Chiesa
Con la commemorazione di tutti i defunti si è celebrata una festa che è per sua natura famigliare perché è in famiglia dove si rievoca il ricordo dei nostri cari. Possiamo immaginarci dei genitori che raccontano ai loro figli dei nonni o di avi anche più lontani nel tempo e nel raccontare tessono trame di una storia che va costituendo la vita della famiglia stessa. Il perché di una scelta professionale, il percorso di un fidanzamento che diventa matrimonio, la nascita di un figlio, il coraggio di affrontare anche momenti difficili e dolorosi… Sono centinaia le tessere che vanno componendo il mosaico di una vita che è importante riproporre e far conoscere oggi. Possono essere nonni che non ci sono più o che sono ancora vivi con un grande bagaglio di esperienze da condividere. I figli possono non averli conosciuti direttamente e per questo, nel raccontare anche con lo sfogliare un album di fotografie, bisogna che i ricordi siano nitidi e trasmettano tutto il valore delle loro vite. Sono storie di coraggio, di fedeltà, di perseveranza che edificano con il loro essere rievocate perché danno ragione al presente che viviamo. Andare alle radici della propria storia famigliare porta sempre frutto perché ci rende più consapevoli nelle scelte da compiersi. Quando si ricostruisce la vita di un congiunto si alimenta nel ricordo una continuità che ci porta prima di tutto alla gratitudine. Vedere le scelte operate nel passato da un nonno o una nonna non può che renderci grati per quella eredità di valori di cui godiamo: possiamo riandare col ricordo ai momenti salienti della sua vita e da quelli ricevere incoraggiamento e sprone ad andare avanti nel cammino. I figli rimarranno impressionati dai racconti e vorranno riceverne altri perché ogni famiglia ha una storia da svelare ed è proprio nello scambio generazionale che avviene questa trasmissione. E i più giovani scopriranno che la famiglia ha radici profonde ancora vive, ancora capaci di alimentare il loro oggi. Perché alla scuola della vita di chi ci ha preceduto si alimenta il senso del proprio agire e si rinforza il coraggio di perseguire il bene. Se una famiglia ha vivo il ricordo dei suoi defunti, la visita ai cimiteri assume un significato più fecondo perché non resta un rito fine a sé stesso, un’abitudine, ma si sostanzia come un’esperienza arricchente che incide nel presente e costruisce futuro. Far visita ai defunti non sarà solo una pia devozione ma uno scambio reciproco di bene. Non si starà solo davanti ad una tomba, ma si darà il permesso al defunto di “venire a parlarci”, di nutrirci ancora del suo affetto, di stare con noi. In un’ottica di fede i nostri defunti sono come i santi di famiglia che ci affiancano lungo la strada. Santi della porta accanto, uomini e donne che hanno vissuto la loro esperienza di fede nell’ascolto della Parola di Dio, cercando di metterla in pratica. Pregarli significa chiedere loro di intercedere per noi presso il Padre per tutte le intenzioni che ci stanno a cuore. Nella preghiera è come se dal Paradiso i defunti dicessero a figli e nipoti: “Vivete, abbiate coraggio, non abbiate paura ad affrontare anche situazioni difficili, vivete una vita che porti frutto. Noi siamo vivi nel Signore e continuiamo a starvi accanto”.