Circa 524.000 studenti italiani si stanno preparando ai colloqui orali per l’Esame di Stato 2025 a chiusura del secondo ciclo di istruzione. Le prove scritte si sono già svolte. Il 18 giugno scorso ad aprire le danze è stata la prova di italiano, con sette tracce suddivise tra analisi del testo, temi argomentativi e riflessioni sull’attualità.
Tra i brani proposti per l’analisi del testo, una poesia giovanile di Pier Paolo Pasolini (A1) e una pagina de “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (A2). Due tracce che hanno destato alcune perplessità, in quanto riferite ad autori che non sempre si riescono ad affrontare nel corso dell’anno scolastico. In effetti i dati statistici riferiscono che sono state svolte rispettivamente dal 7,4 e dal 2,3% dei maturandi, percentuali piuttosto basse che testimoniano uno scollamento tra il lavoro che effettivamente si svolge nella maggior parte delle aule scolastiche, le prospettive del Ministero e il punto di vista degli studenti.
Per il testo argomentativo sono stati presentati: un brano di analisi storica tratto dal saggio “Gli anni Trenta, il decennio che sconvolse il mondo” (B1) dell’autore britannico Piers Brendon, che invitava a riflettere sul rapporto tra i leader politici e i cittadini attraverso i mezzi di comunicazione di massa (scelto dal 12,8% degli studenti); una traccia dedicata alla parola dell’anno Treccani 2023, “Rispetto” (B2), tratta da un articolo del caporedattore di “Avvenire” Riccardo Maccioni, che è stata la più “gettonata” dai candidati (40,3%); una riflessione del filosofo Telmo Pievani (B3), incentrata sull’impatto ambientale ed economico della produzione e del consumo costante di oggetti nel mondo attuale, che ha raccolto l’8,2% delle preferenze.
Infine, per l’attualità (tipologia C) i candidati potevano trarre ispirazione da un estratto del discorso intitolato “I giovani, la mia speranza” del giudice vittima della mafia Paolo Borsellino e, in alternativa, da un articolo di Anna Meldolesi e Chiara Lalli su ‘L’indignazione è il moto del mondo social. Ma serve a qualcosa?”, svolti rispettivamente dal 15,4 e dal 13,6% dei maturandi.
La seconda prova ha visto come “protagonisti” Cicerone e il suo “De Amicitia” al liceo classico, Cartesio e le funzioni allo scientifico, “La cura” di Battiato all’artistico e tracce diversificate a seconda degli indirizzi negli istituti tecnici e professionali.
Sempre in questi giorni sono stati pubblicati i dati relativi alle scelte degli alunni di terza media per l’anno scolastico 2025–2026. I licei si confermano la scelta preferita con oltre il 56% delle iscrizioni, in leggera crescita rispetto all’anno precedente. A trainare il dato è lo scientifico, preferito complessivamente dal 25,47% (13,53% per il tradizionale, 9,85% per scienze applicate, 2,09% per lo sportivo). Seguono il liceo delle scienze umane con l’11,67%, il linguistico con l’8,01% e il classico, stabile al 5,37%. Il nuovo liceo del Made in Italy rimane marginale, con lo 0,09% delle preferenze.
Gli istituti tecnici vedono una lieve flessione, fermandosi al 31,32% (rispetto al 31,66% dell’anno scorso). Tra gli indirizzi più scelti spiccano Amministrazione-Finanza-Marketing (9,12%) e Informatica-Telecomunicazioni (5,35%). Gli istituti professionali restano stabili al 12,96%, con i percorsi in Enogastronomia (3,94%) e Servizi socio-sanitari (2,01%) che guidano la classifica interna.
Le scelte territoriali mostrano differenze marcate: nel Lazio, ben il 69,48% degli studenti ha scelto un liceo, seguito da Molise (62,5%) e Sicilia (61,6%). Al Nord si registra una tendenza opposta: in Veneto e Emilia-Romagna, le iscrizioni agli istituti tecnici sono prevalenti, rispettivamente con il 39,8% e il 36,3%. In forte aumento la richiesta del percorso 4+2, la cosiddetta “filiera formativa tecnologico-professionale”.
L’Esame di Maturità 2025 e i dati sulle nuove iscrizioni raccontano, dunque, un Paese che cambia ma non troppo. Le prove proposte sembrano puntare sulla maturazione di competenze, che però non sembrano ancora ben focalizzate all’interno delle aule scolastiche.
Gli studenti e le famiglie cercano percorsi che garantiscano una formazione ampia, prevalentemente imperniata sulle discipline scientifiche. Le prospettive professionali condizionano le scelte, schiacciando le attitudini e le vocazioni personali dei giovani. Tra l’altro, in questo cammino si rischia facilmente di incappare in stereotipi e luoghi comuni, perché il mondo del lavoro sta attraversando una rapida trasformazione per molti versi ancora difficile da interpretare.
Guardando all’anno che verrà, riguardo gli Esami di Stato, è stata anticipata qualche possibile evoluzione: si parla di un’ulteriore centralità del colloquio interdisciplinare, con maggiore attenzione all’E‑Portfolio e ai percorsi personalizzati già dal triennio, oltre al rafforzamento dell’autonomia scolastica nella preparazione delle prove. Già è in atto, invece, un giro di vite che riguarda l’aspetto disciplinare. Il voto di condotta, infatti, in sede di scrutinio ha influenzato l’attribuzione dei crediti, privilegiando gli studenti con il nove e obbligando quelli con il sei a presentare e discutere in sede di esame un elaborato sui temi dell’educazione civica.