“Il diacono mostra il cuore di Cristo nei suoi gesti fedeli e spesso nascosti di carità”. Così mons. Earl Boyea, vescovo di Lansing e presidente del Comitato per il clero, la vita consacrata e le vocazioni della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, presentando il nuovo rapporto sul diaconato permanente nel Paese. Lo studio, intitolato “Un ritratto del diaconato permanente nel 2025”, è realizzato dal Centro per la ricerca applicata sull’apostolato dell’Università di Georgetown. Basato sulle risposte di 140 diocesi e eparchie (pari al 76% del totale), il rapporto stima in 20.212 il numero complessivo di diaconi permanenti negli Stati Uniti nel 2024. Di questi, 13.864 risultano attivi nel ministero, equivalenti al 69% del totale. “Chiedo di continuare a pregare per i diaconi e per un incremento delle vocazioni al diaconato permanente negli Stati Uniti”, afferma ancora mons. Boyea, sottolineando il ruolo essenziale di questi ministri “nella parrocchia, nella famiglia, sul lavoro e accanto ai poveri”.
Il clero negli Stati Uniti (dati USCCB)
Nota: I dati su sacerdoti, religiosi e seminaristi si riferiscono all’ultimo aggiornamento ufficiale disponibile (USCCB 2018).
I dati raccolti segnalano un calo generale: nel 2024 si contano 393 nuove ordinazioni, ma 545 pensionamenti e 361 decessi. Il saldo negativo si conferma anche guardando ai dati dei due anni precedenti, in cui la tendenza alla riduzione è costante. Le diocesi con il maggior numero di diaconi sono Chicago (848), Atlanta (385), New York (369), San Antonio (361) e Galveston-Houston (316). Tuttavia, la distribuzione rimane disomogenea: oltre il 40% del totale serve in appena dieci diocesi, mentre molte realtà più piccole faticano a garantire una presenza continuativa. L’età media dei diaconi attivi si mantiene elevata: il 96% ha almeno 50 anni, e il 38% supera i 70. Si tratta in gran parte di uomini con una lunga esperienza pastorale, spesso provenienti da professioni laiche. Il 93% è coniugato, il 4% vedovo, il 2% celibe. In termini etnici, il 74% è bianco non ispanico, il 20% ispanico, il 3% asiatico, il 2% afroamericano. Nei territori con forte presenza latina, l’accesso al diaconato risulta ancora limitato a causa della carenza di programmi in lingua e di accompagnamento mirato.
Il 66% dei diaconi ha almeno una laurea, e il 15% possiede un titolo accademico teologico o pastorale. Oltre all’attività liturgica, i diaconi si occupano di catechesi, carità, accompagnamento spirituale e amministrazione. Il 10% ha la responsabilità pastorale diretta su una o più parrocchie, in alcuni casi anche in assenza di un presbitero residente. Il 24% svolge altri incarichi ecclesiali, mentre il 18% è impegnato in ambito organizzativo. Il 92% delle diocesi dispone di programmi per la formazione iniziale, e il 27% prevede percorsi in lingua spagnola, anche se in molti contesti mancano ancora formatori bilingue. La formazione permanente prevede ritiri annuali, aggiornamenti teologici e iniziative comunitarie. Il rapporto suggerisce un maggiore investimento nella promozione vocazionale tra i giovani adulti, in particolare nelle comunità multiculturali e in contesti urbani periferici. “Il ministero diaconale ha bisogno di visibilità, ascolto e sostegno: solo così potrà continuare a esprimere la prossimità della Chiesa”, conclude mons. Boyea. Lo studio ribadisce infine la necessità di una collaborazione più stretta tra uffici diocesani e centri di formazione, affinché il servizio dei diaconi continui a essere un segno credibile della carità cristiana.