Chiesa | Mondo
L’opzione preferenziale di papa Francesco per i poveri e i piccoli
Fino alla fine della sua vita papa Francesco ha prediletto gli emarginati. L’ultima testimonianza Giovedì santo, quando è entrato a Regina Coeli
Chiesa | MondoFino alla fine della sua vita papa Francesco ha prediletto gli emarginati. L’ultima testimonianza Giovedì santo, quando è entrato a Regina Coeli
Francesco è stato il primo papa a scegliere il nome del Santo di Assisi e come il Santo di Assisi ci ha invitato sempre a riscoprire l’essenziale del messaggio evangelico. Ci ha invitati a mettere al centro i poveri, i piccoli, gli emarginati, gli ultimi, ma non come oggetto o destinatari delle nostre buone azioni, ma come soggetti attraverso cui Dio ci parla. Ci ha chiesto di metterci in ascolto di loro, ci ha chiesto un’opzione preferenziale nei loro confronti e lo ha dimostrato fino all’ultimo, fino a giovedì scorso, recandosi nel carcere di Regina Coeli. Francesco, come il Santo di Assisi, ci ha posto davanti con forza il dovere di prenderci cura della nostra casa comune. Con l’enciclica Laudato Si’ ci ha invitati tutti a condividere con ogni uomo di buona volontà l’attenzione al Creato, a costruire una mentalità e un’attenzione nuove verso l’ambiente. Francesco inoltre ha implorato in ogni occasione la pace. Ancora, in ogni occasione, ha invitato tutti a essere costruttori di pace. Ogni giorno, in ogni situazione, con ogni strumento, con ogni mezzo.
Francesco ha voluto il Sinodo sulla sinodalità per la Chiesa universale. Ha approvato senza modifiche il documento finale per una Chiesa sinodale in comunione, partecipazione e missione. Ne ha chiesto l’attuazione a tutte le Chiese locali. Ha chiesto di realizzare una tangibile conversione sinodale. E ha posto in atto anche un percorso di ricezione e di attenzione e verifica dei progressi compiuti su questo campo. Percorso che si concluderà fra tre anni, nell’ottobre del 2028, con una nuova Assemblea della Chiesa universale in Vaticano. Per questi motivi e per tanti altri dico il mio grazie a papa Francesco: è stato un dono grande per la nostra Chiesa e speriamo che la sua azione possa davvero entrare nella nostra, nelle nostre mentalità, nel nostro cambiare il nostro modo di essere e di costruire la Chiesa ogni giorno.
«I suoi dodici anni di pontificato ci lasciano una grande lezione, anche negli ultimi giorni: la sua fragilità non è mai stata motivo di scarto o di emarginazione, ma anzi è stata capace di evidenziare che solo attraverso la sua elaborazione e accettazione si vive una umanità autentica, sino alla fine».
Francesco Ballan Vicepresidente del Consiglio Pastorale Diocesano