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Matteo Feriani. Basket in carrozzina, si parla padovano nel Team canadese
Matteo Feriani è il coach della Nazionale maschile canadese di wheelchair basket. Ha girato mezzo mondo, ma la sua passione è sbocciata a Padova
FattiMatteo Feriani è il coach della Nazionale maschile canadese di wheelchair basket. Ha girato mezzo mondo, ma la sua passione è sbocciata a Padova
Dal quartiere Sacra Famiglia a Parigi con destinazione Giochi paralimpici, il viaggio sembrerebbe pure breve. Ma se, nel mezzo, si aggiungono scali “della vita” in Spagna, Australia, Brasile e Canada, allora l’avventura ha tutto un altro spessore. C’è un po’ di Padova, infatti, nella Nazionale canadese maschile di basket wheelchair (pallacanestro in carrozzina), allenata dal 2017 da coach Matteo Feriani, uno che questo mestiere l’ha letteralmente inventato quasi tre decenni fa. Prima, però, il suo sguardo è rivolto al presente, ai suoi ragazzi, undici su 12 riconfermati dopo Tokyo 2021: «Le nostre aspettative sono quelle di fare meglio dell’ultima Paralimpiade in Giappone, dove ci siamo classificati ottavi, e dell’ultimo Mondiale, dove siamo arrivati sesti: l’obiettivo è di entrare nelle prime cinque, è una progressione che ci siamo prefissati dal momento che ho preso in mano la squadra. Rispetto alle precedenti edizioni con 12 squadre, a Parigi ci saranno otto team, di fatto i migliori al mondo e non ci saranno compagini “materasso”: sarà un torneo molto competitivo, livellato, dove si può vincere contro chiunque e perdere contro chiunque». Quella parigina sarà la quarta Paralimpiade per Feriani, la prima nel 2012 lo vedeva come assistant coach nella Nazionale australiana. Una medaglia d’argento ottenuta in finale proprio contro il Canada. La sua carriera, di fatto, l’ha messo più volte davanti a “incroci” personali: lo stesso biglietto per la capitale francese, infatti, l’ha staccato al termine di un match ad alta tensione contro la Nazionale italiana, rimasta fuori dai Giochi.
Ma come si arriva a essere allenatore della Nazionale canadese? «Ho iniziato per caso perché un avversario di basket a livello giovanile, che nel frattempo era diventato giocatore di basket in carrozzina, mi ha chiesto di provare con la squadra di Padova in A2. Parliamo di 25 anni fa. Mi è piaciuto sin da subito e, dopo le esperienze padovana e vicentina, ho provato a fare qualcosa che non c’era in quel momento, cioè un’esperienza full immersion nel basket in carrozzina: la figura dell’allenatore professionista non esisteva e, in Spagna, prima a Bilbao e poi a Murcia, ho avuto questa opportunità». L’essere entrato in contatto con giocatori stranieri gli ha permesso di “agganciare” altre Nazionali che nel tempo hanno apprezzato le sue qualità e competenze. In Italia, lo ammette con sincerità e riconoscenza, le porte erano chiuse da uno «molto più bravo di me», Carlo Di Giusto; così prima è arrivata la chiamata dell’Australia, poi del Brasile (sempre come assistente) e, infine, la Federazione canadese lo ha scelto come coach. Nel frattempo ha tenuto corsi in Sudamerica e in alcune Paesi asiatici, dimostrandosi pedina fondamentale per la crescita di tutto il movimento: «Oggi i club fanno molti più investimenti e lo stesso discorso vale per le Nazionali. Posso dire che, come allenatore, ho sempre puntato sullo sviluppo tecnico e sull’accrescimento del basket a livello individuale e collettivo: ho lasciato la Nazionale brasiliana con molta più consapevolezza, beneficeranno del cambio generazionale e sentiremo parlare di loro in futuro. Con la Nazionale canadese, per aumentare la competitività, stiamo “decentrando” i tornei, gareggiando più spesso con le squadre europee. Si sono fatti passi in avanti, anche se oggi l’allenatore non è ancora una professione, nel mondo ci saranno una decina di coach professionisti. Ma le Paralimpiadi e la loro crescente visibilità possono accelerare il percorso».
Storicamente, il basket in carrozzina è stata una delle prime attività utilizzata dal neurologo inglese Ludwig Guttmann come terapia riabilitativa per i reduci della seconda guerra mondiale. Oggi, il wheelchair basket è giocato in più di 108 Paesi in tutto il mondo e ha fatto la sua prima apparizione alle Paralimpiadi di Roma del 1960.