in questo mondo libertario e democratico è chiaro: se non ti piace quello che piace a me, sei un intollerante, un ignorante e un bigotto.
Il punto è che proprio la menzione di una storia di tradizioni connesse ai defunti dimostra che Halloween, così come viene presentato dal mondo del commercio e delle mode (e dell’occultismo), non può che essere rigettato. Prendiamo l’esempio più citato (a sproposito) dai fan dell’Halloween orrorifico: il Día de los muertos, su cui è stato fatto anche un toccante cartone qualche anno fa, Coco. Ebbene, guarda caso, la data di questa celebrazione non è il 31 ottobre, bensì il 2 novembre, cioè il giorno in cui in tutta la Chiesa si commemorano i defunti. Che ogni popolo da sempre abbia trovato il suo modo di festeggiare le ricorrenze, e anche di reinterpretare in chiave cristiana tradizioni precedenti, non è uno scoop. Che l’unico modo che l’incrinata umanità odierna abbia per vivere queste cose sia trasformare tutto nella simulazione (si spera) di un grande sabba a base di dolci scadenti e retorica orrorifica fa davvero pena, specialmente se si pensa che non pochi dei fanatici dell’Halloween in maschera ignorano completamente la concezione escatologica cristiana, che è stata la base tradita su cui anche le loro festicciole si fondano. Se i festeggiatori mascherati e banchettanti della vigilia di Tutti i Santi di duecento anni fa vedessero come lo festeggiano i loro citatori odierni, ne rimarrebbero senz’altro inorriditi: nessun senso di famiglia, nessuna religiosità e la continua evocazione di un trionfalismo demoniaco, una distanza assoluta dallo spirito che l’Halloween di allora intendeva trasmettere, soprattutto ai più piccoli.
Magari ci riappropriassimo in modo consapevole delle vere tradizioni e celebrazioni connesse ai defunti! Ci permetterebbero di ricontattare, su un piano immaginativo e affettivo, una concezione della morte molto più serena e ci ricorderebbero che i morti non sono mostri, come invece racconta l’iconografia di Halloween, ma sono le persone care che ci hanno preceduto in Patria, come viene spiegato benissimo nel film di animazione di Tim Burton “La sposa cadavere”: quando i defunti si incontrano con i vivi, si riconoscono, perché vivono entrambi – i vivi e i morti – delle relazioni che li costituiscono.
Speriamo pertanto che, nel tempo, un’intelligente operazione culturale faccia sì che l’annuale polemica di Halloween, che ora trova più ingenuamente agguerriti i suoi difensori, induca piuttosto a vivere in modo più ricco, magari riscoprendole, le tradizioni autentiche che celebrano la comunione dei santi e dunque la nostra permanente relazione con i defunti. Se nel tempo Halloween ha preso tutto questo spazio, è anche perché abbiamo messo nel dimenticatoio le vere feste per e con i defunti – basti pensare da quanti decenni il 2 novembre non è più giorno di festa civile né di precetto religioso! Chissà che quel trend virtuoso, che ha portato il governo italiano a riconoscere la festa di san Francesco d’Assisi come giorno di festa civile, non porti anche a riconoscere di nuovo il 2 novembre, il “giorno dei morti”, come data in cui sospendere le attività ordinarie, per una visita alle nostre radici sepolte, che attendono di rifiorire con noi nella risurrezione.