Fatti
Le scuole paritarie alla ricerca di insegnanti con l’abilitazione
Per non mettere a rischio l’avvio dell’anno scolastico, nella provincia di Padova su 900 docenti, 150 sono stati “pescati” da altri corsi di laurea
FattiPer non mettere a rischio l’avvio dell’anno scolastico, nella provincia di Padova su 900 docenti, 150 sono stati “pescati” da altri corsi di laurea
«Come scuola paritaria noi non siamo in difficoltà nel partire con il nuovo anno, il personale ce l’abbiamo, siamo coperti, tuttavia mancano alcuni insegnanti con il titolo di abilitazione». Una precisazione, con la campanella dell’anno 2023-2024 pronta a suonare il 13 settembre, quella di Mirco Cecchinato, presidente Fism Padova, la Federazione italiana scuole materne, rispetto alla notizia pubblicata dai quotidiani locali nei giorni scorsi sulla mancanza, nelle scuole paritarie dell’infanzia, di 150 insegnanti su 900. La legge n. 62 del 2000 prevede, tra i requisiti necessari per accedere alla parità scolastica, il possesso, da parte dei docenti della scuola, del titolo di abilitazione, ma già con disposizione del 2016, nei casi di effettiva e documentata impossibilità di individuare personale docente abilitato, i gestori delle scuole paritarie possono conferire incarichi a tempo determinato a insegnanti in possesso di titolo di studio affine. Questo perché, dando priorità all’avvio dell’attività didattica senza interruzione, tra passaggi di insegnanti nelle scuole statali ed esaurimento delle graduatorie provinciali, già in passato alcune scuole paritarie hanno fatto fatica a reperire personale in possesso del già citato titolo di abilitazione. «Dobbiamo pescare da alcune tipologie di laurea, quella in psicologia o in scienza dell’educazione – aggiunge Mirco Cecchinato – Lauree che sì possiamo definire equivalenti, però mancano di alcune caratteristiche, la prima è quella propensione pedagogica. Non è questo il caso, ma a lungo andare potrebbe venir meno un diritto delle famiglie, quello di un adeguato insegnamento. Lo scenario, però, è questo: parliamo di personale che non può dedicare la propria vita all’insegnamento perché precario e non essendoci una situazione di tranquillità professionale, tra scuole che chiudono e bambini che diminuiscono, ci sono insegnanti che si aprono ai canali statali anche se non vorrebbero “passare dall’altra parte” pur avendo uno stipendio leggermente più basso e un monte ore maggiore». Senza le scuole paritarie, in Veneto 90 mila famiglie rimarrebbero senza servizio scolastico, di cui solo a Padova sarebbero 15 mila. Nella provincia di Padova, le scuole paritarie sono, in tutto, 187 con 15 mila bambini, mentre quelli iscritti ai nidi sono 3.000. Come se ne viene fuori allora? «Noi ci ritroviamo a sopperire alle mancanze del mondo universitario – insiste Cecchinato – che non accetta iscritti oltre al numero chiuso (per l’indirizzo di Scienze della formazione primaria a Verona, il numero è di 100 aspiranti insegnanti, a Padova è di 250, ndr), eppure nel mondo statale vanno in pensione tanti docenti, ma così è impossibile coprire il cambio generazionale». Qualche sezione ridotta, e complice la chiusura di alcune scuole già dall’anno precedente, nella provincia di Padova, ai nastri di partenza mancheranno all’appello il Teresianum, la Santa Maria del Carmine, la Galvan a Pontelongo, ad Arzergrande la San Pietro e la Cuore Immacolato a Veggiano. Le province di Vicenza e Venezia perdono un paio di scuole. L’anno scorso, il ministero dell’Istruzione aveva certificato la chiusura di 11 istituti paritari in Veneto.
Attraverso le deroghe, come visto, si può contrattualizzare personale con altri titoli di studio, ma per 24 o 36 mesi. E questo si ripercuote sulla continuità didattica, soprattutto per gli studenti che hanno bisogno di sostegno.