L’Esortazione apostolica Dilexi te sull’amore verso i poveri di Papa Leone XIV, promulgata il 4 ottobre 2025, ci invita a riscoprire l’amore di Dio in particolare per i dimenticati, per i più piccoli della società, spesso messi ai margini. Solo contemplando l’amore di Cristo possiamo diffondere l’amore fedele del Signore soprattutto tra i poveri, comunicando loro che il Signore dice a ciascuno: “Hai poca forza, poco potere, ma io ti ho amato” (Dilexi te 3). Il Papa ci invita a “percepire il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e la sua chiamata a farci vicini ai poveri” (Dilexi te 3), a scoprire in loro il cuore stesso di Cristo. Egli sottolinea che l’amore verso gli ultimi non richiede azioni eclatanti, ma gesti semplici che esprimono affetto e che testimoniano che ognuno è importante per Dio, per cui l’affetto per il Signore va unito sempre a quello per i poveri (cfr. Dilexi te 5).
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L’Esortazione presenta l’esperienza di Francesco d’Assisi che, dopo una vita spesa per inseguire la vanagloria, rifiutando i poveri per i quali provava disprezzo, scoprì l’amore di Dio che lo condusse tra i lebbrosi, tra gli emarginati del suo tempo.
Imitando Cristo povero e crocifisso, scelse in sposa la povertà. Divenendo povero tra i poveri, chiese ai frati di non appropriarsi di nulla, di essere pellegrini e forestieri in questo mondo, di chiedere l’elemosina con fiducia. Dio, che ascolta sempre il grido dei poveri, con l’incarnazione del Figlio comunica la sua predilezione per loro, rendendo credibile, con la presenza di Cristo sulle strade del mondo, il suo amore per i rifiutati di ogni tempo. Il Papa auspica la realizzazione di una reale Chiesa povera e per i poveri, perché ci sia la cura concreta dei diseredati, senza accumulare beni solo per sé (cfr. Dilexi te 38). Chiede ai cristiani una decisa e radicale scelta di campo a favore dei più deboli (cfr. Dilexi te 16), di rimuovere le cause sociali e strutturali della povertà, perché spesso “le società privilegiano criteri di orientamento dell’esistenza e della politica segnati da numerose disuguaglianze” (Dilexi te 10). Esorta a cambiare mentalità per incidere nelle varie società a livello culturale attraverso i valori evangelici e il rispetto dei più deboli, degli emarginati, a non analizzare il fenomeno della povertà partendo da ideologie, ma ad intervenire partendo dal “Vangelo che feconda ogni momento storico” (Dilexi te 15).
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Ricordando i Padri della Chiesa che riconoscevano nei poveri una via privilegiata per incontrare Dio (Dilexi te 39), fa memoria di sant’Agostino che riteneva “l’elemosina giustizia ristabilita, non un gesto di paternalismo.
Nella predicazione denunciava le strutture di accumulo e riaffermava la comunione come vocazione ecclesiale” (cfr. Dilexi te 43). “Il povero non è solo una persona da aiutare, ma la presenza sacramentale del Signore” (cfr. Dilexi te 44). La prova concreta della sincerità della fede prende forma nella cura dei poveri. Il credente, mentre si fa dono agli emarginati e allevia i bisogni dei poveri, purifica anche il suo cuore. Infatti, sant’Agostino include nella conversione il servizio della carità (Dilexi te 47), perché il Vangelo non è un insieme di argomentazioni teoriche, ma un annuncio concreto che tocca la carne degli ultimi (cfr. Dilexi te 48).
La Chiesa ha visto da sempre nella liberazione degli oppressi un segno del Regno di Dio. Gesù stesso ha proclamato che lo Spirito del Signore lo ha inviato a portare il lieto annuncio ai poveri, a proclamare la liberazione ai prigionieri (cfr. Dilexi te 59). Quanti testimoni in tal senso… santi del passato e viventi ancora oggi!
Il riferimento alla vita monastica richiama la testimonianza dei monaci, per esempio i benedettini, che hanno scelto un cammino di libertà e di comunione (cfr. Dilexi te 56), rendendo ogni monastero un luogo di ascolto e di azione, di culto e di condivisione (cfr. Dilexi te 58). Gli Ordini mendicanti testimoniano che la Chiesa è luce solo quando si spoglia di tutto e che la santità passa attraverso un cuore umile e dedito ai più piccoli (cfr. Dilexi te 67). Basta ricordare i Francescani, i Domenicani, gli Agostiniani, i Carmelitani, che hanno scelto di vivere la povertà evangelica con uno stile di vita semplice e povero. L’Esortazione cita Chiara d’Assisi che, sull’esempio di san Francesco, rinunciò a tutto per esprimere visibilmente “la sua totale fiducia in Dio e la consapevolezza che la povertà volontaria era una forma di libertà e di profezia. La sua vita orante e nascosta fu un grido contro la mondanità e una difesa silenziosa dei poveri e dei dimenticati” (cfr. Dilexi te 65). Ancora ricorda san Domenico di Guzman che scelse con i frati di proclamare il Vangelo con l’autorevolezza che deriva da una vita povera e coerente, consapevoli che la fede non si impone ma si offre con la testimonianza (cfr. Dilexi te 66).
Durante i secoli lo Spirito ha suscitato molteplici carismi capaci di prendersi cura degli emarginati: basta ricordare Madre Teresa di Calcutta e diversi movimenti che testimoniano che la solidarietà è un modo di fare la storia, perché lottano contro le cause strutturali della povertà in tutte le sue sfaccettature (cfr. Dilexi te 81).
Oggi non si può rimanere a guardare la vita da lontano: è necessario un coinvolgimento per liberare l’umanità da tante sofferenze. Papa Leone auspica che cresca il numero dei politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde dei mali del mondo, ascoltando il grido di interi popoli (cfr. Dilexi te 91). Afferma che è compito di tutti i membri del popolo di Dio partecipare attivamente alla vita sociale per curare il bene comune, per far sentire, pur in modi diversi, una voce che denunci le situazioni di povertà (cfr. Dilexi te 97). Vi è l’urgenza di un coinvolgimento concreto dei cristiani, come fu detto durante la Conferenza di Aparecida.
Papa Leone chiede ai cristiani che, attraverso la loro condivisione con i poveri, ciascuno possa far risuonare nel profondo del cuore le parole di Gesù: “Io ti ho amato” (Ap 3,9). Svegliarci è un verbo usato dal Papa: l’Esortazione ci esorta a compiere un cammino di santità in compagnia dei poveri, non solo a livello materiale ma anche esistenziale, perché nella relazione con loro ci scopriremo amati da Gesù.