Idee
Niente telefonini in classe
Agensir
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Il ministro Valditara ha presentato al Consiglio dell’Ue la proposta per una raccomandazione comune che scoraggi l’uso degli smartphone nelle aule. I più piccoli nel mare digitale ci sono nati, è il loro ambiente naturale. Questo fa sì che talvolta nemmeno si avvedano dei rischi che questo mare porta con sé.
La “rivoluzione digitale” e in particolare i telefonini, gli smartphone, sono certamente un nodo critico nel processo educativo dei più giovani.
Non si può evitare di fare i conti con gli sviluppi tecnologici e con l’accelerazione potentissima di questi anni in cui siamo passati, quasi senza accorgerci, da un mondo fatto di relazioni “analogiche” all’intelligenza artificiale. Naturalmente sono gli adulti che possono rendersi maggiormente conto di questo fenomeno. Chi ha qualche capello anche solo grigio ricorda i telefoni a gettone e le ricerche fatte sui libri in biblioteca: oggi basta chiedere a Google o a chatgpt per avere risposta a quasi tutto.
I più piccoli nel mare digitale ci sono nati, è il loro ambiente naturale. Questo fa sì che talvolta nemmeno si avvedano dei rischi che questo mare porta con sé. Un esempio su tutti, facilmente verificabile, sta nella difficoltà delle relazioni: quello che all’apparenza sembra un mondo interconnesso, spesso altro non è che una scatola chiusa. In altre parole: oggi, rispetto al passato, sembra estremamente più facile comunicare gli uni con gli altri, siamo sempre collegati, connessi, chattiamo, postiamo…. in realtà però molto spesso, soprattutto i più giovani non fanno altro che continuare a specchiarsi su se stessi. E restano soli.
La cronaca ci restituisce tanti esempi, per cui possiamo fermarci qui.
Evidentemente la questione educativa, cioè la preoccupazione degli adulti di fornire ai più piccoli gli strumenti per “cavarsela da soli”, per diventare grandi, cioè capaci di libertà e autonomia, si misura con gli strumenti digitali e la scuola – sì, sempre la scuola – è uno dei luoghi più importanti per affrontare il problema. Attraverso lo studio, l’elaborazione di competenze specifiche, gli approfondimenti per conoscere meglio e usare bene le tecnologie, ma anche, paradossalmente, attraverso la presa di distanza da quel “mare digitale” nel quale siamo immersi. Così vale, ad esempio, il divieto dei telefonini in classe. Recentemente il ministro Valditara ha presentato al Consiglio dell’Unione europea la proposta per una raccomandazione comune che scoraggi l’uso degli smartphone nelle aule di tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado dell’Unione. Una proposta “per tutelare il benessere e l’apprendimento dei nostri giovani”, ha dichiarato il Ministro, ricordando che “i risultati degli studi scientifici dimostrano che l’abuso di dispositivi mobili durante l’infanzia e la preadolescenza incide negativamente sullo sviluppo cognitivo, causando perdita di concentrazione e memoria, riduzione delle competenze linguistiche e del pensiero critico”. Sempre Valditara ha spiegato: “Oltre al calo delle performance scolastiche, l’uso eccessivo degli smartphone in età precoce è riconosciuto come una delle principali cause di isolamento sociale”.
Da tempo ormai si riflette in questa direzione e nella scuola italiana sono già state disposte misure per limitare la presenza degli smartphone in aula (salvo naturalmente le esigenze didattiche eventualmente rilevate nei diversi istituti). Così anche in altri Paesi Europei il problema è sotto i riflettori, tenendo tra l’altro conto che in particolare l’accesso ai social network è ritenuto un tema delicato anche in vista dei rischi di cyberbullismo che non sono purtroppo spauracchi teorici.
Certamente ogni situazione va valutata singolarmente. Le scuole hanno autonomia e capacità per affrontare le emergenze che di volta in volta si manifestano. Tuttavia vale la pena di tenere alta l’attenzione e anche un coordinamento europeo sul tema diventa un aiuto importante.