Domenica 3 agosto. Il pullman numero 4 che riporta a casa i pellegrini delle parrocchie Montà e San Carlo in Padova riparte dopo una lunga sosta al piccolo autogrill Arno Est, colmo all’inverosimile di giovani italiani, francesi e portoghesi di ritorno da Roma. Matilde Francesca Milani, 18 anni, della parrocchia di San Carlo, ammette: «Ho fatto un po’ di fatica: tre giorni di pellegrinaggio, trenta chilometri al giorno…
Ma vedere papa Leone a Tor Vergata è stata un’esperienza unica. All’inizio ero titubante, invece adesso mi sento molto leggera». Osabohien Obibi, per tutti Osas, 20 anni, è invece rimasto colpito dal discorso di Giorgio Pusceddu (dell’ufficio diocesano per la Pastorale dei giovani) sulla
Provvidenza che ha contrassegnato l’esperienza romana: «Mi ha fatto capire che
si può vivere bene anche con poco, basta volerlo».
Nel pullman, dopo la primissima inevitabile dormita, ora si canta accompagnati dalla chitarra. Raffaele Vettori, 18 anni, confida: «Durante il cammino ho avuto un colpo di caldo e ho sentito la cura delle persone intorno a me. Prima del Giubileo mi ero un po’ allontanato da Dio. Grazie a questa esperienza mi sono ricordato che la speranza non potrà mai deludere». Giovanni Cagol, 19 anni, di Montà, aggiunge: «Mi porto a casa soprattutto la pienezza di Dio, che riempie in maniera non euforica, ma costante. La veglia di Tor Vergata mi ha dato una conferma fondamentale».
Suo fratello Pietro, 17 anni, aggiunge: «Mi ha colpito la varietà delle persone incontrate. Ragazzi che avrei ritenuto lontani dalla fede hanno mostrato una profondità sorprendente. Mi porto a casa l’impegno di prestare più attenzione agli altri e di “inserire” un aspetto spirituale nelle relazioni».
Nei primi sedili siede don Davide Ciucevich (38 anni), prete dal 2022 e vicario parrocchiale a San Carlo: «Mi è rimasto impresso l’invito di papa Leone a guardare con fiducia al futuro e alle scelte che ci attendono – sottolinea – per cercare in
Gesù Cristo la nostra vera vita, anche di fronte alle scelte più complesse. Ho sentito che ha colpito non solo me, ma anche diversi giovani che si interrogano sul loro futuro e che, da questi giorni, cercavano una luce, una stella polare che li potesse guidare».
Pensieri simili, poco prima della partenza in direzione Padova, ci erano stati confidati da don Alberto Sonda (prete dal 2013, animatore vocazionale degli adolescenti e ora “in partenza” per Cittadella dove sarà vicario parrocchiale) e don Luca Susana (ordinato nel 2024, vicario parrocchiale a Montagnana). «La cosa più bella è stata sentire la continuità – ha osservato don Alberto – Papa Leone ha citato molte volte papa Francesco e Giovanni Paolo II. E poi ha toccato questioni fondamentali come l’amicizia che diventa strada e porta per la pace: una provocazione bella, che invita a grandi scelte partendo dalle basi – adorazione, preghiera, messa, confessione – e soprattutto da un grande bisogno di interiorità».
«È stata un’esperienza proprio bella – ammette don Luca – Per i ragazzi di Montagnana, il fatto di vivere il silenzio con tutta questa gente che pregava è stato forte. Pregavamo tutti in comunione, e questo ci fa davvero Chiesa. Il silenzio è fondamentale, perché i giovani sono sempre sotto pressione su tanti fronti. Ricentrare sé stessi in Gesù Cristo fa loro bene».
Dopo la preghiera di fine pellegrinaggio e l’inno del Giubileo alla chitarra – Pellegrini di speranza di Pierangelo Sequeri – una ragazza suggerisce di dire il rosario. Si propongono le intenzioni e si iniziano a sgranare le corone da polso del kit del pellegrino. Nicola De Rossi, 20 anni, ammette: «Ho imparato a dire il rosario, che prima non conoscevo. Abbiamo condiviso molti momenti insieme, sostenendoci a vicenda durante il cammino e affrontando le difficoltà divertendoci». Alessandro Butacu, 19 anni, osserva: «Mi ha colpito il livello di profondità delle preghiere collettive, soprattutto durante la festa degli italiani. La frase che mi porto a casa è quella del cardinale Zuppi: “Bisogna portare una pace che disarma, ma in maniera disarmata”. Per me è un invito a fidarmi di nuovo del piano di Dio». Alexia Chinyere, 23 anni, conclude: «Vedere così tanti giovani da tutto il mondo mi ha rassicurata: non sono sola nella mia scelta di fede. Questa esperienza mi dà più coraggio e il desiderio di fare la differenza nel mio piccolo, anche nella mia comunità».
Nelle chat di WhatsApp, i referenti dei gruppi, i capi-pullman, i numerosi “don” e i giovani pellegrini uniscono saluti, congratulazioni e messaggi di ogni sorta.
Alessandro Setti, 21 anni, di Torreglia, scrive: «Mi sono sentito in famiglia con tutti voi, al punto che già adesso percepisco il vuoto di non avervi attorno. Mi sono sentito in famiglia nei momenti di convivialità a tavola, nel cantare a squarciagola nelle metro,
nel condividere le preghiere serali, nello stare assieme e nei piccoli gesti di cura reciproca che ci siamo rivolti l’un l’altro». Per Alessandro l’esperienza è stata trasformante: «Torno a casa cambiato, con un ossigeno che mi mancava da tanto».
Mariachiara Zaniolo, 27 anni, infermiera di Cervarese Santa Croce, riflette con lucidità: «Sono state necessarie settimane per preparare lo zaino, ma solo pochi minuti per riporre i vestiti lavati. E allora mi sono chiesta: accadrà lo stesso con i ricordi? No, perché la memoria
del cuore non si svuota. In questa sovrabbondanza non ci resta che contagiare di bene i luoghi di vita. Vorrei che colori, canti e balli non restassero solo immagini digitali, ma diventassero racconti vivi, lacrime, azioni concrete. “Che uomo vuoi essere? Che donna vuoi essere?” ci ha chiesto papa Leone XIV sabato sera alla veglia a Tor Vergata. Abbiamo avuto fiducia e abbiamo visto che la speranza non delude».
Don Mattia Francescon, responsabile dell’ufficio per la Pastorale delle vocazioni (prete dal 2012), sottolinea la potenza di quanto vissuto dai giovani italiani nell’appuntamento del 31 luglio in piazza San Pietro, che aveva per titolo “Tu sei Pietro”: «Il centro di quel momento – vissuto
da tutti in maniera molto forte – è stato il rinnovare ed esprimere pubblicamente
la propria fede sulla tomba di Pietro,
che oggi si manifesta nel papa, Leone
XIV, chiamato da Dio a guidare la Chiesa nell’unità. Il Signore coinvolge e chiama quando la fede è esplicita, condivisa e contagiosa».
Sul canale Youtube della Difesa del popolo è possibile rivedere i video-servizi realizzati nei giorni del Giubileo e le interviste integrali inedite al vescovo Claudio, a don Diego Cattelan e a don Riccardo Pincerato. Si possono “rivivere” i giorni romani, inoltre, sfogliando il sito difesapopolo.it