Mediterranean Hope, si lavora nel caos e nella paura, a fianco di chi si trova ad essere profugo due volte

Non si ferma l'offensiva dell’esercito israeliano contro Hezbollah. Numerosi, nell'ultima settimana, i bombardamenti dell'esercito di Tel Aviv su territorio libanese. Ieri, poi, il violentissimo attacco che ha raso al suolo il quartiere sud di Dahiyeh. Nel mirino il leader dei miliziani Hasan Nasrallah. Numerosi i numerosi morti, che aumentano ad aumentare così come gli sfollati. Ed essere profughi in Libano oggi significa essere profughi due volte. E’ Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope, a raccontare al Sir l’altro “volto” degli attacchi israeliani in Libano, quello dei profughi siriani e palestinesi che avevano raggiunto il Paese dei Cedri in cerca di sicurezza ma che ora si ritrovano in situazione di emergenza e rischio. A loro si aggiungono le migliaia di libanesi in fuga dal Sud del Paese o dai quartieri a rischio. Ed è il caos