«Maria Cristina non era un’eroina, ma una donna normale, amata da Dio». Carlo Mocellin non ha ancora sessant’anni, ma da trent’anni ha a che fare con un’assenza che nella fede, e in una ricchissima eredità spirituale, è diventata iper-presenza. Trent’anni fa, il 22 ottobre 1995, sua moglie Maria Cristina Cella Mocellin – proclamata venerabile da papa Francesco nel 2021 – saliva al cielo. Aveva solo 26 anni quando, malata di sarcoma, scelse di rimandare le cure per non mettere a rischio il figlio Riccardo che portava in grembo. «Ha fatto solo ciò che il cuore di una madre suggerisce – dice oggi Carlo – non per eroismo, ma per amore, perché aveva imparato da Gesù a fidarsi e ad affidarsi».
Padre Giancarlo Paris, che ha raccolto questa storia nel volume Maria Cristina Cella Mocellin. Ciò che conta è amare (Edizioni Messaggero Padova), racconta: «Nel 1995 ero in formazione a Treviso. Andammo a pregare sulla tomba e a incontrare Carlo. Mi colpì la serenità che traspariva dal loro cammino. Niente di improvvisato: una scelta maturata nel tempo, in un lungo discernimento fatto di preghiera e ascolto».
Una santità, spiega padre Paris, «che non nasce da un gesto isolato o eroico, ma dalla quotidianità vissuta con fede: come figlia, fidanzata, sposa e madre». Cristina, aggiunge, «è una di quelle sante della porta accanto di cui parla papa Francesco: una donna normale, capace di amare in modo profondo, di camminare controcorrente e di contagiare ancora oggi con la gioia del Vangelo della vita».
Per la comunità di San Nazario, dove Maria Cristina è sepolta nella cappella dei sacerdoti, il suo ricordo è vivo. «Ogni giorno qualcuno si ferma davanti alla sua tomba a pregare – racconta Roberta Campana – C’è un quaderno dove le persone lasciano le proprie intenzioni, soprattutto per la famiglia e per i figli. È come un piccolo santuario della vita».
In occasione del trentennale, il 22 ottobre, il vescovo Claudio presiederà la messa in cimitero; seguiranno due appuntamenti a Pove del Grappa: la presentazione del libro di padre Paris l’8 novembre e un’adorazione eucaristica con i suoi testi il 30.
Maria Cristina era nata a Monza nel 1969 e cresciuta a Cinisello Balsamo, ma è in Valbrenta che la sua fede è fiorita. Sposata con Carlo dal 1991, madre di tre figli – Francesco, Lucia e Riccardo – ha vissuto con una forza che affonda nella fiducia. «Il discernimento – ricorda Carlo Mocellin – per lei era un cammino quotidiano: mettersi in ascolto di Dio, lasciarsi guidare. Non ha mai voluto fare la forte, ma la piccola che si affida. La mia non è una vedovanza: nella fede il mio matrimonio è eterno. Maria Cristina è qui, nel modo in cui i nostri figli amano, nella fede che abbiamo ricevuto. Il suo messaggio è semplice: l’amore vero è per tutti, non per i migliori. È l’amore di Dio, che non si misura in cent’anni ma in eternità».