MosaicoDal 16 al 18 febbraio una delegazione della sezione padovana dell’Ucai partecipa al Giubileo degli artisti, a Roma, con le tre opere selezionate al concorso nazionale sulla speranza
C’è anche una delegazione della sezione Ucai (Unione cattolica artisti italiani) di Padova al Giubileo degli artisti e del mondo della cultura, dal 16 al 18 febbraio a Roma. Una decina in tutto, oltre alla presidente, Marina Enrichi, anche le tre artiste che avevano partecipato al concorso indetto, proprio in occasione del Giubileo, dall’Ucai nazionale sul tema della speranza. «Hanno partecipato 27 artisti – spiega Marina Enrichi – per un totale di 31 opere perché quattro artisti si sono presentati in due categorie diverse. Le opere selezionate verranno presentate durante il Giubileo». C’è quindi Silvia Gobbin con la sua poesia Luci di speranza che nasce dalla sua esperienza lavorativa e di volontariato. «Vivo a Padova, sono pedagogista – racconta – e ho lavorato all’Ufficio per l’esecuzione penale esterna di Verona e Vicenza incontrando la giustizia riparativa. Ho ascoltato quanti si sono trovati ad avere a che fare con la giustizia, utenti, personale, volontari. Le parole principali che ho colto? Responsabilità, consapevolezza, riparazione. La comunità svolge un ruolo fondamentale e preziosissimo, fungendo da amalgama d’oro per ricomporre i cocci come fa l’arte giapponese del Kintsugi». Insieme a lei c’è anche Manuela Ravaglioli, insegnante e autrice di canzoni e spettacoli teatrali, che ha composto e musicato una canzone in spagnolo che rientra nel progetto più ampio “Feminilia Endiòsate Mujer”. «Lavoro molto sul tema della violenza di genere – evidenzia – e sul fatto che ognuno di noi ha un femminile in sé che va ascoltato. Esorto la donna, che ha una parte preponderante di femminile, ma anche l’uomo, a confidare nella propria femminilità e a trarne forza. La speranza è nella possibilità che qualcosa cambi». Infine Chiara Sartori direttrice artistica e presidente di Cre.Arte, scuola di danza aerea ha realizzato una performance intitolata “Dinamica circolare”: «In questa produzione – spiega – esploro come un gesto d’amore, l’abbraccio, possa essere un luogo sicuro. Le spinte date al pavimento mi hanno portata a una sospensione circolare. Il vortice ha creato dispersione in me. I primi a perdersi sono stati gli occhi: gli elementi che prima erano nitidi nella stanza ora sono confusi l’un l’altro. Osservavo che più mi chiudevo nell’abbraccio, più il “girotondo” aumentava, e se da piccini questa dimensione era divertente, da adulta mi tendeva verso uno stato di paura. L’abbraccio sospeso diviene qui esplorazione, ricerca di leggerezza ed equilibrio». «Cos’è quindi la speranza? – conclude Marina Enrichi – La speranza nutre i sogni e infonde pace, alza la testa e dona forza. Spalle dritte e sguardo fiero fisso al cielo e passo audace».
