Chiesa | Diocesi
Monselice. Vetrate restaurate e già ricollocate
Monselice Versavano in avanzato stato di degrado: portate nei laboratori Arte Poli, sono tornate per la festa di san Valentino
Monselice Versavano in avanzato stato di degrado: portate nei laboratori Arte Poli, sono tornate per la festa di san Valentino
Sono state restaurate e sono ritornate in questi giorni al loro posto le vetrate dell’oratorio di San Giorgio sul colle della Rocca, a Monselice. Una cappella progettata dall’architetto Vincenzo Scamozzi e che è parte integrante dell’originalissimo santuario dedicato alle Sette chiese giubilari. Il sito sulle pendici del colle fu concepito infatti da Pietro Duodo, nobile veneziano, come un luogo di culto e pellegrinaggio ispirato alle sette maggiori basiliche romane. Include sei cappelle lungo il percorso che si conclude con l’oratorio di San Giorgio, ognuna delle quali ospita opere di Palma il Giovane che raffigurano le grandi chiese cui sono dedicate. Nel 1605 il complesso ottenne da Papa Paolo V il privilegio dell’indulgenza plenaria a chi visitava le cappelle, paragonabili per merito alle basiliche di Roma: cosa che ancora oggi rappresenta una sorta di unicum. La chiesa di San Giorgio, esistente già prima e restaurata dalla famiglia Duodo, dal 1651 accoglie le spoglie di molti santi martiri. Nel 1715 vi furono traslate anche le reliquie di un san Valentino, venerato come protettore dei bambini dall’epilessia, motivo per cui il 14 febbraio il sito è meta di pellegrinaggi. La storia delle vetrate è più difficile da ricostruire, in quanto non è chiaro se esse risalgano ai miglioramenti estetici del 1715 oppure all’inaugurazione del 1791. Lo stile, più vicino a quello ottocentesco, fa propendere per la seconda ipotesi. Le vetrate oggetto di intervento sono dieci, quattro ottagonali con lati obliqui curvati verso l’interno, due mezzelune e quattro pannelli rettangolari inseriti nelle ante delle due porte laterali di ingresso. Tutte sono legate a piombo e decorate a grisaglia, con disegno geometrico-floreale. Erano apparse fin da subito in avanzato stato di degrado, con collasso parziale di alcune tessere vitree riconducibile a scarsa protezione degli infissi, esposti a piogge e sollecitazioni. L’intervento è stato totalmente finanziato da offerte private, e realizzato nei laboratori della ditta Arte Poli di Verona dalla restauratrice Elena Fattore, dove si è provveduto alla sostituzione dei pezzi irrimediabilmente deteriorati, all’integrazione delle tessere con mancanze, alla saldatura di quelle fratturate con resina acrilica o alla loro sostituzione secondo l’uso delle vetrate antiche con grisaglia, alla pulizia dei vetri e brunitura della legatura dei piombi. Sono stati recuperati anche gli infissi lignei e, per l’occasione, è stato rifatto anche l’impianto di illuminazione.
Il santuario delle Sette chiese è unico nel suo genere: permette di ottenere la medesima indulgenza di chi va in pellegrinaggio a Roma alle sette grandi basiliche giubilari.