Un bel gruppo della Diocesi di Padova ha accompagnato, domenica scorsa, don Riccardo Battocchio a Vittorio Veneto per la sua ordinazione episcopale: il vescovo Claudio, che ha concelebrato, e poi i familiari, i compagni di ordinazione presbiterale, i vicari episcopali, il rettore del Seminario, i “colleghi” della Facoltà teologica del Triveneto, il “suo” parroco di Fellette e alcuni compaesani… un nutrito numero di amici preti e non solo. «Domenica si è respirata aria di attesa – raccolta don Leopoldo Voltan – Don Riccardo l’ha sottolineato, raccontando che nel suo ufficio al Collegio Capranica ha appeso, nel mesi scorsi, il disegno che gli ha mandato un bambino, dove c’era scritto: “Ti aspettiamo”. Don Riccardo ha “confidato” che questo disegno, con il messaggio che portava a nome di tutti, l’ha accompagnato dalla nomina all’ordinazione episcopale». A don Voltan sono rimasti impressi alcuni passaggi dell’intervento del vescovo Riccardo: «Parlando di cosa vuol dire essere vescovo, ha evidenziato che i “contenuti” li conosce, perché li ha studiati, ma altro è imparare a farlo nella concretezza dei giorni, degli impegni, degli incontri, delle decisioni di prendere». Hanno lasciato traccia, poi, i “grazie” che don Riccardo ha condiviso con i fedeli presenti all’ordinazione: a papa Francesco, alla Chiesa di Padova, al collegio Capranica, all’Associazione teologica italiana, al vescovo Corrado Pizziolo, a chi ha accompagnato la Chiesa di Vittorio Veneto nell’attesa del suo arrivo. «In questi ringraziamenti, ma anche in altri passaggi dell’intervento di don Riccardo, ho colto che il Vangelo si incontra negli altri». È stata proprio una bella festa quella vissuta a Vittorio Veneto: «Ben preparata, curata… Ho percepito un grande credito nei confronti di don Riccardo. La sua nomina a vescovo, ma anche quella di altri presbiteri della Diocesi di Padova che camminano con i fedeli di Chiese vicine e lontane – don Renato Marangoni, don Giampaolo Dianin, don Giuseppe Alberti, don Lucio Nicoletto – ci parlano di una realtà, la nostra, vivace e generosa. Siamo contenti di tanta bellezza».