Fatti
L’Europa “promuove” carne e vino italiani. Il programma di aiuti per la promozione degli alimenti include anche questi prodotti
Diplomazia agroalimentare che ottiene risultati importanti. Anche dal punto di vista economico.
FattiDiplomazia agroalimentare che ottiene risultati importanti. Anche dal punto di vista economico.
Carne e vino “salvati” dalla lista nera dei prodotti che fanno male alla salute. Approccio ideologico, come i produttori agricoli avevano giustamente affermato, che (per una volta) l’Europa ha messo da parte. Liberando, appunto, queste due categorie di alimenti – importanti anche dal punto di vista economico -, da un elenco di “cattivi alimenti”, alla base di malattie pesanti come il cancro. Il passo compiuto dai paesi membri dell’Ue ha avuto un effetto immediato: anche i vini e le carni potranno, nel 2023, beneficiare degli aiti economici per la promozione. Ma è il metodo usato quello che conta.Il principio è di fatto semplice: la gran parte degli alimenti che possiamo mangiare può essere potenzialmente dannosa per l’organismo, dipende da qualità e quantità. Alcuni, certo, possono esserlo di più, ma anche in questi casi il vincolo da rispettare e la moderazione e la misura. Così è anche per carni e vini che, tuttavia, da tempo erano inseriti in una lista di alimenti cancerogeni. Tutto è cambiato pochi giorni fa. La Commissione Ue, infatti, ha presentato un programma di sostegni economici destinati alla promozione dei prodotti agricoli (186 milioni tra sovvenzioni e appalti), che, dopo essere stato bocciato una prima volta, ha avuto il via libera da parte di 18 Stati, astenuti Francia e Germania, l’Olanda ha votato contro. A far cambiare idea alla maggioranza dell’Europa è stata anche la cancellazione del sotto-criterio di ammissibilità ai finanziamenti che incoraggiava il consumo di alimenti vegetali rispetto a quelli animali e agli alcolici. A cambiare le carte in tavola è stata una difficile trattativa diplomatica (condotta tra l’altro anche nel corso del Forum sull’alimentazione di Coldiretti), che ha convinto la Commissione a riformulare la “lista nera”. E non solo. Il nuovo programma di aiuti, su richiesta dell’Italia prevede un aumento da 7 a 9 milioni di euro per la dotazione finanziaria dedicata ai prodotti a Dop e Igp.Diplomazia agroalimentare, dunque, che ottiene risultati importanti. Anche dal punto di vista economico. Coldiretti e Filiera Italia, hanno fatto notare che per l’Italia il comparto della carne occupa circa centomila persone e ottiene un fatturato di 30 miliardi; quello del vino, invece, determina un giro d’affari di 11 miliardi e crea lavoro per 1,3 milioni di persone. Comparti importanti e non solo per l’economia agroalimentare la cui affermazione è stata accolta unanimemente in modo positivo.“È una notizia importantissima”, ha subito scritto sul suo profilo Facebook Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare che ha aggiunto: “Il lavoro di squadra, l’attenzione al mondo agroalimentare sono gli strumenti con cui difendiamo il prodotto italiano e diamo risposte precise a esigenze che erano rimaste insoddisfatte da troppo tempo”. Ma sono stati i produttori ha sottolineare il vero significato di quanto ottenuto a Bruxelles. “E’ stato fermato il tentativo di escludere dai finanziamenti europei della promozione carne, salumi, vino e birra sotto attacco di un approccio ideologico che discrimina alimenti che fanno parte a pieno titolo della dieta mediterranea”, ha dichiarato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Lo stesso ha poi precisato: “Il lavoro fatto negli ultimi mesi che ci ha portato a un confronto diretto con i commissari Ue Timmermans, Wojciechowski e Gentiloni e quello fatto dal nostro Governo ha rotto il fronte a livello europeo”.Tutto bene quindi, anche se proprio adesso l’attenzione deve essere tenuta più alta del solito. “E’ necessario – ha infatti ancora sottolineato il presidente dei coltivatori -, mantenere alta la guardia perché nel prossimo regolamento non si torni a demonizzare alcuni prodotti invece che lavorare a una corretta informazione sulla quantità di alimenti che devono essere consumati nell’arco della giornata”. Una prospettiva, quella di sorprese negative per l’agroalimentare italiano, che è stata ribadita anche da Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Filiera Italia, cha ha allargato il discorso: “La politica di promozione dell’Ue – ha infatti affermato Scordamaglia -, deve continuare a sostenere tutti i prodotti agricoli dell’Unione respingendo gli atteggiamenti discriminatori che rischiano di favorire la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale”. Se quindi un traguardo è stato raggiunto, molti altri devono ancora essere conquistati.