MosaicoAnno dopo anno, lungo le vie della città di Padova sono sempre più presenti le pietre di inciampo, i sanpietrini di ottone, creati dall’artista tedesco Gunter Demnig, a ricordo delle vittime del nazismo. Dietro ogni pietra non c’è solo un nome, c’è una vita e la storia di una persona.
Mariarosa Davi e Giulia Simone hanno raccolto queste storie in un libro, Le pietre d’inciampo a Padova edizione curata da Mimma De Gasperi per Padova University Press, uscito il 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria. Le due autrici con le loro ricerche storiche si occupano da anni di riportare alla luce le biografie delle vittime padovane deportate nei campi di sterminio. Nell’agosto 1938 il censimento rileva a Padova 761 ebrei – 706 dei quali residenti in città – su una popolazione di circa 140 mila abitanti nel capoluogo e 700 mila in tutta la provincia. Nel 1939 ne rimangono 578 in tutta la provincia di cui 556 residenti in città. Le vittime della Shoah nella comunità ebraica padovana saranno 47. Nel libro vengono ricordati trentadue adulti e due bambini, vissuti, almeno per qualche tempo, nella nostra città e deportati durante la persecuzione fascista e nazista. Erano tutti di religione o ascendenza ebraica, eccetto uno che, cristiano, li difese. Per ogni nome c’è la corrispondente biografia, un ritratto (se esiste), la foto della pietra di inciampo a lui dedicata e una mappa della città di Padova in cui è ubicata. Il testo non raccoglie tutte le vittime del tempo e nemmeno l’elenco completo degli ebrei sottratti alla comunità. Si è dato un limite: illuminare le biografie di coloro che, grazie alle pietre di inciampo, hanno avuto il riscatto di una memoria pubblica. Fra le storie alcune hanno per ordito l’Università di Padova, come la triestina Nora Finzi che, nonostante tutte le forme di discriminazione e umiliazione previste dalle leggi razziali nei confronti di quegli studenti di «razza ebraica», riesce a laurearsi al Bo con 108/110. Oppure quella di Giorgio Arany, ungherese, che nel 1937 si immatricola a Padova alla facoltà di Scienze per ingegneria, si laurea nel 1942 ma poi nel 1944 è arrestato a Trieste e morirà ad Auschwitz.
Il volume nasce da due collaborazioni istituzionali: una attiva dal 2022, con la Fondazione Museo della Padova ebraica e una più recente con il Comune di Padova. Dalla prima nasce una banca dati sulla presenza ebraica di docenti e studenti all’Università di Padova, con la seconda i viaggi della Memoria con i giovani.
