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L’abitazione è sempre più un problema. Se il turismo di massa minaccia anche il centro di Padova
Se il turismo di massa minaccia anche il centro di Padova
IdeeSe il turismo di massa minaccia anche il centro di Padova
L’abitazione è sempre più un problema. Parliamo della prima casa, quella per cui le famiglie sono disponibili a impegnarsi in mutui decennali o in affitti oggi sempre più rari e costosi. Il fenomeno vale per tutti i territori della nostra Diocesi e non solo. Fa specie leggere nei social network post, anche di agenti immobiliari, che cercano disperatamente alloggi da affittare (anche per loro stessi). Nella fascia Pedemontana, ma è solo un mero esempio, entrare in agenzia per chiedere un appartamento in affitto significa ricevere una scrollata di spalle e un’espressione desolata da parte dell’agente di turno: «Fai prima a mettere un annuncio su Facebook…» è la risposta prevalente anche in questo caso. Il mercato sta mettendo a dura prova le finanze di singoli e nuclei familiari. Sono molte le cause, non ultima la scuola, con l’ampio accesso di molti nuovi insegnanti via concorso o per avvicendamenti post-pandemici. Se dalla provincia passiamo alle città più importanti della nostra Regione, aggiungiamo un fattore chiave: la crescita di domanda da parte degli studenti universitari. Un ottimo segnale dopo la “segregazione” imposta loro dal Covid, ma anche un ulteriore aumento dei canoni con relativa impossibilità di accedere da parte dei giovani che intendono esercitare il loro diritto allo studio e delle famiglie che temono sfratti e reclamano maggior disponibilità di edilizia residenziale popolare. Su tutto questo panorama, si può notare un’ombra che da Venezia si allarga all’entroterra e che pone forti interrogativi sul futuro di Padova e di tutte le città d’arte del Veneto e oltre. In questi giorni, infatti, l’Unione dei piccoli proprietari immobiliari (Uppi) ha dichiarato che nella città Euganea sono almeno 1.500 gli alloggi riservati agli affitti brevi per turisti e ha invocato sgravi fiscali per incentivare chi possiede un appartamento a rinunciare a questa attività redditizia per privilegiare, appunto, famiglie e studenti. Chi ha l’occasione di passare a piedi per le vie del centro città ogni giorno avrà forse notato che da qualche tempo stanno spuntando qua e là agenzie immobiliari esclusivamente per turisti: segno che probabilmente il fenomeno è molto più ampio di quanto stimi l’Uppi. Con Venezia satura di presenze e in mano ad affaristi di ogni risma, a scapito dei residenti in continuo calo, il mercato punta la città magica, oggetto del desiderio dei turisti di mezzo mondo, partendo dalla nobile vicina, distante meno di mezz’ora diauto o treno. La domanda è: in che cosa rischia di trasformarsi il centro di Padova da qui ad alcuni anni se la tendenza sarà questa? Già oggi bar, locali, servizi “mordi e fuggi” appaiono in maggioranza rispetto a supermercati e altre attività tipiche di chi abita la città. Se poi la presenza turistica si farà pressante come altrove diventerà un deterrente a rimanere per chi già oggi fa i conti con le scomodità del centro (parcheggio auto, ztl, manifestazioni…) oltre ai maggiori costi che un’abitazione vista piazza comporta rispetto ai quartieri residenziali o addirittura all’hinterland che alcuni ancora leggono come “Grande Padova”, ma si scrive Albignasego, Vigonza, Rubano, Ponte San Nicolò… I proprietari immobiliari hanno ragione. Puntare sul turismo per aumentare i ricavi dall’immobile di proprietà non è un reato, per carità. E se tra le loro prerogative non ci sono quelle di pensare o programmare il futuro della città – se non la responsabilità che ogni cittadino dovrebbe avere per il bene comune – esiste la politica e c’è quel che rimane dei corpi intermedi a doversi fare carico di questo. “Quale città sogniamo” (interrogativo valido per tutti i Comuni, dal più piccolo al più grande) non è solo una domanda da campagna elettorale dunque, né una di quelle istanze di cui ci si possa occupare a spizzichi e bocconi, come si vede bene con questioni complesse come l’abitazione. Per chiudere, una piccola proposta che l’Uppi mi consentirà: forse, più che abbassare le tasse a chi affitta a famiglie e studenti, non sarà il caso di alzarle a chi privilegia il lucro dal turismo di massa?