Offrire ai giovani migranti uno “spazio in cui raccontarsi, esprimersi e contribuire a una narrazione più autentica e plurale della nostra società”. Così Santino Tornesi, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, presenta al Sir “Agorà – Spazio Migrante(S)”, una redazione multimediale composta da giovani, liceali e universitari, che – microfono e telecamera alla mano – racconteranno sé stessi e i luoghi in cui vivono.
Un gruppo eterogeneo in cui si “sperimenta la bellezza ma anche la complessità dell’incontro tra culture, per trasformarla in una comunicazione capace di superare stereotipi e pregiudizi”, aggiunge Tornesi che da anni ha “il privilegio di essere a contatto quotidiano con le comunità migranti del territorio, in particolare con le seconde generazioni e con gli studenti internazionali che frequentano l’Università”. L’iniziativa, finanziata dalla Fondazione Migrantes con i fondi 8X1000, vuole “generare una narrazione diversa della presenza migrante in mezzo a noi, capace di superare stereotipi e pregiudizi, e di mostrare la ricchezza di una società che si costruisce nell’incontro”. Per Tornesi le seconde generazioni – giovani nati in Italia da genitori stranieri – si trovano “spesso a vivere un’esperienza di duplice appartenenza, non priva di sfide complesse. Tra le difficoltà più ricorrenti vi sono quelle legate all’identità culturale, al senso di appartenenza, e talvolta anche a ostacoli scolastici o sociali. Si tratta di giovani che cercano di conciliare le proprie radici familiari con il contesto culturale italiano in cui sono cresciuti, ma che spesso si sentono ‘stranieri a casa propria’, non pienamente riconosciuti né nell’uno né nell’altro mondo. In questo scenario, la comunicazione rappresenta uno strumento fondamentale. Non solo perché consente loro di raccontarsi e di elaborare un’identità personale consapevole e positiva, ma anche perché favorisce il dialogo interculturale, contribuendo a superare stereotipi e pregiudizi ancora troppo radicati”.
In tante occasioni come volontari “abbiamo raccontato (o provato a raccontare i giovani), adesso saranno invece loro a mettersi in gioco a 360 grandi, davanti e dietro la videocamera. Penso sia un progetto estremamente stimolante che costruiremo insieme giorno dopo giorno”, ci dice la volontaria Migrantes Elena De Pasquale: “negli ultimi 10 anni ho assistito ad un profondo cambiamento della città di Messina rispetto al ‘fenomeno’ migratorio. Quando ho iniziato a lavorare nel settore dell’accoglienza – aggiunge – la città era soprattutto luogo di sbarco e di passaggio, perché i progetti erano tutti incentrati sulla prima accoglienza. Con il passare degli anni e con l’apertura di diversi progetti SAI Minori, la presenza dei Msna (Minori stranieri non accompagnati) non è stato più solo un passaggio, ma è diventata una realtà fatta di percorsi di crescita ed integrazione sul territorio, che passano attraverso la scuola, la formazione, la conoscenza del territorio e soprattutto attraverso lo scambio e il dialogo con altri coetanei. Questi ragazzi hanno smesso di essere conosciuti solo attraverso l’acronimo Msna, diventando parte del tessuto sociale della città. Sono ragazzi che hanno bisogno di essere ascoltati, che certamente portano sulle spalle il peso di vissuti migratori complessi e di mandati familiari altrettanto impegnativi, ma che sono pronti a mettersi realmente in gioco, e – perché no? – diventando anche dei comunicatori interculturali”.