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Mele e pere. Più frutta del 2021 ma meno quantità
Mele e pere. La siccità e il caldo, assieme all’aumento dei costi e a un mercato che paga poco, prolungano le difficoltà del settore
Mele e pere. La siccità e il caldo, assieme all’aumento dei costi e a un mercato che paga poco, prolungano le difficoltà del settore
Sembra un paradosso ma non lo è: mele e pere nel Veneto sono in crescita numerica, ma la quantità di prodotto è risultata inferiore. L’inghippo è presto spiegato: gelate e grandinate nel 2021 avevano ridotto la produzione, che quest’anno è tornata a crescere, tuttavia la siccità estiva ha comportato una riduzione in termini produttivi e, purtroppo, anche qualitativi. «Le alte temperature hanno bloccato la fase di crescita delle piante di pere e la maturazione, come in una sorta di autodifesa – spiega Francesca Aldegheri, presidente del settore frutticolo di Confagricoltura Veneto – ma anche le gelate dell’anno scorso hanno lasciato il segno: le piante hanno subito un forte stress e perciò il carico di frutti è inferiore al potenziale. Molti non hanno raggiunto pezzature grandi e quindi sono risultate poco appetibili per il mercato, con la conseguenza di quotazioni insoddisfacenti». Al di là dell’annata, in Veneto si registra un continuo calo di superfici coltivate a pero: una coltura che anni fa sembrava essere foriera di ottime performance, ma insetti come la cimice asiatica e malattie come la maculatura bruna, le gelate e gli eventi estremi hanno purtroppo indotto molti agricoltori a estirpare le piante e a cercare delle alternative. Nel 2022 per fortuna l’ultimo flagello arrivato, quello della cimice asiatica, pur presente in modo massiccio, ha causato meno attacchi rispetto al 2021. Non è andata meglio per la coltivazione di mele, la cui produzione come quella delle pere è concentrata nelle province di Verona e Rovigo ma occupa vari ettari anche nel Padovano (circa 400 per le mele e 320 per le pere) e nel Veneziano. «Quest’anno la quantità segna un 10-15 per cento in più rispetto alla media, ma le alte temperature e la siccità segnano i frutti in colore e dimensione», denunciava Coldiretti all’inizio della campagna frutticola. Le continue ondate di caldo rovente e temperature sempre alte anche di notte hanno messo le piante in difficoltà, e i frutti di alcune varietà hanno faticato a prendere il colore rosso brillante che è una delle caratteristiche che indirizzano l’acquisto da parte dei consumatori. Siccità e caldo hanno poi in parte ridotto le dimensioni delle mele, ma non hanno inficiato sulla qualità: i frutti sono anzi più dolci e succosi. Nella provincia di Padova la produzione di mele, nel 2021, era crollata a 10.665 tonnellate, il 48 per cento in meno rispetto alla media di 20 mila tonnellate l’anno. Ma il problema non è naturalmente solo quello delle quantità: «I produttori di mele della Bassa stanno lavorando in perdita», denunciava a settembre anche Cia Padova, sottolineando prezzi di 25 centesimi al chilo contro rialzi speculativi che portavano il prodotto a essere venduto sui banchi dei supermercati a dieci volte tanto. Dal punto di vista delle varietà coltivate, sempre i dati diffusi da Coldiretti ma stavolta a livello nazionale indicano come in Italia siano in calo i raccolti della Golden Delicious (meno 5 per cento), delle Fuji e delle Jonagold, mentre crescono invece le Red Delicious (7 per cento), le Granny Smith e le Gala. In crescita sono anche le mele bio che rappresentano ormai il 9 per cento del raccolto totale nazionale. Le etichette devono obbligatoriamente riportare per legge l’origine (luogo di coltivazione) e la varietà delle mele.
Negli oltre 700 ettari coltivati a mele e pere in provincia di Padova si sono ottenuti prodotti più piccoli con qualche problema di colore, ma di buona qualità: il mercato però non premia gli sforzi dei produttori che fanno i conti con la crisi.