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Mimmo Vita: “Un privilegio essere giornalista agricolo”
Informazione Mimmo Vita, padovano, festeggia con la pensione i suoi “primi” 35 anni di informazione su temi agricoli e ambientali
Informazione Mimmo Vita, padovano, festeggia con la pensione i suoi “primi” 35 anni di informazione su temi agricoli e ambientali
È stato per tre decadi e mezzo la voce dell’Agenzia regionale per le foreste, prima, e poi di Veneto agricoltura, come capo ufficio stampa: Mimmo Vita, giornalista padovano, laureato in Scienze politiche e presidente per il Veneto dell’Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana), da pochi giorni è in pensione. Continua tuttavia a essere un riferimento per l’informazione agroambientale: presiede il comitato tecnico scientifico di Unaga, l’associazione nazionale dei giornalisti agricoli e ambientali, di cui è stato anche presidente.
«Lavorare nel settore agricolo è stato un privilegio, ho incontrato gente valida e piena di valori, la reputo una grande fortuna – racconta Vita ripercorrendo gli inizi del suo lavoro – Ho iniziato a occuparmi di informazione nel 1974, a Radio Base, in una delle prime radio private. Ho lavorato quindi in Rai, a Roma, poi nel 1986 vinsi il concorso per la neonata Agenzia regionale per le foreste, di cui divenni il capo ufficio stampa. Quando il collega Placido Manoli, con cui nel 1994 avevamo fatto nascere la trasmissione Verde a Nordest, andò in pensione, cominciai a occuparmi anche dell’informazione dell’Ente di sviluppo agricolo veneto, l’Esav: già era nell’aria la sua unificazione con l’Agenzia delle foreste e con l’Istituto lattiero caseario di Thiene, da cui nacque Veneto Agricoltura. Io ero, di fatto, l’unico giornalista presente tra tutti e tre gli enti».
Come è cambiata l’agricoltura in tutti questi anni?«È mutata in maniera incredibile. Innanzitutto i contadini sono diventati “imprenditori agricoli”. Le tecniche colturali sono cambiate e migliorate, c’è grande attenzione alla qualità del prodotto, la preparazione tecnica degli addetti si è mostruosamente moltiplicata: una volta ci si basava sull’esperienza, ora non basta più, conta anche la preparazione. Pensiamo poi a come si sia affermato il Made in Italy, all’importanza delle sigle Dop e Doc, e allo sviluppo tecnologico: l’informatica in generale, l’uso delle macchine anche da remoto, i droni…».
L’informazione agricola e ambientale oggi come sta?«Si è involuta, come del resto tutto il settore dell’informazione. La competenza degli utenti è cresciuta, l’informazione invece è andata scemando, e non credo sia un bene perché è stata fondamentale perché si diffondesse una cultura imprenditoriale nel mondo dell’impresa rurale. Pensiamo che trent’anni fa c’erano pagine agricole su tutti i quotidiani, oggi sono state sostituite dalle pagine del gusto e del piacere. Crescono i siti enogastronomici, è vero: ma in troppi si pongono come grandi conoscitori del settore senza competenze adeguate. Per dire: c’è tanta gente che scrive di vino pensando di saperne solo perché lo beve… Allo stesso modo, ho visto imprenditori agricoli improvvisati che sottovalutano la difficoltà di quel mestiere e vanno incontro a delusioni e disastri».
Previsioni per il futuro?«Ci sono segnali per cui pensare che ci possano essere scelte internazionali che portino a situazioni migliori: ma i risultati della Cop 26 non mi lasciano troppo ottimista. Però l’impegno di questo papa e del mondo cattolico e religioso in generale è una forte spinta verso l’opinione pubblica perché si assuma nuove responsabilità».
«La presenza dei giovani in agricoltura – rileva Mimmo Vita – è più un auspicio che una realtà: le imprese agricole sono destinate a diminuire ma a ingrandirsi. Il lavoro c’è, non sempre ben pagato, ma servono persone preparate».