Chiesa | MondoÈ un momento di grande dolore e commozione per la morte di papa Francesco. È stato un punto di riferimento per il mondo intero in tempi difficili, tempi che lui chiamava «un cambiamento d’epoca».
Ricordo la sua preghiera straordinaria in una piazza San Pietro deserta durante la pandemia, quando disse: «Su questa barca ci siamo tutti e ci siamo accorti che non possiamo andare avanti, ciascuno per conto suo, ma solo insieme, e che nessuno si salva da solo». Ci lascia la visione di una Chiesa povera per i poveri, di una Chiesa in uscita verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali. Penso al suo primo viaggio a Lampedusa, anche a quelli successivi in Africa, in Iraq, in Indonesia. La sua eredità, il suo grande amore per i poveri e per i migranti. Un amore che ha aperto una via di speranza nella globalizzazione dell’indifferenza. La sua eredità è anche il suo impegno per la pace. Nell’enciclica Fratelli tutti aveva scelto parole chiarissime: «Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come l’ha trovato», e aveva aggiunto che la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità. Ancora nell’ultima domenica di Pasqua, nel messaggio per la benedizione Urbi et orbi aveva detto: «Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile».
Personalmente, vorrei ricordare anche i tanti incontri avuti da papa Francesco con la Comunità di Sant’Egidio, penso alla sua vicinanza al progetto dei Corridoi umanitari attraverso il quale molti rifugiati hanno raggiunto il nostro Paese attraverso percorsi sicuri e legali. Penso anche al suo incoraggiamento a proseguire nella fedeltà alle tre P, le tre P con cui aveva ribattezzato la Comunità di Sant’Egidio: preghiera, poveri e pace. E così resteranno sempre nel nostro cuore, come orientamento per il futuro, le parole che ci disse durante la sua prima visita a Trastevere nel 2014 e le vorrei ricordare con una preghiera per lui che ci ha chiesto sempre di accompagnarlo con la preghiera. In quell’occasione ci disse: «Camminando così, aiutate a far crescere la compassione nel cuore della società, che è la vera rivoluzione, quella della compassione e della tenerezza, quella che nasce dal cuore a far crescere l’amicizia al posto dei fantasmi dell’inimicizia e dell’indifferenza».
Mirko Sossai Comunità di Sant’egidio di Padova
