Mosaico
Lavoro e impegno per il cambiamento. Laboratori alle superiori
Testimonianze, interviste e scrittura Dopo la formazione sulla metodologia dell’intervista, gli studenti hanno prodotto 240 originali biografie
MosaicoTestimonianze, interviste e scrittura Dopo la formazione sulla metodologia dell’intervista, gli studenti hanno prodotto 240 originali biografie
Le idee non nascono dall’oggi al domani e il progetto alla cittadinanza consapevole e partecipativa di Fondazione Fontana nasce più di vent’anni fa con l’obiettivo di porre l’attenzione sui diritti attraverso il coinvolgimento dei cittadini più giovani, vale a dire gli studenti. Per quanto riguarda le scuole superiori quest’anno la proposta rientra nel progetto “Next generation Agenda 2030” finanziato dalla Regione Veneto, ideato e realizzato in collaborazione con l’associazione Amici dei popoli di Padova.
Questo ha consentito “innesti generativi” di nuove idee e quindi per la World social agenda è stato indagato l’obiettivo di sviluppo sostenibile 16. Un lavoro impegnativo ma anche, purtroppo, premonitore. In fase di progettazione sono stati coinvolti i docenti per capire cosa portare a scuola e i percorsi emersi sono stati: pace e cooperazione internazionale, pace disarmo e non violenza, pace giustizia e diritti umani. La domanda da cui sono scaturiti i tre percorsi è stata: ma alla scuola cosa interessa? Il progetto ha sviluppato ore curricolari in educazione civica quindi insieme ai docenti sono stati scelti i filoni di lavoro: Come costruire società pacifiche e inclusive? Qual è il ruolo della cooperazione e della solidarietà internazionale? Cos’è la difesa dei diritti umani? Le spese militari e il disarmo come si declinano con un approccio al movimento non violento? La difficoltà iniziale era capire come arrivare al cuore dei ragazzi perché la questione della pace, quando c’è, è molto lontana dal vissuto: «Proviamo ‐ spiegano i responsabili del progetto ‐ a farli entrare dentro la storia di vita di chi si dedica a questo e quindi facciamo incontrare i protagonisti perché capiscano che questi, il vicino di casa, la mamma, il medico… Attraverso il loro racconto biografico quindi, sono stati messi insieme i racconti utili per scoprire cosa sia la pace e per comprendere che la pace viene costruita davvero da ciascuno di noi e non solo a livello istituzionale».
In classe sono stati presentati gli obiettivi dell’Agenda in maniera interattiva con laboratori che, usando giochi di ruolo piuttosto che l’ideazione di campagne di difesa, hanno aperto la strada alla metodologia. Gianni Belloni, giornalista, uno degli esperti che ha lavorato sui tre i filoni tematici ‐ disarmo, cooperazione e diritti ‐ con circa 250 studenti in undici classi, sulle 48 partecipanti, per realizzare un’intervista e partendo dal lavoro in piccoli gruppi sull’elaborazione di due o tre domande, poi tutta la classe ha costruito la scaletta. Il prodotto finale è la biografia di un operatore impegnato in uno dei tre temi proposti.
«È stato divertente ‐ racconta Belloni ‐ Il confronto con gli adolescenti resta sempre una bellissima sorpresa, un’esperienza molto positiva con una caduta di stile solo in un paio di classi, ma in linea di massima le reazioni sono state buone con punte di eccellenza incredibili anche nelle prime e seconde. Erano classi molto motivate. Dare indicazioni agli studenti è appassionante perché dai strumenti per confrontarsi alla pari con gli adulti e offri loro gli strumenti per fare ricerca, per farsi riconoscere e farsi rispettare. Questo è molto importante perché releghiamo gli adolescenti fuori del mondo, invece è necessario dare loro degli strumenti per diventare autonomi, critici, capaci di domandare e capire. In alcuni casi c’è stata una risposta meccanica per difesa e timidezza, ma se entri in relazione i risultati sono ottimi. Attivare un sentiero di ricerca nei ragazzi per me è l’aspetto più interessante del progetto e questo ha fruttato buoni prodotti su come si possono attivare e si attivino, sulle possibilità che hanno le persone di impegnarsi e come l’impegno possa essere incarnato». Con Gianni Belloni gli studenti hanno simulato un’intervista con Vilma Mazza di Ya Basta sui diritti umani, Luca Ramigni di Fondazione Fontana sulla cooperazione nel mondo, Mohamed Ambrosini di Un ponte per il disarmo. «Sono stata intervistata da varie classi sia degli istituti tecnici che dei licei ‐ sottolinea Vilma Mazza ‐ e complessivamente è stata un’esperienza interessante a conferma del fatto che le giovani generazioni se stimolate, sono attratte dal conoscere esperienze di vita che possano offrirgli spunti per il futuro. Spunti pratici come la possibilità di occupazioni legate alla salvaguardia dei diritti umani, la cooperazione, gli interventi sulla pace, ma anche il capire che in ogni lavoro è possibile immettere degli aspetti legati alla questione dei diritti umani. Da giornalista li ho trovati anche molto interessati a comprendere cosa significa oggi l’informazione».
Anche Banca Etica è stata partner del progetto e ha partecipato attivamente perché gli studenti sono stati coinvolti partendo da un gioco di ruolo che porta a promuovere la finanza etica: «Si discute di petrolio, armi, fossili, delle altre banche ‐ spiega Daniela Callegaro di Banca etica ‐ Delle banche che speculano sul rendimento individuale offrendo un interesse più alto, ma in realtà incidono sulla qualità della vita di tutti che peggiora, basti pensare alle tasse non pagate in Italia o ai capitali portati all’estero, spiegando che se invece mi appoggio a istituti di credito che investono in servizi alle persone, cooperative sociali, microimprese, le energie rinnovabili. Obiettivo di questa formazione è stimolare i ragazzi a chiedersi dove vengono depositati i risparmi della loro famiglia. Sensibilizzare le nuove generazioni è un passo in avanti: quando si apriranno un conto bancario potranno compiere una scelta consapevole. Da clienti, in genere partiamo dal presupposto che non ci capiamo niente e ci affidiamo, ma questo incide in maniera negativa sulle scelte. Il tema della pace è molto sensibile: dietro un’azienda che produce armi ci sono banche che scelgono di finanziare un settore piuttosto che un altro e questa è economia reale». I ragazzi quindi sono usciti dalle classi e, lavorando in autonomia, hanno individuato e intervistato le persone che ora sono protagoniste di 240 biografie. La trasformazione degli incontri in biografie li ha toccati profondamente generando un processo di maturazione e cambiamento: la parole pace al primo incontro evocava: amicizia, amore, tranquillità, serenità; ora invece: impegno, criticità, responsabilità, impegno civico, scontro. Perché la pace non è un elemento naif della vita.
Al termine del percorso in classe è stato chiesto ai docenti di contribuire alla riflessione sugli esiti del progetto. «Ripensando a tutte le fasi del percorso, l’intervista è stata una parte molto stimolante del percorso»; «ma anche le parti interattive dei vostri interventi» e ancora «Conoscere quali sono i meccanismi che producono i finanziamenti per gli armamenti e discutere su cosa vuol dire effettivamente costruire e lavorare per la pace».
Alla domanda su come siano cambiati i ragazzi dopo il percorso sulla pace i docenti hanno risposto: «più attenzione e sensibilità», «richiedono maggior dialogo nella soluzione dei conflitti» e «la consapevolezza, seppur faticosa da raggiungere, che la promozione della giustizia e dei diritti umani mette di fronte a situazioni complesse e contraddittorie su cui non è facile prendere posizione».