Fatti
Lavoro, servono gli stranieri
Nemmeno due ore per esaurire tutti gli 82.705 posti disponibili per accogliere in Italia i lavoratori extracomunitari previsti dal cosiddetto Decreto flussi.
FattiNemmeno due ore per esaurire tutti gli 82.705 posti disponibili per accogliere in Italia i lavoratori extracomunitari previsti dal cosiddetto Decreto flussi.
Lunedì 27 marzo è stato il click day attraverso il quale le Regioni hanno presentato in via telematica le domande per ottenere, come avviene da diversi anni, necessaria manodopera per i settori più sofferenti, dall’agricoltura al comparto turistico. Il sottotesto è che molto spesso questo procedimento è l’occasione per regolarizzare i cittadini stranieri già presenti sul suolo italiano. Le richieste, in realtà, sono state maggiori alla disponibilità dei posti stessi, nonostante il numero sia stato superiore di circa 13 mila unità rispetto alle 69.700 del 2022. Dei nuovi ingressi, oltre la metà (44 mila, contro i 42 mila dello scorso anno) rappresentano le quote per il lavoro stagionale attese principalmente nelle aziende agricole, oltre che nel settore turistico alberghiero. Anche in Veneto sono andate esaurite in pochi minuti le quote riservate al settore agricolo, «ma nella nostra Regione servono almeno altri 10 mila lavoratori per l’ormai imminente avvio delle campagne di raccolta» ha sottolineato il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini, che aggiunge: «Le quote messe a disposizione dal Governo non sono sufficienti: il rischio è che gli imprenditori agricoli si trovino senza manodopera nei campi fra un paio di settimane, quando inizierà il periodo clou». Solitamente, specifica Passarini, vengono impiegati negli appezzamenti agricoli per raccogliere fragole, lattuga, cicorie, coste, piselli e, ingenerale, le colture in serra. Più avanti, invece, nella vendemmia. Tra i Paesi di provenienza predomina l’Africa, con Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali. Rilevante anche la quota di manodopera non comunitaria proveniente dell’Est Europa, in particolare da Albania e Macedonia, e poi dall’Asia, con India e Pakistan. Di fatto, come avviene ogni anno, le quote assegnate alle singole regioni sono inferiori rispetto al fabbisogno comunicato a Roma. L’anno scorso, l’Osservatorio immigrazione e Veneto Lavoro avevano stimato 11.480 persone da impiegare, ma ne sono arrivate circa 4.300. Il 2023 non si discosta molto con il bisogno di occuparne circa 10 mila, tra 1.000 lavoratori domestici, 2.400 per l’industria, 5.200 per i servizi e il restante per l’agricoltura. La Fondazione Think Tank Nord Est parla invece di «emergenza» per quanto riguarda il turismo lungo il litorale veneto con la necessità di 30 mila lavoratori e di mettere in piedi un sistema anche di integrazione per gli stranieri. La loro presenza è significativa già da tempo e nel 2022 è stata in forte crescita, dopo il calo tra 2020 e 2021 dovuto alla pandemia. L’anno scorso, rileva la fondazione, le assunzioni di lavoratori stagionali stranieri sulle spiagge venete hanno infatti raggiunto un nuovo massimo: sono state circa 8.400, un migliaio in più rispetto al 2019, rappresentando oltre il 28 per cento di tutti i contratti stagionali. La loro quota è più elevata nell’Alto Adriatico sopra Venezia, dove sono quasi il 30 per cento.
Si facevano pagare per dare permessi di soggiorno per motivi di lavoro, ma il lavoro non c’era. Gli investigatori della squadra mobile della questura di Padova, lunedì 27 marzo, hanno eseguito una serie di perquisizioni domiciliari e misure cautelari ed interdittive personali disposte dal Gip nei confronti di cinque indagati, fra cui un avvocato e un consulente del lavoro, residenti nelle province di Padova e Rovigo, gravemente indiziati di aver preso parte a un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’operazione è nata da un’indagine iniziata a fine 2020 che ha portato alla luce come gli indagati, in cambio di circa duemila euro per ogni pratica, rilasciassero permessi di soggiorno per motivi di lavoro (in quota decreto flussi) dichiarando assunzioni false in diverse aziende fittizie del territorio.
Quasi il 12 per cento del Pil prodotto in Veneto è riconducibile agli immigrati, ovvero 17,2 miliardi di euro. È uno dei dati elaborati dalla Fondazione Leone Moressa nel rapporto 2022 sull’economia dell’immigrazione. Sono 241 mila in Veneto gli occupati stranieri (l’11,6 per cento del totale). In crescita anche gli imprenditori immigrati, pari a 65 mila (9,7 per cento), che registrano un più 2,6 per cento rispetto al 2020.