Idee
Si fa presto a dire “europei”: ma quanti sono, dove vivono, cosa fanno e – ci si potrebbe perfino domandare – chi sono i cittadini dell’Unione europea. La domanda, che ovviamente richiederebbe una risposta più che articolata, si pone leggendo i dati che diffonde Eurostat, l’istituto statistico dell’Ue, e può risultare utile in relazione alla “forma” che stanno progressivamente assumendo le società nei Paesi europei, e ai servizi che le pubbliche amministrazioni dovrebbero fornire alle popolazioni sul piano della salute, dell’istruzione, del mercato del lavoro, previdenziale e così via.
Qualche dato. Nell’Europa dei Ventisette vivono – numero più, numero meno – 460 milioni di persone. La popolazione è in lieve aumento, chiarisce subito Eurostat, grazie ai flussi migratori. Il Paese più popoloso è, ovviamente, la Germania (83 milioni di persone), seguita da Francia (68), Italia (59), fino ai più piccoli Paesi, come Malta, Lussemburgo, Cipro, Estonia…
“La crescita demografica può essere attribuita in gran parte all’aumento dei movimenti migratori e all’afflusso di sfollati dall’Ucraina”, spiegano dalla sede di Eurostat, in Lussemburgo.
Osservati più da vicino, gli europei sono in maggior numero donne rispetto agli uomini; la quota di persone di età pari o superiore a 80 anni è in costante aumento; la quota di ragazzi di età inferiore ai 15 anni è, al contrario, in diminuzione (dal 16,2% al 14,6% tra il 2004 e il 2024, giusto per fornire un dato più puntuale). Un altro modo per certificare l’invecchiamento della società europea arriva dall’età media della popolazione, in costante crescita, passata da 39,3 anni nel 2004 a 44,7 anni nel 2024: tra i Paesi con l’età media più alta svetta l’Italia (48,7 anni) che, non a caso, mostra anche, assieme alla Svezia, l’aspettativa di vita media più elevata: 84,1 anni (contro gli 81 medi dell’Ue).
Le statistiche confermano, del resto, il calo delle nascite, l’aumento percentuale dei decessi, l’aumento dell’età media delle madri al primo figlio, con un tasso di fecondità in calo, e così via.
Va detto che l’invecchiamento della popolazione, se preoccupa gli istituti nazionali che provvedono alle pensioni, mostra elementi positivi, non riscontrabili in altre regioni del mondo: la riduzione della mortalità infantile, l’aumento del tenore di vita, con stili di vita migliori, migliore istruzione, progressi nell’assistenza sanitaria e nella medicina.Per contro calano i matrimoni (civili e religiosi): tra i Paesi Ue i tassi di matrimonio più bassi sono stati osservati in Slovenia (3,0 matrimoni ogni 1.000 persone) e Italia (3,1), e i più alti in Romania (5,8) e Lettonia (5,6).Un’altra particolarità: la percentuale di nati fuori dal matrimonio nell’Ue si attestava al 41,1% nel 2023 e, specifica Eurostat, almeno la metà di tutti i nati è avvenuta fuori dal matrimonio in 8 Paesi dell’Ue, con percentuali più elevate in Bulgaria, Portogallo e Francia. Quello proposto non pretende di essere un “affresco” preciso e generale della popolazione dell’Unione europea.
Eppure fornisce elementi per comprendere in quale direzione potrebbero muoversi le politiche nazionali e comunitarie a sostegno della demografia e della qualità della vita:
aiuti alle famiglie con figli, sostegno alle giovani coppie, azioni prolungate e non una tantum a favore della natalità, investimenti nell’istruzione, nuove forme di inclusione per l’immigrazione, maggior spesa per la medicina di base e per la terza età, servizi per gli anziani, stabilizzazione dei sistemi pensionistici, vigorose politiche per la casa.
In qualche caso si riscontra l’impegno dei governi nazionali (esempio: per la natalità in Francia e Svezia), in altri cresce la sensibilità nelle istituzioni Ue (è in definizione un piano per gli alloggi). Eppure, occorre riconoscere che la politica dovrebbe essere più attenta ai movimenti demografici, alla composizione della popolazione, alle esigenze delle fasce sociali e delle età più esposte. Perché anche da qui passa il diritto alla cittadinanza, la tutela dei diritti fondamentali e la costruzione di una società più giusta e spalancata al futuro.